Cecilia consiglia
L'atlante dei luoghi infestati di Giulio Dantona (Bompiani)
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Perché: perché anche la paura ha le sue residenze, e Giulio Dantona ne descrive 50 che non si dimenticano più, in un giro del mondo che fa ripensare in chiave sinistra a concetti e ambienti familiari, a partire da quello di "casa" per arrivare a quello più ampio di "natura".
A chi: a chi, come l'autore, cerca di dare ordine alle proprie ossessioni, in particolare a quelle coltivate proprio per il profondo turbamento che sanno suscitare; a chi nella sua vita ha percepito di non essere solo in tutti quei luoghi in cui avrebbe desiderato o credeva di esserlo, e a chi invece si mette sulle tracce dell'occulto per scoprire di più... oltre sé stesso.
Claudia consiglia
Inferno americano di Lawrence Wright (NR edizioni)
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Perché: è una storia talmente intensa da sembrare inventata. Tra abusi sessuali, riti satanici, accuse e falsi ricordi, Lawrence Wright ricostruisce una vicenda dai contorni grotteschi che si allarga a macchia d'olio evidenziando il lato oscuro di una comunità tranquilla.
Un caso infernale, un eclatante esempio di ricordi recuperati che fa sprofondare il lettore in un vortice di domande e risposte sempre nuove, mentre scienza, fede, psicologia, paure arcaiche, TV scandalistica e convenzioni sociali si pongono a confronto in una dialettica che provoca smarrimento.
A chi: ai lettori che cercano il perturbante nelle storie vere, nelle ossessioni e negli abissi insondabili dell'animo umano. A chi adora il true crime in tutte le sue forme e a chi ama la prosa americana nella sua essenziale chiarezza.
Deborah D'Addetta consiglia
Non credo più in Lars Von Trier di Marvelys Marrero (Castelvecchi)
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Perché: Marvelys Marrero, classe '81, autrice cubana, in questa piccola raccolta di poco più di cento pagine costruisce un universo: i racconti contenuti nel volume sono nove, una manciata di pagine per ciascuno, si legge davvero in un paio d'ore ma resta in testa per molto di più. Quasi tutti sono rivolti a un «tu», scelta narrativa e stilistica sempre coraggiosa e poco utilizzata: il narratore parla in prima persona ma conversa con qualcuno – ora il lettore, ora un amante, ora il proprio figlio o un cane. In questo modo si stabilisce tra autrice e lettore una connessione profonda. In un racconto, ad esempio il primo, una ragazza si rivolge alla sua amante: la scrittura, in alcuni passaggi priva di punteggiatura, ricalca il tono frastornato e doloroso della protagonista che, letteralmente, viene fatta a pezzi per supportare il successo dell'altra. C'è del realismo magico qui nonché un mood stroboscopico che molto mi ha ricordato il film The neon demon di Refn (soprattutto la questione dell'occhio: chi ha visto il film capirà di che parlo).
A chi: tutti i personaggi della raccolta sono affamati di carne, di sesso, di calore. Che questo calore bruci o sia solo tepore non importa, dipende dal grado di autodistruzione in ognuno di essi. Non si tratta solamente di una voglia fisica, ma soprattutto di una ricerca dell'amore. E però, qui, più che l'amore è la morte che la fa da padrona. In questo particolare, la raccolta mi ha ricordato vagamente la narrativa di Camila Sosa Villada e un po' anche quella di Mariana Enriquez (il primo racconto in particolare, collegato all'ultimo). Inoltre, piacerà a chi è fan dello stile cinematografico di Refn.
Deborah Donato consiglia
Blackwater I - La piena di Michael McDowell (Neri Pozza)
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Perché : è l'inizio di una saga che cattura e come libro iniziale mette subito in campo gli ingredienti "magici" ed inquieti della storia. Siamo a Perdido, in Alabama, piccolo e povero paesino di conservatori e bigotti. Qui, una domenica di Pasqua, un alluvione inonda totalmente il paese, portando non solo morte e marciume, ma un personaggio misterioso, che avrà con quest'acqua limacciosa un rapporto simbiotico: Elinor. Personaggi convincenti, suspense e mistero rendono il romanzo da brividi.
A chi: a chi ama le storie dark, i luoghi perduto, i sentimenti contrastanti e inspiegabili. Per chi adora la scrittura di Stephen King, che non a caso, ha definito il libro uno dei migliori degli anni '80, determinandone in tal modo anche la riscoperta tardiva.
