Circa un anno e mezzo fa, La malnata (Einaudi, marzo 2023) è stato salutato come un esordio narrativo che aveva dello straordinario: lo dimostrano le tante recensioni positive dedicate a questo romanzo, nonché il grande numero di traduzioni che hanno contribuito alla sua diffusione e l'idea di trarne una serie tv.
E ora in libreria è disponibile il seguito, La malacarne, che va a concludere un percorso ancor più affondato nella storia. Se, infatti, il primo libro partiva nel 1936 e lasciava avvertire il fortissimo peso del fascismo nella Monza dell'epoca, i condizionamenti, i divieti e le imposizioni si moltiplicano quando ci si avvicina agli anni della guerra. In parallelo alle tante vicende della Storia - dalle leggi razziali alla Seconda guerra mondiale -, si intrecciano tematiche ancor più sfaccettate: le due protagoniste, Francesca e Maddalena, sono infatti cresciute ed è inevitabile che l'amicizia che le ha sempre unite sia solo una delle tante componenti della loro vita.
Fin dal principio, scopriamo che entrambe le ragazze sono emarginate dalla società monzese: Maddalena, infatti, in seguito agli eventi che concludono La malnata, è stata rinchiusa in manicomio e di lei non si hanno notizie, nonostante le tante lettere che l'amica ha provato a spedirle; lettere che, con amara sorpresa, Francesca scopre che il padre non ha mai davvero inoltrato al manicomio. Offesa dopo che il genitore ha tradito fino a questo punto la sua fiducia, Francesca non sa dove andare e si rifugia da Noè Tresoldi, personaggio molto positivo fin da quando lo abbiamo incontrato nel primo romanzo. Noè ospita Francesca e lei in cambio lo aiuta col negozio, consegnando a domicilio gli alimentari acquistati. Ma come può essere vista una ragazza non maritata che scappa dalla famiglia per andare a vivere con un uomo e che scorrazza per la città a bordo di una bicicletta? Sicuramente non bene, ed è così che anche la protagonista e io-narrante della vicenda viene "marchiata a fuoco" dalla società, che la ritiene una ragazza perduta.
La volontà di denunciare la condizione femminile negli anni Quaranta si fa ancor più scoperta in questa seconda opera di Salvioni, che si apre proprio nel 1940: l'uso di rinchiudere in manicomio donne ritenute "scomode" agli occhi della famiglia e della società perché fin troppo autonome nel pensiero; la necessità che una ragazza in età da marito sia sempre sotto la protezione (leggasi anche: controllo) di un uomo; l'assurdità che una donna lavori e sia addirittura proprietaria di un'attività; la scontatezza con cui una donna viene ritenuta ben poco minacciosa, benché porti con sé una pistola o dell'esplosivo,...
Ma questi temi, forti e centrali, (fortunatamente) non trasformano La malacarne in un romanzo a tesi: la storia individuale ha un peso fondamentale e l'autrice non cade mai nella scorciatoria di voler dimostrare qualcosa attraverso le azioni o i dialoghi delle protagoniste. Semmai, Beatrice Salvioni punta a mettere in scena come un'amicizia possa resistere al tempo e alle angherie del contesto. Infatti, Maddalena e Francesca, quando hanno modo di rivedersi dopo quattro anni - e questo appare con evidenza fin dal risvolto di copertina -, si trovano a fronteggiare i cambiamenti che hanno trasformato entrambe durante la lontananza. Ora sono donne, non più ragazzine, e capiscono che, per quanto lo vorrebbero, non possono raccontarsi tutto: in particolare, la realtà manicomiale appare un argomento tabù, che Maddalena tende a insabbiare dietro a una pervicace tendenza a sminuire tutto. Ma anche Francesca vive imbarazzo nel tratteggiare il sentimento - del tutto sfumato - che la lega a Noè; d'altra parte, non riesce nemmeno a spiegarsi perché avverta certe sensazioni stando vicina all'amica.
Persino stare insieme può essere avvertito come un rischio, eppure Maddalena non smette di proteggere Francesca, di vegliarla prendendo decisioni difficili o comparendo all'improvviso in situazioni che necessitano di un colpo di teatro. E in effetti in questo romanzo il colpo di teatro coincide proprio con la ricomparsa di una Maddalena amara nei confronti della vita ma eroica verso le persone che ama. In più occasioni la vediamo rinunciare alla propria felicità per far del bene, perché Maddalena, che continua a sentire su di sé lo stigma sociale di malnata e ora pure di pazza, pensa di non avere alcuna possibilità di realizzarsi.
Il compromesso, la rinuncia per il bene dell'altro sono temi che affrontano l'amicizia e l'amore nella loro complessità, senza mai adottare un'ottica egoistica, ma cercando di mostrare come questi sentimenti non siano netti ma sfumino gradatamente l'uno nell'altro, al punto che spesso non è possibile - né sensato - distinguerli.
GMGhioni