pp. 240
€ 39,00
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Non è semplice scrivere un testo che parla di
giardini. Nella stessa parola, “scrivere” è annidato il limite: come osserva
infatti Amedeo Alpi, che introduce il volume, l’esperienza che gli spazi verdi, le architetture vegetali, gli horti conclusi – siano essi più o meno
studiati e progettati dall’uomo – producono in noi è più emotiva che razionale, più intuitiva che analitica.
Ecco allora l’ambizione di Giardini e parchi storici della Sardegna, un’opera composita che si
può fruire a più livelli, e da cui lettori diversi possono trarre diverse forme di godimento. C’è, da un
lato, l’esperienza estetica, l’appagamento
dello sguardo veicolato da scatti in grande
formato, che spaziano dalle prospettive ampie su parchi e strutture in essi
contenute a dettagli delle singole specie che vi si possono trovare (e i rosa
pastello dei roseti competono con i bianchi delle magnolie, le punte aspre
delle piante grasse con le forme esotiche di loto e passiflora). C’è poi la curiosità del viaggiatore, accompagnato
alla scoperta delle meraviglie isolane, dall’estremo nord dell’Isola di
Caprera, paradiso privato di Giuseppe Garibaldi, alla Tenuta di Villa d’Orri,
nella parte meridionale, passando attraverso luoghi in cui l’armonia naturale, la storia e la cultura si fondono in un connubio
unico, presentato nel volume attraverso un fitto apparato di commenti. Laddove il locus amoenus abbia ospitato illustri viaggiatori o sia stato
finanziato e sognato da lungimiranti possidenti, non mancano schede di
approfondimento dedicate (dall’Eroe dei Due Mondi al suo amico ed estimatore
Giovanni Antonio Scianna, da Benjamin Piercy a Ignazio Aymerich, passando
attraverso una serie di nomi noti per il loro contributo alle più varie cause
artistiche, scientifiche, sociali e politiche del loro tempo).
Ogni attrazione, ogni parco, ogni giardino, ogni
orto botanico è presentato attraverso una mappa che ne riproduce i punti di
interesse e le principali specie vegetali presenti. Così, ecco, un altro
possibile destinatario del libro è il
naturalista appassionato: a chiudere l’esplorazione, viene infatti inserita
una rassegna sistematica degli alberi
che si possono incontrare nei giardini e nei parchi storici sardi, in cui alle informazioni tassonomiche sono spesso
affiancate curiose note storiche o
aneddotiche. L’albero, del resto, «si
pone come snodo di un mondo che ne prefigura la centralità attorno alla quale
si organizza l’universo» (p. 174). Elemento ad un tempo materico,
profondamente concreto, radicato nel terreno e inamovibile, destinato a
sopravvivere nella sua permanenza a un umano invece transeunte, l’albero si
carica per tutti questi motivi anche di innumerevoli
significati simbolici. Non è possibile infatti attraversare un parco senza
lasciarsi toccare dalle suggestioni, che in alcuni casi sono immediate, nel
senso etimologico di non mediate, come nel caso del “pino di Clelia”, nella
tenuta garibaldina di Caprera, che non celebra solo la nascita della figlia del
Generale, ma diventa monumento, inno alla vita stessa. In altri contesti,
invece, l’effetto sul viandante è voluto, attentamente studiato. In tali
circostanze, allora, si richiede al visitatore uno sforzo ulteriore, lo stesso che si dedica a una qualsiasi opera
d’arte per poterla leggere in profondità, coglierne i significati più profondi.
Ogni giardino, al pari di un’opera d’arte, è carico di simboli e valori
estetici che lo collocano in un ambito che non riguarda solo le tecniche di
coltivazione e cura del verde e le attività del tempo libero; per questo, la
fruizione estetica e la decodifica della simbologia sono sempre necessarie per
comprendere meglio l’arte che lo ha determinato. (p. 17)
E dunque, ancora, un ulteriore motivo – ma non certo l’ultimo – per sfogliare
la preziosa pubblicazione di Ilisso è lo sguardo
di consapevolezza che dà sulla possibilità
di decifrare ciò che si offre allo sguardo, solo apparentemente in maniera
spontanea. Grazie all’illuminante intervento di Antonino Soddu Pirellas il
lettore può ampliare la propria conoscenza scoprendo come la scienza sia stata storicamente messa al servizio dell’architettura dei
giardini (come nel caso dello schema cromatico di Itten, spesso utilizzato
in fase di progettazione), ma anche come la natura stessa abbia sistematicamente offerto spunti all’arte e alla cultura, a partire dalle infinite
manifestazioni e applicazioni della sequenza di Fibonacci e della sezione
aurea. Come sempre nelle uscite della casa editrice, un occhio di riguardo è
riservato al legame con il territorio:
L’armonia e le proporzioni di un giardino e di un parco […] sono sempre date
dall’unione tra gli elementi spontanei del sito (il genius loci, per così dire) e il disegno e il gusto dei proprietari
o delle comunità di riferimento. (p. 25)
Anche in questo caso, quindi, il riferimento alla Sardegna è vitale non solo per le specificità della flora (endemica o importata), ma anche per il modo con cui chiunque abbia voluto progettare, sviluppare, o letteralmente far fiorire, il proprio giardino ha dovuto tenere conto della realtà spaziale, sociale e storica in cui si andava inserendo.
E se non si può dire che il formato di Giardini e parchi storici della Sardegna sia estremamente maneggevole, è però sicuro che l’ampiezza del volume risulta funzionale alla possibilità di appagare gli occhi con la molteplicità dei suoi contenuti, e direttamente proporzionale al desiderio del lettore che risieda sul continente di programmare, quanto prima, una spedizione isolana.
Carolina Pernigo
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