"Other Birds" di Sarah Addison Allen: una storia che scalda il cuore, ma senza indorare la pillola

 



Other Birds
di Sarah Addison Allen
Tlon, 2024

Traduzione di Clara Nubile

pp. 352
€ 20 (cartaceo)

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Other Birds è un romanzo che non si fa descrivere facilmente: romanzo corale, realismo magico, storia di fantasmi, ambientazione del Sud degli Stati Uniti… Leggendo la bandella, ho capito subito che c’era parecchia carne al fuoco, ma si intuiva anche un centro inafferrabile, un qualcosa in più della somma delle parti. E la curiosità ha avuto la meglio: ho dovuto assolutamente leggerlo, per capire di cosa si trattava. E per fortuna che l’ho fatto, perché Other Birds è un romanzo unico nel suo genere.

È innanzitutto una storia – apparentemente – semplice, capace di rinfrancare e di scaldare il cuore, come in effetti ben poca letteratura contemporanea riesce a fare. Racconta la storia di una ragazza, Zoey, che, finite le superiori, si trasferisce nel monolocale lasciatole in eredità dalla madre, nella città dove ha deciso che frequenterà anche l’università. Lì, alla ricerca delle sue origini e di un senso di appartenenza, troverà una vera e propria famiglia alternativa, composta dagli abitanti del complesso di appartamenti dove si trova il suo monolocale: il Giardino dei turchini, un posto fiabesco fin dal nome, popolato di piccoli uccelli blu – i turchini, appunto, un’invenzione dall’autrice. E il contesto in generale è davvero fatato: la cittadina (anch’essa immaginaria) dove si trova, l’isola di Mallow, è un sobborgo di Charleston, North Carolina, famoso per le caramelle, il cui odore zuccheroso domina la città. C’è un tram turistico che fa il giro della cittadina, c’è il sapore di casa della cucina del Sud, e c’è perfino un libro, Dolce isola di Mallow, scritto da un autore misterioso e unica ragione per cui l’isola è conosciuta ai più, che sembra aver trasformato la città stessa in una specie di setting romanzesco, rendendo possibile qualsiasi storia.

Le storie non sono finzioni. Le store sono tessuto. Sono i lenzuoli bianchi che mettiamo sui nostri fantasmi, così possiamo vederli.

Eppure queste premesse sono solamente lo sfondo su cui le storie vere e proprie dei personaggi si stagliano. Il romanzo è infatti sostenuto da un andamento corale, grazie al quale la storia così apparentemente semplice e piena di calore si riempie di chiaroscuri: si scoprono i passati complicati dei personaggi, ed entrano in gioco temi di salute mentale, dipendenze, immigrazione, povertà, sette religiose, violenza domestica. Ma arrivano anche elementi fantastici a colorare la trama, e a sfumare il confine tra ciò che è tristemente molto reale e realistico e ciò che magari non lo è, ma che comunque incarna stati d’animo verissimi, e condivisibili dai lettori.

Alla storia di Zoey, dolce e ingenua, accompagnata costantemente da un uccellino invisibile, che riesce a unire attorno a sé tutti gli abitanti del Giardino dei turchini grazie al suo animo ospitale e aperto, si aggiunge il punto di vista di Charlotte, giovane artista dal passato travagliato; di Mac, cuoco che si sveglia ogni mattina coperto di farina di mais; di Frasier, che ascolta le voci dei fantasmi del suo passato – qualcosa che condivide con tutti gli altri personaggi, ma che nel suo caso avviene letteralmente. E poi ci sono i segreti di Lucy e Lizbeth, due sorelle in rotta, e di Oliver, figlio di Lizbeth, che tornerà anch’esso all’isola di Mallow alla ricerca di un senso di appartenenza che sembra irraggiungibile.

Bambini, non aggrappatevi con tutta questa forza al vecchio amore dimenticandovi di vivere. Il vecchio amore non è l'unico amore che avrete nella vita. E vi posso garantire da questa dimensione che, comunque, non svanisce mai davvero. 
Quindi, lasciatelo andare.
Qualsiasi cosa stiate trattenendo, lasciatela andare. (pp. 219-220)

Other Birds è una storia di vite semplici, di persone che si risollevano dai propri traumi per cercare un proprio piccolo posto nel mondo in cui sentirsi a casa, anche a fronte delle circostanze più ostili. E che riescono a farcela grazie all’unica cosa in grado di sostenerci nei momenti più duri: la comunità. Che spesso non coincide con la famiglia di sangue, anzi.

Marta Olivi