Tre supereroi bizzarri e una sognatrice: il primo capitolo delle avventure di una fumettista nella New York degli anni '30


La magnifica illusione
di Alessandro Tota
Coconino Press, settembre 2024

pp. 248
€ 22 (cartaceo)

Prima parte di una storia che prenderà più volumi, La magnifica illusione - fresco di nomination come Miglior Libro al Festival di Angoulêmeci porta nella New York degli anni '30 seguendo le avventure di Roberta Miller. Roberta è una giovane donna nata in Kansas, un luogo arido e remoto in cui nessuno (come dice lei stessa) può diventare famoso o avere successo. Così rubacchia i pochi spicci che riesce a trovare in casa, abbandona la famiglia e sbarca nella Grande Mela, una città tentacolare, crudele, in cui vale il detto mors tua vita mea.

Eppure Roberta, derubata appena arrivata, troverà una mano pronta ad aiutarla, Agnes. Si appoggerà alla sua nuova amica politicamente impegnata, che la introdurrà a sua volta ad altri amici, giornalisti, fumettisti, disegnatori. Così comincerà a lavorare in una redazione, dapprima come sorta di segretaria, poi - quando verrà fuori il suo talento per il disegno e la sua passione per i fumetti - proprio come fumettista.


Un incontro molto importante per Roberta è quello con Battarelli, fumettista piuttosto celebre, donnaiolo impenitente, ubriacone incallito e spendaccione senza speranza. Nelle prime battute, Battarelli ci prova con Roberta. Lei però è innamorata di un'altra persona, una donna di nome Fanny, ballerina che però non ricambia. Dopo un po', il rapporto con Batterelli si modifica in modo interessante: insieme compongono un paio improbabile, eppure il talento di entrambi, combinato in modo saggio, porterà dei risultati inaspettati.

Roberta è una donna che sogna ad occhi aperti e nel fumetto (di fatto, un fumetto dentro al fumetto) compaiono bizzarri personaggi della sua fantasia che bucano il velo della realtà e si introducono, a volte con dolcezza, più spesso con prepotenza, nella vita di tutti i giorni. Sogna e disegna supereroi, le star di quegli anni: tutti vogliono leggere di Superman e Batman, così la coppia Miller-Battarelli pensa di inventare dei suoi propri eroi. Grazie alla fantasia della prima e al talento del secondo, nasceranno: Dogman, improbabile eroe accompagnato dal suo fido cane Sniffy; Infarta, una cattivona vestita in modo succinto che tanto ricorda la sua Fanny; Ghost Writer, un supereroe scheletro che ha il potere di aprirle lo sguardo, Tutti e tre sono espressione dello spirito frammentato di Roberta, i segni onirici delle sue pulsioni più profonde: il desiderio, la volontà di emergere e avere successo, di essere riconosciuta come un talento, di aiutare gli altri, di conquistare la fama, di essere ricca e avvenente.


Non dimentichiamo però che siamo a New York, una città spietata, in cui basta distrarsi un momento che tutti provano a soffiarti il lavoro. Qui ci viene in aiuto il titolo: La magnifica illusione (che riprende, a mio avviso, il film del '39 La grande illusione) si riferisce sia al mondo del fumetto - i personaggi di fantasia, i mondi inventati, il rifugio sicuro nella carta lontana dalla crudeltà del mondo fuori - ma anche ciò che ci viene raccontato, e cioè che se ci si impegna si può raggiungere qualsiasi obiettivo. Vero è che Roberta ce la mette tutta e riesce in parte a realizzare i suoi sogni, ma la fortuna ci ha messo del suo. L'incontro con Agnes e quello con Battarelli sono fondamentali per la protagonista: senza di loro, senza il colpo di fortuna, appunto, non sarebbe andata molto lontano.

Questo è proprio il caso in cui il caso incontra il talento, in cui ci si trova al posto giusto nel momento giusto. La capacità, senza queste coincidenze fortuite, non può molto.

Le tavole dell'autore sono davvero spumeggianti: mi hanno molto ricordato, riprendendo proprio questo termine, il film The Mask con Jim Carrey (Dogman con Sniffy forse è ispirato proprio a lui). I colori, le esplosioni di azioni, il mix tra sogni e realtà, le fattezze retrò degli eroi di Roberta, calano il lettore in un'atmosfera davvero suggestiva e fumosa, proprio com'era la città in quegli anni. L'autore ha avuto l'intelligenza di adeguare la scrittura e lo stile al contesto, cosa che apprezzo sempre molto.

Ne consiglio la lettura a chi ha letto un altro testo di Coconino, simile per tematiche e background dei personaggi protagonisti, ovvero Alison di Lizzy Stewart, o a chi ama particolarmente le storie dei "vecchi" eroi e della loro genesi.

Deborah D'Addetta