Potremmo mai cogliere i colori e i profumi senza la poesia, pur ammirando le foglie d’autunno e i fiori in primavera? Potremmo mai cogliere l’essenza delle cose? (p. 7)
I maestri dell’ukiyo-e, l’antica arte giapponese delle “immagini del mondo fluttuante”, riescono a cogliere nelle loro stampe su legno e su seta, tutte le sfumature e la batteria cromatica dell’autunno con eleganza e struggente poesia. Nel cofanetto edito da Ippocampo sono inclusi oltre sessanta stampe realizzate tra Settecento e Novecento da maestri indiscussi come Hiroshige, Hokusai, Chikanobu e Toshikata e un breve opuscolo curato da Anne Sefrioui, che si è anche occupata de I ciliegi in fiore della stessa collana. La studiosa introduce nel libriccino il tema della collezione e indica gli autori delle diverse stampe grazie a delle piccole miniature in bianco nero che corrispondono alle tavole presenti nel libro principale che si apre e si sfoglia da destra verso sinistra e che poi si chiude “a fisarmonica”: l’appassionato di arte giapponese saprà apprezzare questo dettaglio, non da poco, curato dalla casa editrice.
Le prime stampe rivelano il monte Fuji avvolto dai colori autunnali così come anche le foglie rosseggianti di acero che si staccano dai rami: sono immagini di assoluta bellezza che invitano alla contemplazione pura. Come nelle poesie waka che in 31 sillabe riescono a avocare e suggerire con pochi dettagli visivi o uditivi le diverse stagioni e il sentimento verso la natura tipicamente giapponese, così queste stampe sono con una folata di vento che infastidisce le eleganti dame di Kyoto, una gru in volo o un crisantemo materializzano davanti agli occhi di chi e guarda la stagione che ci accompagna alla fine dell’anno.Protagonista indiscussa di queste stampe è la luna di fine settembre, che viene celebrata con una festa chiamata Tsukimi : il clima è ancora dolce anche se più fresco, il cielo limpido e nei campi si ammassano i covoni di riso. È anche il periodo delle prime piogge come testimonia la tavola n. 57 di Hiroshige dove è possibile contemplare il duro lavoro dei contadini chini nei campi sotto la pioggia battente con i loro tipici ampi cappelli gialli davanti alla veduta del monte Daisen. Dello stesso autore è impossibile non apprezzare i convolvoli e i fiori d’autunno (tavola n. 43) che si stagliano davanti a una luminosissima luna piena che non impedisce però di godere dei colori caldi e freddi dei petali di quei fiori.
Vivere il momento presente,volgersi interamente alla luna, alla neve,ai fiori di ciliegio e alle foglie rosse degli aceri…Non lasciarsi sopraffare dalla miseriae non lasciarla trasparire in volto,essere come una zucca vuotache galleggia sulla corrente:questo io chiamo ukiyo. (p. 14)
Sono i versi del poeta Asai Ryōi (1612-1691) e sono esemplari perché racchiudono l’essenza dell’antica arte giapponese: rappresentare la bellezza e i momenti di piacere per dimenticare la miseria di una vita fatta di precarietà e duro lavoro.
L’autunno è una nuova primavera: i colori accesi degli aceri, quelli vivaci dei crisantemi e della patrinia, l’aria piacevole, il cielo cristallino, le gru in volo, le dame che passeggiano lungo il fiume, le cascate dai colori freddi, i primi frutti come le castagne e le patate dolci che le figure raccolgono e dispongono a piramide sui vassoi come offerte. L’autunno è però anche una stagione disposta alla malinconia, è forse la stagione che ci fa avvertire il grande senso di transitorietà della vita, quando quei colori e quell’atmosfera tiepida, a mano a mano, cederanno il passo al gelo dell’inverno.
Il crisantemo campeggia nei paesaggi, nei primi piani e anche sui tessuti degli arredi e sulle pregiate stoffe del kimono indossato dalle eleganti figure femminili, che non disdegnano di raccogliere funghi insieme ai propri figli (tavole 37 e 38). Gli uccelli partecipano alla festa dei colori autunnali e dalle raffigurazioni non è difficile immaginare la loro sollecitudine nell’alzarsi in volo dopo essersi attardati nelle isole dell’arcipelago giapponese. La fortuna di queste stampe, nate nel periodo Edo dapprima come illustrazioni di libri e poi come opere artistiche a sé stanti, è legata alla sensibilità e allo spiccato talento artistico dei suoi maestri: l’ukiyo-e è una forma d’arte pop, ma che ha saputo soddisfare anche i fruitori d’arte più raffinati ed esigenti.
Marianna Inserra