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Aspettando LEI Festival: Massimo Recalcati e quel giogo invisibile del desiderio che ci trascina con sé e che ci abita

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Quest’anno l’associazione culturale sarda LEI Festival, che dal 2016 si impegna a promuovere nella realtà isolana la passione per la saggistica, ospitando autori di fama nazionale e internazionale, ha organizzato nella splendida cornice del Teatro Doglio a Cagliari l’incontro con uno degli psicanalisti e saggisti più amati d’Italia: il professor Massimo Recalcati.

L’incontro si è svolto sabato 5 ottobre, in una sala gremita dalla platea alla galleria: il pubblico era composto da giovani e da meno giovani quasi in egual misura, tutti accomunati dal desiderio di incontrare lo scrittore che mancava sull’isola da ben dieci anni. Focus della serata è stato il desiderio, protagonista anche dell’ultimo lavoro di Recalcati, La legge del desiderio. Le radici bibliche della psicanalisi

La legge del desiderio
di Massimo Recalcati
Einaudi, 2024

pp. 496
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Il professore ha esordito con l’immagine della biga trainata dalla ragione nel Fedro di Platone: secondo Recalcati, l’essere umano non è propriamente trainato dalla ragione, bensì da una forza contro cui opporsi è davvero inutile: il desiderio. Questo è a capo di comportamenti che l’uomo non può decidere, anzi l’uomo stesso è “giocato” dal desiderio, programmato da esso e non il contrario. Quella spinta ci porta inspiegabilmente a certe scelte non ponderate, a seguire un percorso inaspettato, ad abbracciare il puro caso che vuole entrare nella nostra vita. Il desiderio non è altro che il nostro subconscio, quella parte invisibile che portiamo scritta addosso, ma che non riusciamo a vedere, proprio come - esempio citato dal saggista - quegli antichi schiavi messaggeri dalla nuca rasata, su cui era scritta una missiva riservata che loro non avrebbero mai potuto leggere. Di fronte a ogni tentativo di programmare la nostra vita, soprattutto quella sentimentale, Recalcati sostiene tra il serio e il faceto che ogni incontro “prefabbricato” sulle piattaforme di incontri o quelle che un tempo si chiamavano agenzie matrimoniali è destinato al fallimento. Il vero amore è quindi una pura casualità, un incontro di due desideri combacianti che «aspira a trasformarsi in destino»: una vera rarità! In altre parole, per dirla con Camus, come lo studioso non manca di fare, una coppia di veri amanti si incontra tre volte in un secolo!

Il professor Recalcati ha vivacizzato l’incontro riportando alcuni casi, dagli esiti irresistibilmente esilaranti, che ha avuto modo di seguire nella sua lunga carriera di psicanalista di successo: i lapsus. Si tratta di squarci del nostro subconscio profondo nella nostra vita quotidiana, sono i portatori a volte del nostro desiderio, talora inconfessato, come Freud insegna. Per il gran maestro il subconscio «è un pensiero intelligente», ha una sua logica, una sua struttura. È il caso dell’uomo indeciso se sposare o meno la donna che ama e che, in un momento illuminato, si lascia scappare la parola “manicomio”, perfettamente in consonanza con “matrimonio”: la risposta gli è stata palesemente fornita dal suo subconscio. La sua paura più intima e inconfessata era proprio sposarsi, dal momento che nel suo subconscio il matrimonio sarebbe equivalso a un vero disastro, un manicomio, per l’appunto. Gli esempi sono stati davvero molto divertenti, le risate del pubblico, sempre più conquistato dal garbo e dal fascino del racconto del professore, hanno riempito la sala. 

Dopo aver parlato dei lapsus freudiani, Recalcati introduce la questione dei “copioni”. Uomini e donne, si sa, non sono così uguali e ciò lo si vede dal comportamento che talora alcuni di loro hanno nei confronti del desiderio. Secondo Freud, ognuno di loro segue una sorta di copione: le donne tendono a seguire quello dell’isteria, e gli uomini quelli dell’ossessione. Attraverso semplici esempi, ma mirati ed efficaci, il saggista ha trattato una tematica affascinante, senza spostarsi dall’argomento amoroso, che forse è la tematica che ci sta più a cuore. La donna “isterica” in amore è una donna che, quando ottiene l’oggetto del desiderio tanto agognato, non lo vuole più, non si accontenta di ciò che ha o che sta ottenendo, anche se un momento prima lo ha tanto voluto. Per una donna che segue questo copione, «l’oggetto del desiderio deve essere ogni volta nuovo». Quando Recalcati ha parlato di questa ricerca continua di un oggetto ideale che non esiste nel momento stesso in cui lo si può ottenere, non ho potuto non pensare a Leopardi e al suo bisogno di infinito di cui parla nello Zibaldone. Forse Leopardi seguiva anche lui il copione dell’isteria freudiana e non lo sapeva?! Una vita all’inseguimento dell’oggetto ideale è una vita non soddisfatta, il corpo tende a de-erotizzarsi e la donna, conquistato l’uomo che prima desiderava, spesso non si concede e lo abbandona. Non è esagerato affermare che una vita tormentata dall’isteria è una vita condannata al desiderio perpetuo.

Gli uomini - non tutti, ovviamente -  sembrano seguire il copione inverso, quello dell’ossessione, in base al quale non sono disposti a rincorrere il desiderio. Recalcati, per concretizzare questo concetto, cita la commedia di Molière, L’avaro: Arpagone, protagonista dell’opera, tra la necessità di ritrovare la cassetta dei suoi averi e il corteggiamento della bella Mariana, preferisce la prima. La persona ossessiva prende senza dare, è «stitica», tende a trattenere ciò che ha, sé stesso e i propri sentimenti, piuttosto che dare. Chi segue il copione dell’ossessione è avaro nei sentimenti, pauroso di rimettersi in discussione, privo di slanci sentimentali. Dunque, nella vita amorosa, l’isterico, che è quasi sempre una donna, rincorre il desiderio senza raggiungerlo mai, perché esso cambia forma in continuazione, e l’ ossessivo, quasi sempre un uomo, tende a rinunciarvi per avarizia.

L’incontro, concentrato in un’ora piacevolissima e interessante, si è poi concluso con il firmacopie nel bellissimo Giardino d’inverno del Teatro Doglio.

Marianna Inserra

Ringraziamo gli organizzatori di LEI Festival che ci hanno consentito l'utilizzo delle foto di Chiara Spiga a corredo del presente articolo