Tra le proposte editoriali di questo autunno Italia ingrata, edito dalla casa editrice La Nave di Teseo, pare essere l'invito più culturale e prezioso per conoscere una parte di storia d'Italia e della letteratura dei primi del Novecento che, difficilmente, viene oggi offerta al grande pubblico; negli ultimi anni siamo stati infatti abituati a leggere di "personaggi" e tematiche, da alcuni definite impattanti o potenti, volte all'arduo scopo di scuotere gli animi e le coscienze dei lettori italiani.
Grazie alla curatela di Alessandro Gnocchi, giornalista e autore già apprezzato per il lavoro svolto su diversi scrittori tra cui Giovanni Guareschi, dopo più di cent'anni, in questo libro, possiamo leggere gli scritti, le poesie, gli articoli di Giovanni Comisso, riferiti al periodo-quasi un biennio-della Reggenza Dannunziana nella città di Fiume.
Giovanni Comisso, nato a Treviso nel 1895, è stato uno scrittore, poeta e giornalista; cercare di capire questo grande uomo è indagare nel suo atteggiamento passionale, nel fervore di quegli anni, nell'altalena di leggerezza e profondità che caratterizzava gli ambienti culturali. Imprescindibile non separare la sua attività letteraria dal suo impegno sociale e politico, dalla sua curiosità per l'arte e per il viaggio. Dobbiamo tanto intellettualmente agli uomini che, in quei due anni, finita la prima guerra mondiale, hanno derivato molteplici forme di ribellione grazie al prefisso anti, concependo correnti e movimenti come quello dell'irredentismo.
Gli scritti inediti di Comisso riguardanti l'esperienza fiumana, riportati in questa antologia e conservati presso il Fondo Comisso della Biblioteca Civica di Treviso, non sono solo la testimonianza del contributo letterario che lo scrittore ha dato alla letteratura italiana, ma una fonte storica, un punto di osservazione differente sul pensiero politico di natura patriottica e non nazionalista.
La Reggenza italiana del Carnaro fu un'entità statuale provvisoria proclamata nel 1920 nella città di Fiume durante l'occupazione ribelle guidata da Gabriele D'Annunzio. Il suo scopo era preparare l'annessione della città al Regno d'Italia.
«L'11 settembre 1919, prima di lasciare Venezia, D'Annunzio così scriveva a Mussolini: Mio caro compagno, il dado è tratto. Parto ora. Domani mattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Anche una volta lo spirito domerà la carne miserabile...» (p. 337)
Valutazione storiche iniziali hanno sempre elaborato questo fatto come il prodromo della successiva nascita del fascismo, sicuramente per le similitudini tra l'arditismo e lo squadrismo e per le affinità ideologiche tra D'Annunzio e Mussolini. In verità, è stato sostenuto che la Carta del Carnaro contenesse valori dai tratti innovativi: democrazia diretta con il decentramento dei poteri, la parità dei diritti senza distinzione di sesso, razza, lingua, classe o religione, il diritto al lavoro correttamente retribuito.
In questo contesto, insieme ad altri artisti e intellettuali, Comisso scrive poesie e poemetti, aiutato dall'influenza dell'amico Arturo Martini, che gli fece conoscere anni prima le liriche e la poetica di Baudelaire e di Rimbaud; come in quest'ultimo, possiamo notare in Comisso, l'urgenza del bisogno della rivolta, la indilazionabilità di esprimere le visioni, alternandole con immagini vivide e reali.
«Le stelle non si moltiplicano. Sono quelle e restano. Così immutabile è la vita. Ma tra le stelle certe sere ne appaiono di quelle che se ne ritornano via e il passo si arresta a sperare anime uguali.» (p. 265)
Una chiesa d'oro col suo campanile fu deposta sui campi bagnati sotto l'arcobaleno tricolore. Una latrina puzza per tutta la casa e gli ammalati sono usciti in mutande a fumare sigarette.» (p. 241)
Non scrisse solo in prosa o sotto forma di poemi: insieme a Guido Keller, uomo d'azione di D'Annunzio, diede vita alla rivista «Yoga», della quale uscirono soltanto quattro numeri, a cadenza settimanale. In questi articoli, la lirica dello scrittore spazia tra digressioni socio politiche a riflessioni artistiche. I titoli suonano come «Del discutere. Dei giovani. Del governo», «Lo spirito italico e la reazione europea», «Unità d'Italia per il decentramento regionale» e tanti altri.
«La «Yoga» si costituisce al di sopra di tutti i partiti.» (p. 93)
«Qui la nostra razza toccherà la sua perfezione donando all'umanità il senso massimo della sua armonica bellezza.» (p. 95)
Tanti nomi noti popolano questa antologia che nei suoi momenti di narrazione descrive le scorribande degli anni di Fiume poi raccolte e celebrate nel Porto dell'amore: Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis e il giornalista dell'«Ardito» Mimo Somenzi
«Noi ricordiamo le serate fiumane! Egli saliva colle lunghe gambe la costa sassosa del monte ammantato di notte. La notte carsica! Di quel Carso che egli già a 16 anni aveva conosciuto sotto la raffica e lo scroscio, toccandolo con le sue grandi mani di scultore tra sussulti di gioia e di rabbia.» (p. 76)
Lavoro ineccepibile quello di Alessandro Gnocchi, per la ricostruzione e la catalogazione; fondamentale ed esaustivo il suo saggio introduttivo, come i commenti che anticipano la suddivisione delle opere di Comisso in capitoli.
Un plauso va anche alla casa editrice, che continua la sistematica proposta degli scritti di questo scrittore a cui è dedicato il Premio Comisso, ideato e concretizzato nel 1979 da un gruppo di suoi amici.
Italia ingrata è il titolo di un'opera teatrale ambientata tra i legionari fiumani, ma è anche la parola d'ordine nel Natale di sangue, accadimento violento e sanguinoso che mise fine al periodo della Reggenza.
Come suggeritomi da un autore, c'è un sentore polisemico nel titolo: forse, per troppo tempo la letteratura italiana non ha dato il giusto valore alle opere di Comisso, che fanno parte della nostra storia e che, insieme a tante altre, hanno costituito il patrimonio identitario della nostra lingua e della nostra cultura.
Caterina Incerti
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