Io volevo dimenticarmi chi ero, non avevo mai chiesto altro a Monte Aspro e all'estate: Milano, la scuola, la vergogna di quelle origini, i finti e i veri amici, Ella l'australiana, tutto. Non era quella la felicità, mi dicevo: dimenticarsi? E non erano i libri, che scoprivo ogni giorno di più, un altro modo per dimenticarsi? E non lo erano, in fondo, anche le cose che provavo a scrivere? Aspiravo a sparire, a scordarmi il mio nome e il mio cognome, volevo solo fondermi con un'azione. (p. 62)
Trovare la propria identità è difficile già di per sé; ancora di più quando ci si sente divisi come Francesco, il protagonista di Il fiore delle illusioni di Giuseppe Catozzella. I suoi genitori sono originari di Monte Aspro, in Basilicata, ma per lavoro si sono trasferiti da anni a Milano: così Francesco è considerato "il meridionale" a Milano; "il figlio dei milanesi" o "il cugino dell'Affascìno, dello Iettasangue" a Monte Aspro. Sì, perché lì in paese tutti conoscono suo cugino, Luciano, che per alcuni episodi è stato bollato da tutti come iettatore. Per Francesco, invece, Luciano è un riferimento, colui che trascorre la maggior parte del tempo all'aperto, in mezzo alla natura; è un compagno di giochi da seguire anche quando la sua presenza non è gradita, perché si scopre sempre qualcosa di nuovo con lui. E gli anni che traghettano Francesco dall'infanzia all'adolescenza hanno la magia di un tempo dove tutto è ancora a portata di mano: «Avevamo la sensazione di possedere tutto, che tutto fosse esposto, che non esistessero angoli nascosti, che il mondo fosse un nostro gioco» (p. 49).
Le estati a Monte Aspro, infatti, sono un momento di quiete dopo un anno intero di obblighi, vergogna per le proprie origini, compiti a scuola, incontri/scontri con i compagni. E ogni volta Francesco ha la sensazione di ritrovare le cose esattamente come le aveva lasciate, anche grazie alla figura della nonna, sorta di nume tutelare della famiglia, che «giostrava affinché tutto rimanesse sempre identico a com'era. Immobile» (p. 188). Portatrice di tradizioni ancestrali e attentissima ai movimenti del nipote e ai suoi rapporti con Luciano, lascia che Francesco si apra alla vita, che esplori ben più di quello che fa durante le stagioni fredde a Milano.
Ma Francesco è ulteriormente diviso da un'altra forte dicotomia, che riguarda i suoi interessi: a Monte Aspro è solito evadere, uscire all'aperto e vivere senza porsi particolari freni; a Milano, invece, ha scoperto la passione per la lettura e in un secondo momento per la scrittura. Entrambi sono mezzi per uscire dal presente che lo fa soffrire e sentire inadeguato, ma il padre, che ha rinunciato a tanti sogni per farsi una posizione lavorativa al Nord, non sembra apprezzare particolarmente la passione del figlio:
“Stai attento,” mi diceva papà, “ai libri”.“Che vuol dire?” chiedevo.“Quello che ti danno dentro ti tolgono fuori,” rispondeva. E si riferiva - principalmente - ai soldi. E al buon umore, alle guance rosee, al colorito che dava l'aria aperta, che per lui erano la cartina di tornasole della felicità. (p. 40)
Francesco non si fa certamente bloccare dagli avvertimenti paterni, tanto più che anche Luciano sotto le frasche, in un'atmosfera idilliaca e pastorale, coltiva la lettura di alcuni libri che lo incantano. E tuttavia Luciano è anche pieno di segreti, di desiderio di provocazione, cose che mostrano a Francesco una dimensione di proibito che lo intriga e lo intimorisce al tempo stesso.
Con la grandissima delicatezza a cui Giuseppe Catozzella ha abituato i suoi lettori, Il fiore delle illusioni racconta di una formazione individuale e sentimentale che procede per errori e rinunce, scoperte più o meno gradite, interrogativi non sempre risolti (specialmente quelli sull'amore e sul proprio destino) e ricerca di risposte, qualche volta a tentoni. Inutile dire che sono proprio le pagine assolate su Monte Aspro a rifulgere nella narrazione, lì dove tradizione e ricerca di sé si intrecciano in modo solido, all'ombra di un personaggio secondario come Luciano che, con la sua irriverenza, sa come diventare talvolta protagonista e sovvertire le regole.
GMGhioni