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«È tardi, tardissimo! Terribilmente tardi!»: "La storia del Bianconiglio" immaginata dal Benjamin Lacombe, tra suggestioni per piccoli e grandi lettori

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La storia del Bianconiglio 
storia e illustrazioni di Benjamin Lacombe
Ippocampo, ottobre 2024

Traduzione di Edvige Le Noël

pp. 72
€ 19,90 (cartaceo)

La fantasia e il tratto immaginifico del celebre illustratore francese Benjamin Lacombe si sposano meravigliosamente con i mondi di Lewis Carroll e la sua Alice: dopo aver realizzato due volumi preziosi dedicati a Alice nel Paese delle Meraviglie e Alice al di là dello specchio, entrambi pubblicati da Ippocampo, Lacombe torna al mondo di Carroll per dare voce questa volta a uno dei suoi personaggi più amati e curiosi, il Bianconiglio. È appena approdato in libreria La storia del Bianconiglio e del perché arriva sempre in ritardo, un albo illustrato che si inserisce perfettamente nel catalogo di Ippocampo e nella stretta relazione tra Lacombe e i classici, dall’infanzia all’età adulta. Un grande formato, come per i recenti L’infanzia dei cattivi, Biancaneve, La migliore mamma del mondo, Le streghe e Le fate solo per citarne alcuni, ideale per godere appieno della storia e delle illustrazioni a tutta pagina.

Parole e immagini si fondono perfettamente nei volumi di Lacombe, che questa volta firma da sé una storia per un pubblico di lettori senza età. La narrazione è tutta concentrata sul Bianconiglio, dalla nascita alla vecchiaia: uno dei personaggi più iconici del Paese delle Meraviglie di Carroll, che Lacombe rende qui protagonista, colmando i vuoti della narrazione originale a cui abilmente si intreccia anche attraverso l’evocazione di altri personaggi noti quali Il Gatto del Cheshire, Alice stessa, La Regina di Cuori.

«Povero me! Povero me! Arriverò in ritardo!» si ripeteva sempre il Bianconiglio di Carroll ed è qui che Lacombe innesta la sua storia, immaginando l’infanzia e poi l’età adulta di questo adorabile personaggio in perenne lotta contro il tempo, ritardatario fin dalla nascita. Sì, perché già al momento di venire al mondo il Bianconiglio lo fa con un certo ritardo rispetto ai suoi numerosi fratelli e sorelle, nati tutti «in men che non si dica», mentre lui si attarda ancora un po’ al riparo nel ventre materno ma in ascolto di quello che accade all'esterno. Quando finalmente si decide a venire fuori è quindi già in ritardo, caratteristica che manterrà e gli causerà non pochi guai come sappiamo. In ritardo, sì, qualche volta di corsa nel disperato tentativo di recuperare il tempo – ed evitare poi di farsi tagliare la testa dalla temibile Regina di Cuori – ma, soprattutto, incantato dal mondo che lo circonda, dalle sue meraviglie, dalla bellezza della natura che lo rapisce con la sua varietà.

Sul sentiero per la scuola, il Bianconiglio si fermava a contemplare il mondo intorno a lui. Scopriva la bellezza in ogni cosa, nel sole che giocava tra le foglie, nel mormorio di un ruscello, nei riflessi cangianti dello scarabeo… (p. 11)

È così che, impegnato a osservare ciò che gli sta intorno, finisce per affannarsi un po’ nel tentativo di combattere contro le lancette che corrono e cacciarsi in qualche guaio, ma dando anche prova di un certo talento per le storie, incantando gli amici con i suoi racconti fantasiosi e pieni di umorismo.

Con le orecchiette abbassate, s’inventava allora le scuse più improbabili, dal simpatico incontro con una famigliola di tassi al duello con un drago sputafiamme che gli aveva sbarrato la strada… Sembrava che l’universo gli impedisse in tutti i modi di essere puntuale! (p. 14)

Come il nostro amato Bianconiglio anche Lacombe è un abile cantastorie e questo albo breve è davvero ricco di spunti che apprezzeranno tanto i piccoli lettori che gli adulti. Il tratto grafico ben noto dell’autore si fa questa volta più fiabesco e tenero, abbandonando le atmosfere oscure degli ultimi volumi ma sempre fedele alla sua peculiarità e al colore caldo, pieno, con cui evoca il mondo immaginato. I primi piani delle scene sono ricchi di dettagli, mentre lo sfondo si fa via via più sfumato, gli animali antropomorfi raccontano la diversità e ogni immagine non è solo accompagnamento ideale alla storia ma la amplifica nell’intreccio tra il testo e noi lettori. Davvero apprezzabile anche lo stile con cui Lacombe racconta la vicenda del Bianconiglio e di cui dobbiamo essere molto grati anche alla traduzione dal francese di Edvige Le Noël: le parole sono ricercate con cura, il linguaggio attento e puntuale rende la storia tanto godibile per lettori adulti che per i più piccoli che si troveranno a interiorizzare nuovi termini.  

Dietro l’apparente semplicità della storia, inoltre, si intuiscono tematiche e spunti su cui forse siamo proprio noi adulti a doverci maggiormente soffermare, a partire dalla riflessione sulla necessità di prestare attenzione al mondo che ci circonda e a farci stupire dalla bellezza delle cose. E, soprattutto, La storia del Bianconiglio pare richiamare forte l’attenzione sulla necessità di «vivere al proprio ritmo», contro la frenesia che la società vuole imporci. Il protagonista, aiutato dalla dolcissima Celeste, personaggio che lascio ai lettori scoprire, fatica a comprendere che è impossibile resistere al tempo che scorre, ma ognuno di noi ha un ritmo intimo che dovremmo imparare ad ascoltare e rispettare.

Allargo il discorso ma stando sempre nell’ambito dei libri e delle storie, a una questione che in qualche modo si lega ai ritmi frenetici delle nostre società: anche nei confronti della lettura pare siamo chiamati a essere sempre più performanti, spinti soprattutto da certi contenuti social, challenge letterarie, uscite editoriali continue. Per chi fa questo mestiere è doveroso secondo me confrontarsi con questo argomento soprattutto nel trovare un equilibrio nella comunicazione che non dovrebbe mai scatenare nei lettori degli articoli e nei follower sui social il disagio di non sentirsi all’altezza dei ritmi di lettura di chi lo fa, appunto per mestiere. E, da questa parte, dovremmo anche sempre ricordare che se ci è chiesto di leggere molto – ed è chiaro che continueremo a farlo, per passione, per contribuire al dibattito culturale e critico, per studio – non dobbiamo però mai smettere di farlo bene, con la dovuta attenzione e rispetto per ogni testo che arriva nelle nostre mani, da un saggio critico a un albo illustrato. Leggere non deve diventare l’ennesima performance, soprattutto per un lettore che lo fa per piacere personale. E allora, insieme al Bianconiglio, riappropriamoci del nostro ritmo, tra le pagine e fuori nel mondo.

Debora Lambruschini