Debora Lambruschini consiglia
Le streghe di Manningtree di A.K. Blakemore (Fazi)
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Perché: è il racconto corale della caccia alle streghe in una piccola cittadina dell'Essex e del processo che ha investito alcune di loro, di cui la giovane scrittrice ricrea perfettamente il contesto storico e sociale entro cui si insinua il dubbio, l'accusa, fino ad arrivare al processo. Un romanzo perturbante che mescola abilmente l'invenzione letteraria al dato storico, l'immaginifico e il reale, il mistero e la brutalità per mezzo di una prosa lirica e affabulatoria.
A chi: alle streghe di oggi, a chi si interroga sulla verità come concetto relativo, a chi cerca una storia di ombre dove i confini tra giusto e sbagliato, realtà e invenzione non sono mai netti.
Giulia consiglia
Gli aghi d'oro di Michael McDowell (Neri Pozza)
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Perché: la New York di fine Ottocento assiste allo scontro tra due famiglie. Da un lato gli Stallworth, repubblicani e investiti dal dovere morale di ripulire le strade della città; dall'altro le Shanks, famiglia matriarcale che si muove con agilità nei settori più reconditi del crimine. Sfogliare le pagine degli Aghi d'oro fa percepire, con ogni senso, il pericolo e il brivido dell'inoltrarsi tra i vicoli di New York, sempre consapevoli che nell'ombra c'è chi sta tramando un complicato e spietato piano di vendetta.
A chi: a chi già aveva amato la saga di Blackwater e le cupe atmosfere. Il senso di allerta per lo scontro tra le due famiglie e il ben congegnato piano non faranno rimpiangere la mancanza dell'elemento sovrannaturale.
Gloria consiglia
Idaho Winters di Tony Burgess (Minimum fax)
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Perché: ci sono vendette che hanno dell'inquietante, soprattutto se sovvertono le regole e osano essere rivolte... contro l'autore dell'opera! In questo romanzo breve sperimentale, ciò che è più inquietante è che i propri personaggi possono ribellarsi dopo essere stati troppo a lungo vessati. E non c'è niente di più imprevedibile e "dark" che il mondo a tratti da Alice nelle meraviglie altrove da incubo nero creato dal piccolo Idaho per vendicarsi del suo autore.
A chi: a chi ama il grottesco, i romanzi onirici che sanno trasformarsi in incubi a occhi aperti, tra atmosfere da horror e colpi di scena giocosi.
Olga consiglia
La preda di Damon Galgult (Edizioni e/o)
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Perché: è un romanzo dall'atmosfera inquietante e claustrofobica che si insinua sotto la pelle. Damon Galgut ci trascina in un viaggio oscuro e tortuoso. Un uomo, privo di un'identità definita, commette un omicidio e ruba l'identità della vittima, un prete. Da quel momento, si troverà a vivere una doppia vita, inseguito dai sensi di colpa e dalla paura di essere scoperto.
A chi: è affascinato dalle intricate trame, dai personaggi tormentati e dalle atmosfere cariche di suspense. A chi cerca una lettura impegnativa e agli appassionati di narrativa introspettiva: "La preda" è un romanzo che invita alla riflessione, che scava a fondo nella psiche umana e che pone interrogativi sulla condizione esistenziale.
Sabrina consiglia
Tre vite, una settimana di Michel Bussi (Edizioni e/o)
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Perché: Bussi è il genio del perturbante, lo scrittore francese è maestro nel costruire storie e personaggi che riescono sempre a spiazzare il lettore, portandolo, non appena terminato il romanzo, a ripercorrere febbrilmente le pagine chiedendosi "ma come ho fatto a non capire? A non rendermi conto?". Eppure Bussi è così. Stupisce ogni volta. In questo romanzo lo fa con il tema del doppio, anzi del triplo e lasciando campo d'azione a marionette, che, per certi versi, sono tra i giocattoli più inquietanti a cui si possa pensare.
A chi: sicuramente a tutti coloro che amano leggere libri che li sorprendano, a coloro che adorano tuffarsi nei meandri della narrazione e che si lasciano trasportare, dalla fantasia dello scrittore, in mondi impossibili. Ai lettori che prediligono le atmosfere dai toni noir e che sentono i brividi quando il racconto prende una virata imprevista.
Samantha consiglia
I segreti della casa di Rye Lane di Susan Allott (HarperCollins)
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Perché: è un libro molto intenso, dalle atmosfere gotiche e con omicidi reali, che mettono in dubbio la verità e che cambiano il passo ad ogni capitolo, intrigando il lettore e portandolo da una parte verso spiegazioni molto irrazionali, dall'altro sfidandolo a cercare i colpevoli dei vari omicidi. Fino all'epilogo finale, che ci insegna come il passato continua a gravare sul presente, in molti modi, spesso oscuri.
A chi: a chi ama le atmosfere inquietanti e il perturbante. A coloro che immaginano il passato delle case, lo sentono come qualcosa di vivo e presente e si preoccupano di ascoltare le loro sensazioni.