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"Che felicità tesoro mio, scriverti!" - l'appassionante (e appassionata) corrispondenza tra Jean Cocteau e Jean Desbordes

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Ti amerò fino alla morte. Corrispondenza con Jean Desbordes (1925-1938)

di Jean Cocteau
Clichy, ottobre 2024

Traduzione di Maria Laura Vanorio e Maria Claudia Bile

pp. 136
€ 18,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Francia, 1889: a Maisons - Laffitte, non lontano da Parigi, nasce Jean Cocteau, poeta, drammaturgo, romanziere, cineasta e uomo di grande cultura, sicuramente uno dei nomi più importanti del Novecento d'oltralpe. Qualche anno dopo, nel 1906, e qualche chilometro più in là, nei Vosgi, viene alla luce Jean Desbordes, futuro letterato e drammaturgo. Le strade dei due si incrociano negli anni Venti; infatti, dopo aver letto La spaccata, Desbordes inizia a scrivere a Cocteau e se prima la relazione sembra attestarsi su un piano esclusivamente professionale, ben presto la stima e l'ammirazione reciproca danno luogo a un rapporto molto più profondo, con sfumature sentimentali e passionali. Purtroppo la loro vicenda non è destinata a un lieto fine, e la morte violenta a cui va incontro Desbordes, arrestato dalla Gestapo per le sue attività di sostegno alla Resistenza e torturato fino al decesso del 6 luglio 1944, lascia una scia di strazio e amarezza sull'intera vicenda. Tuttavia, nonostante ciò, il carteggio, pubblicato in Francia nel 2023 da Editions Albin Michel e dato alle stampe in Italia dalla casa editrice Clichy, mostra un sentimento profondo, romantico e sincero, una relazione improntata non solo sulla reciproca stima letteraria, ma anche su una viva passione:

Che felicità tesoro mio, scriverti! Fremevo di gioia per tutta la cena. Sapevo che poi ti avrei scritto, in camera mia, al caldo, con te, nell'ora in cui ci teniamo stretti. Ti ho già detto che mamma ha una forte nausea e che è angosciante? E che è molto depressa? Non mangia niente e non si alza dal letto. Sto accanto a lei ed è felice. Sono felice anch'io, ma quando le tengo la mano penso a te, amore mio, e con una gioia tale che il mio cuore ne è inondato e ne trabocca. [...] Non so niente, non mi muovo, non scrivo: ti amo. (p. 65)

Un amore totalizzante, quindi, ma non esente da crisi: a una prima, tenera e folle, fase d'amore pieno, seguono alti e bassi, fino a quando, nel 1933 i due si lasciano. Diversi anni dopo, nel 1937 Jean Desbordes si sposerà. Tuttavia i due resteranno legatissimi da un destino beffardo, dato che Desbordes, dopo il suo arresto, morirà nella notte tra il 5 e il 6 luglio, ovvero nel giorno del compleanno di Cocteau. Inoltre, sempre del 6 luglio è la prima lettera che quest'ultimo invia a Desbordes.

Jean Cocteau ebbe una vita complessa, caratterizzata da un ingegno multiforme e un talento cristallino in molti campi, ma contrassegnata anche da una profonda dipendenza dall'oppio, da cui cercherà ripetutamente, e per tutta la sua vita, di disintossicarsi. Anche questa vicenda farà sì che la sorella di Desbordes non veda di buon occhio Cocteau, come ci viene raccontato nell'introduzione di Marie Jo Bonnet. In essa si ripercorrono le interessantissime vicissitudini che questo carteggio, inedito finora, ha dovuto superare per arrivare fino a noi. Lettere che hanno dovuto attraversare diversi decenni e altrettanti proprietari, ma che sono giunte fin qui, e che anche grazie all'operato della casa editrice Clichy e del prezioso lavoro di cura da loro svolto, possiamo leggere. Conservate prima dalla sorella di Desbordes, Eliette, è grazie a un giovane storico di nome Pierre Chanel e al suo attento e determinato lavoro di ricostruzione che oggi possiamo conoscere questa romantica e sfortunata storia d'amore.

Nel 1925 Cocteau non attraversa un periodo facile, dopo la morte di Raymond Radiguet vive una profonda crisi personale, ma la conoscenza e l'amore per Desbordes diventano per lui una finestra di benessere e aderenza alla vita. Un amore profondo e straziante, libero da obblighi e convenzioni sociali e pronto solo a ubbidire all'urgenza della passione.

Valentina Zinnà