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Una storia architettonica dell'umanità: Pedro Torrijos ci racconta luoghi assurdi, insensati, geniali, pionieri, che hanno fatto la Storia

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Territori improbabili - Una storia architettonica dell'umanità
di Pedro Torrijos
Il Saggiatore, settembre 2024

Traduzione di Francesca Signorello

pp. 344
€ 29 (cartaceo)

Come appassionata lettrice e amante dei racconti (sia in senso letterale che figurato) quando ho letto la sinossi di Territori improbabili ho intuito che sarebbe stato un testo svelto, intrigante e anche divulgativo. I campi di ricerca sono l'architettura, l'urbanistica, l'esplorazione di luoghi extra-ordinari di cui il nostro mondo sembra pieno e che, tuttavia, trattandosi di discipline paradossalmente poco "quotidiane", ignoriamo a meno di inciamparci di proposito.
Il volume è corposo ma veramente agile da leggere perché l'autore, Pedro Torrijos, che è architetto e divulgatore (consiglio di seguirlo su Instagram e Twitter, tiene delle rubriche molto interessanti), usa un tono sorprendentemente ironico e divertente: dico sorprendentemente perché di solito i testi di questo tipo sono quasi sempre seriosi e accademici. Torrijos invece, che sa quello di cui parla, sceglie di coinvolgere il lettore evitando la noia, compito facilitato dal contenuto del testo che è davvero magnetico, soprattutto per chi è appassionato di questi argomenti. Ciò che rende il testo speciale è che risulta altrettanto piacevole anche per chi non sa niente di architettura, urbanistica o luoghi che sembrano usciti dalla pura fantasia.

Il volume è opportunamente diviso in cinque sezioni che introducono la divisione dei luoghi scelti dall'autore: "Luoghi che non esistono più"; "Luoghi che non vediamo"; "Luoghi da cui è impossibile allontanare lo sguardo"; "Luoghi che non vorremmo guardare"; "Luoghi che non dovrebbero esistere".

Ogni sezione è introdotta da una piccola nota dell'autore e ciascuna delle schede dedicata al singolo luogo ha una citazione famosa e tanto di coordinate geografiche (sia mai, vi venisse voglia di andare a vedere di persona) e fotografie, sia attuali che storiche. 
Tra città mangiate dal deserto namibiano, castelli dell'orrore, navicelle spaziali esotiche, isole delle bambole che sarebbe degne di Tim Burton, navi volanti, cimiteri sconfinati, grattacieli nel deserto, facciamo qualche esempio più specifico prendendo da ciascuna sezione: in "Luoghi che non esistono più" l'autore ci racconta di Fordlandia, una città voluta da Henry Ford, il magnate dell'automobile, nel bel mezzo della foresta amazzonica brasiliana per l'estrazione della gomma che serviva alla fabbricazione degli pneumatici. La cosa assurda è che l'impresa è andata in porto e che gli indigeni erano costretti a firmare il cartellino. Nella foresta amazzonica. Guadagnavano un sacco di soldi ma in un luogo del genere non c'era niente da comprare. Finì che gli indigeni si sbronzavano dalla mattina alla sera. Insieme al racconto di Fordlandia troviamo Kolmanskop, la città mineraria mangiata dal deserto (famosissime le foto delle porte sospese sulla sabbia), Instant City a Ibiza, Presidio Modelo a Cuba e tanti altri (non voglio togliervi tutte le sorprese).

Ogni luogo racconta una storia e quella storia ha per protagonista l'uomo, le sue follie, ambizioni, sogni, sfrenatezze e anche vere e proprie pazzie senza senso. Alcune fanno sorridere, altre meravigliano, altre ancora inorridiscono perché ci sbattono in faccia che, quando vogliamo, sappiamo essere dei mostri.

Nella seconda sezione, "Luoghi che non vediamo", l'autore ci racconta storie di luoghi sotterranei, nascosti dalla terra, interrati, letteralmente invisibili ma non per questo meno reali. Ad esempio: Rascainfiernos, la casa-pozzo di un architetto geniale di nome Fernando Higueras; oppure, la cattedrale di sale di Zipaquirà in Colombia, una chiesa costruita nelle viscere della terra, ex miniere di sale; oppure La Plata in Argentina, città la cui pianta incredibilmente perfetta si può comprendere solo da satellite (grazie Google Maps).

La terza sezione, "Luoghi da cui è impossibile allontanare lo sguardo", Torrijos ci parla delle origini di Brasilia, la capitale costruita in soli (!) quattro anni; racconta l'assurda e lisergica architettura unica al mondo, detta cholet (da cholo+chalet) di El Alto, Bolivia, una città che si trova a più di quattromila metri di altitudine; ci racconta di Shibam nello Yemen, un luogo nel bel mezzo del deserto che però è pieno di grattacieli di adobe e calce (ed esiste ancora). Sono luoghi, questi, magnetici, che sfidano le convenzioni: chi mai penserebbe di trovare dei grattacieli nel deserto? O una moschea coperta di neve? Per non parlare dell'Edificio Citicorp di New York, un grattacielo stranissimo che ha rischiato di crollare e causare un disastro di proporzioni bibliche.

La quarta sezione, "Luoghi che non vorremmo guardare", prende in esame esattamente quello che promette: posti mostruosi, illegali, folli e strambi. Così Torrijos ci porta tra le mura del Castello della morte, a Chicago; sull'isola delle bambole in Messico, un luogo che farebbe rizzare i peli sul corpo di chiunque; il cimitero ferroviario di Uyuni (sì, quella della famosissima salina).
La quinta e ultima sezione, "Luoghi che non dovremmo esistere", se è possibile, comprende delle storie ancora più bizzarre, raccontate però sempre con lo stesso tono leggero, divertente e coinvolgente (spesso, le schede cominciano con una battuta o una barzelletta o un aneddoto simpatico): abbiamo la storia di quel mostro che è Benidorm e i suoi grattacieli senza senso; il Museo Ebraico di Berlino e la sua nascita; il Centre Pompidou e il motivo della sua portata rivoluzionaria.

Insomma, Torrijos compie una vera e propria impresa: raccogliere in un unico volume fotografico e narrativo, pur restando accademico nel contenuto, una bella fetta du luoghi incredibili, alcuni dei quali ci sono noti (chi è che non conosce l'aspetto del Centre Pompidou?), altri davvero misconosciuti se non completamente fuori dal mondo, letteralmente, perché paiono provenire da altri pianeti.
Si tratta di un testo che ameranno moltissimo, come dicevo, i professionisti del settore - architetti, ingegneri, urbanisti - ma anche i curiosi, quelli che guardano i documentari, oppure gli appassionati di urbex, di luoghi abbandonati, distopici, delle curiosità legate alla struttura di grattacieli, castelli, isole, quartieri, intere città, spesso a braccetto con le storie di chi, questi luoghi, li ha voluti, costruiti, modificati o distrutti.

Deborah D'Addetta