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Hélène era diventata la nostra ossessione. Quante volte Bernard mi aveva mostrato la brutta foto che gli aveva mandato subito prima della disfatta e che lui teneva nel portafogli, dove si sgualciva ogni giorno di più; ce ne stavamo curvi, spalla contro spalla, a cercare di decifrare quel visino indefinito, sbiadito, con i capelli annodati dietro la nuca in uno chignon. Quegli occhi cupi probabilmente esprimevano soltanto la noia di rimanere in posa, ma ci sembravano, di volta in volta, teneri, misteriosi, inquieti, languidi. (p. 13)
Ma gli eventi non seguono il piano che avevano stabilito e Gervais si trova da solo. Bernard muore mentre attraversano i binari della stazione di Lione, a un passo dalla salvezza. Che fare? Gervais decide di prendere l'identità di Bernard e di presentarsi alle due donne come se fosse il suo amico. Sì, due donne, perché Hélène ha una sorellastra, Agnès, che vive con lei. E nell'immenso appartamento in cui vivono e in cui ci si perde come in una prigione allargata, comincia una danza pericolosa fra i vari personaggi che non sono come sembrano. Gervais, in un primo momento, si fa coccolare dalle loro premure, un tetto sopra la testa, coperte pulite, un cibo che non vedeva da tempo e un appartamento dove muoversi al sicuro. E poi le seduce, controlla i loro movimenti, diventa il centro dell'attenzione. Almeno così pensa lui, oppure è finito in un gioco in cui sono le due sorelle a comandare? E quando arriva la vera sorella di Bernard, Julia, il gioco diventa durissimo, tre donne, ognuna con i propri scopi e progetti e un uomo che deve nascondere la sua identità, perché Bernard è anche l'erede di uno zio molto ricco. La posta quindi è alta e il rischio lo è ancora di più.
Agnès non perdeva occasione per farmi fare da arbitro, con una naturalezza, un'innocenza calcolata e un'impudenza che mi lasciavano sgomento. Io sguazzavo nella menzogna, ferendo l'una con la mia reticenza e l'altra con le mie promesse. E ogni volta ero sicuro che ne sarei uscito sconfitto. Sapevo benissimo dove volevano arrivare: cercavano di costringermi a scegliere una di loro. (p. 81)
E così tra ambiguità oscure, sorrisi pericolosi, minacce velate, sottointesi crudeli si sviluppa fra i quattro personaggi un'intensa battaglia il cui scopo è la sopravvivenza. Assistiamo a una magistrale fuga dalla verità, tanto pericolosa quanto il male che si nasconde dietro a uno dei personaggi. Chi ci appare cattivo non è nulla in confronto a qualcun altro che amabilmente nasconde le sue vere ragioni, le sue trame indefinibili, il vuoto che può riempire solo con un'azione senza scrupoli. Il finale sarà inaspettato e ancora più crudele, con un colpo di teatro che non può non travolgere qualsiasi speranza, mal risposta.
Trama interessante, complessa e greve, ma sono i personaggi che escono dalla penna dei due autori a tenere insieme tutto il romanzo e a renderlo un gioiello di ambiguità e cattiverie. Le due sorelle, Hélène e Agnès, sono l'una l'ombra ambigua dell'altra, sembrano completarsi, ma in realtà fra di loro si sviluppa una guerra sotterranea sottile e complessa. E Gervais è perfetto come personaggio che sembra dominare e che in realtà, invece, viene irretito in una trama invisibile di minacce, sospetti, trappole che lui pensa di evitare ma che invece lo rendono sempre più vulnerabile.
In questo romanzo vertiginoso, claustrofobico, Pierre Boileau e Thomas Narcejac mostrano le loro doti di narratori sinistri, inquietanti, profondamente crudeli, mentre i personaggi non hanno scampo. Le lupe racchiude molte storie, tutte riprovevoli, dove alla fine uno solo dei personaggi ci racconterà la verità. E non potremo che rimanere attoniti di fronte all'unica verità in punta di morte.
Fulvio Caporale
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