di Luisella Fiumi
Neri Pozza, ottobre 2024
Con Come donna, zero si sorride, sì, perché l'ironia di Luisella Fiumi è ancora molto attuale; eppure ci si indigna molto, perché la vita famigliare raccontata in quello che Claudio Carabba ha definito un «furibondo memoriale» è pienamente inserita in una dimensione maschio-centrica. Dunque, si fa fatica ad accettare che la protagonista sia continuamente colpevolizzata, fatta sentire inferiore e inadeguata - e non solo dal marito, come appare evidentissimo nelle prime pagine, ma persino dalla madre!
La protagonista e io-narrante è la moglie di Gaetano Tumiati, chiamato per tutto il libro «il Bosi», che si reputa fin dalla prima pagina «un marito perfetto» (p. 7), che ha fatto l'«onore» (p. 9) di scegliere lei per moglie, nonostante le sue numerose mancanze. Ecco perché, stando alla sua visione, lei dovrebbe essergli infinitamente riconoscente e vorrebbe che la moglie attendesse sempre il suo ritorno dal lavoro di giornalista e lo accudisse in tutto e per tutto, prevedendo i suoi bisogni e facendolo sentire perennemente amato. E lei deve, chiaramente, fare da parafulmine: ogni volta che l'umore è nero, le tocca sorbirsi assurde tirate per il disordine, per la cura della casa, per la cucina o chissà cosa. Insomma, parola d'ordine: accettazione.
Eppure qualche battaglia viene vinta anche dalla moglie: come? Spesso con una quieta ostinazione, come quando tace davanti alle numerose rimostranze circa la sostituzione dell'ennesima brocca di cristallo rotta con una più pratica versione in plastica, e, dopo tempo e frecciate varie, anche lui è costretto ad ammettere che è molto più pratica. O quando lei si ostina a ordinare pollo lesso al ristorante perché è il piatto più a buon mercato, nonostante le ripetute accuse di tirchieria da parte del Bosi. Ma tante volte è la protagonista a scegliere il compromesso pur di riportare la pace in famiglia: e allora eccola a sobbarcarsi l'ennesima responsabilità con le figlie o ad accettare che l'unica persona degna di essere stanca sia proprio lui (perché ha un lavoro che conta di più ai suoi occhi).
D'altra parte, persino la suocera rassicura il Bosi, dicendogli in tutta franchezza: «Onestamente, ti avevo detto di non sposarla» (p. 50). E già questa battuta fa capire che la donna è tutt'altro che comprensiva, tende ad addossare tutte le colpe sulla figlia e a rilevare ulteriormente la sua presunta dappocaggine, come se essere diversa da lei significasse essere inevitabilmente nel torto.
Soffermandosi sul rapporto col marito, con la madre, con sé stessa, con le figlie e con le donne di servizio, Come donna, zero è un esempio di prosa sciolta, che abbraccia le istanze letterarie degli anni Settanta (il libro è uscito per la prima volta nel 1974) e che è sorprendentemente moderno. Quanti retaggi, magari meno esibiti, risuonano ancora nelle nostre vite famigliari? Ma anche la prosa è sorprendentemente moderna: divisa per frammenti che racchiudono un episodio specifico e autoconclusivo, quasi un micro-racconto, si appoggia a dialoghi svelti e incredibilmente verosimili per inserirci in un lessico famigliare che ironizza e denuncia al tempo stesso la subalternità solo formale della donna, mentre è lei a improvvisarsi idraulico quando serve, a badare alla quotidianità di tutti, senza avere il diritto di lamentarsi.
Alcuni episodi spingono tanto sul grottesco da risultare soprattutto comici (come quando il Bosi porta la moglie dal medico perché pensa che addormentarsi alle nove di sera sia il sintomo di qualche malattia grave e si ostina a rispondere lui alle domande del dottore al posto della moglie); altri, invece, suscitano - almeno in chi scrive questo pezzo - un immediato risentimento nei confronti del Bosi (si veda, ad esempio, la facilità con cui ritiene che la moglie sia matta in più di un'occasione).
Testimonianza umoristica di una vita famigliare in cui si sono rispecchiate (e forse si rispecchiano ancora) migliaia (o forse milioni?) di donne, Come donna, zero è un ripescaggio letterario interessante, che va oltre la mera satira di costume grazie a una vivacità intrinseca di prim'ordine, che rende il libro un microcosmo in cui affondare, mettendosi letteralmente nei panni di una donna che fa della penna il suo strumento principale di libertà.
GMGhioni