Parlo, di Raffaello Baldini, ma parlo anche di me, e della mia vita, e dei miei genitori, e di mia figlia, e della mamma di mia figlia e anche di mia nonna Carmela.Perché? (p. 191)
La risposta sta tra le pagine: pagine in cui frammenti variamente titolati si rincorrono, si richiamano a distanza riprendendo temi interrotti, puntualizzano quanto scritto prima e deviano meravigliosamente, in parentesi e digressioni che non ci aspetteremmo. Ecco, questo può essere individuato come costante: non il colpo di scena ma il colpo di testa, il cambiamento repentino di argomento in modo solo apparentemente arbitrario. Perché, se seguiamo Nori lasciandoci condurre con una certa docilità tra i suoi cambi di registro e di temi, scopriremo momenti di grande ironia, j'accuse divertenti e divertiti, scampoli di schietta autobiografia, ma anche ammissione di colpe, impennate liriche, momenti di commozione e dichiarazioni d'amore in minore (e per questo paradossalmente ancora più forti) per la propria famiglia e la propria città d'origine, Parma. E una grande annichilente ammirazione per la poesia e la lettura.
E sono i versi di Raffaello Baldini a trovare largo spazio (in traduzione), accompagnati dai commenti di Nori, che si presenta anzitutto come lettore affascinato, mentre altri versi condividono la pagina con frammenti che parlano di altro. Della vita e del lavoro di Nori, dei suoi affetti, di altri autori (Achmatova e Dostoevskij in primis) che rappresentano tanto per lui, osservazioni sul presente, ricordi personali o editoriali,...
Insomma, difficile definire questo Chiudo la porta e urlo semplicemente "un romanzo", come leggiamo in copertina: con la sua forma ibrida, pare, invece, di partecipare a una chiacchierata con Paolo Nori, complice la scelta di uno stile recitato, che riproduce il parlato: dalle ridondanze agli anacoluti, dalla sintassi franta e tematizzata alla ripetizione, dal lessico quotidiano, amichevole, a qualche tessera di emiliano,...
Leggendo Chiudo la porta e urlo si ha l'impressione di un piacevole monologo e si vorrebbe vederlo messo in scena. Bene, perlomeno ascoltarlo è possibile, perché Paolo Nori, straordinario lettore (anche) dei suoi testi, ha appena rilasciato l'audiolibro di questa sua nuova opera. E se è vero che «quando leggi una cosa in pubblico ad alta voce, se è bella, diventa ancora più bella, se è brutta, diventa ancora più brutta» (p. 41), ascoltare oltre che leggere Chiudo la porta e urlo fa comprendere tutta la musicalità e il ritmo di questo libro. Si sentono le pause di punteggiatura, altrimenti un po' fredde sulla pagina; soprattutto però si sente ancora di più il percorso che Nori ha tracciato alla scoperta di Baldini, che gli risuona dentro anche quando parla di sé o della propria carriera.
Se uno di voi stesse chiedendosi se c'è il pericolo di perdersi in un'opera così, sappia che Nori ha calibrato decisamente bene il suo “parlato”: benché non si tratti, appunto, di alcuna biografia canonica, alla fine del libro avremo l'impressione di aver addirittura conosciuto Raffaello Baldini, grazie ai testi delle poesie ma anche al racconto di incontri con il poeta, di retroscena della sua vita. E si ha anche la sensazione di conoscere più da vicino Nori, che con le sue confidenze improvvise e, viceversa gli evitamenti, ma anche la confessione di idiosincrasie e dubbi, si rende un interlocutore decisamente umano, capace di invitarci alla lettura di un poeta dialettale con tutta la spontaneità di chi consiglia qualcosa di molto caro.
GMGhioni