Malempin
di Georges Simenon
Adelphi, ottobre 2024
Traduzione di Francesco Tatò
pp. 142
€ 18 (cartaceo)
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Malempin è uno dei romanzi più intimi e suggestivi di Simenon. Scritto nel 1939 a Château de Scharrachbergheim (Dipartimento Bas-Rhin), e i cui primi due capitoli usciranno su un trimestrale in quello stesso anno, il libro verrà poi pubblicato nel 1940 da Gallimard. In Italia approda per la prima volta nel 1960 per Mondadori; Adelphi lo pubblica una prima volta nel 2021, all’interno di una raccolta e adesso lo ripropone singolarmente.
È ambientato nella Parigi borghese “dorata come una pesca”, per la bella stagione e per le vacanze che stanno per iniziare, almeno così dovrebbe essere per un medico e la sua famiglia. Ma a un certo punto cambia ogni cosa. Le vacanze vengono interrotte perché il figlio minore, Bilot, si ammala.
Jean, il più grande, ha undici anni ed è cresciuto senza difficoltà, senza un graffio, senza un problema. È quasi esasperante vederlo […] accanto al pallido e dolce Bilot, i cui otto anni sono stati offuscati da tutte le malattie possibili, dai problemi più sciocchi. (p. 16)
E così, mentre veglia notte e giorno il minore dei suoi figli, affetto da difterite maligna, il dottor Édouard Malempin rievoca il suo passato, soprattutto l’infanzia. E qui inizia un tempo proustiano fatto di odori, sensazioni e ricordi, che sono fermi e vividi nella memoria e che hanno una zona d’ombra, condita da misteri che il protagonista non è mai riuscito a interpretare fino in fondo, la scomparsa di suo zio o ancora la zia finita in manicomio.
Malempin ricorda, prova a capire il perché di alcune sensazioni. Al centro di questo romanzo ci sono la famiglia, le radici, i ricordi. C’è soprattutto il rapporto paterno con il figlio più debole, una sorta di preoccupazione che possiamo pensare sia la stessa del suo narratore, che si apprestava a diventare padre per la prima volta e peraltro in un periodo in cui soffiano nuovi e preoccupanti i venti di una nuova guerra.
Nella mia memoria ci sono tanti vuoti, ma rivedo nitidamente quell'immagine - e so anche che ero sul vaso, serio e paziente, quando in strada il clacson guaì come un cagnolino sperduto. (p. 47)
Le precarie condizioni economiche delle famiglie dell’epoca, che creavano conflitti e debiti vari, la certezza di aver trovato un amore pacificatore ma non passionale, forse una soluzione comoda ma non la felicità, l'amore di un bambino per una zia, la stessa donna che riesce a superare la morte del marito e accogliere in casa quel bambino per mantenerlo e istruirlo, per dargli un futuro più decoroso, più importante del suo, per regalargli quella felicità che lei non vedrà, perché sarà internata e morirà in manicomio.
Con questo romanzo, Georges Simenon si inserisce in una lunga tradizione letteraria europea che esplora le complesse dinamiche dei legami familiari, da Honoré de Balzac ad Albert Camus, ognuno dei quali ha trattato in maniera diversa le tensioni legate alla genitorialità.
Malempin è un libro che scava dentro le proprie paure, dentro i segreti inconfessati di ogni famiglia, dentro le motivazioni che ci portano ad essere quelli che siamo, inevitabilmente, senza sconti e senza eroismi. Un libro che parla di uomini comuni, di padri inadeguati, di mogli concilianti e rapporti comodi, in cui affondare, sprofondare, fino a perdersi del tutto.
Samantha Viva
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