Una malattia da cui non si vuole guarire: "Ossessione bibliofila"

 


Ossessione bibliofila
a cura di Antonio Castronuovo
La nave di Teseo, novembre 2024

pp. 192
€ 22,00 (cartaceo)


«L'amore per i libri - la cosiddetta bibliofilia - è una delle passioni più dolci che ci siano». Un libro in tasca è, al pari della coperta di Linus, un antidoto alle brutture della realtà. Ma la bibliofilia confina e sconfina spesso in bibliomania, ossia assillo a possedere libri, ad acquistarli compulsivamente. Ossessione bibliofila è il quinto numero dei Quaderni dell'Aldus Club, l'Associazione Internazionale di Bibliofilia, che dal 2023 sono editi da La nave di Teseo.

La bibliomania di cui si occupa il libro è quella dei collezionisti di libri d'epoca - non a caso Umberto Eco fu il presidente dell'Associazione fino alla morte - ma spaziando fra codici e prime edizioni, aleggia l'ossessione libresca in tutte le sue declinazioni. Perché davvero, come scrive Alessandro Danovi nella premessa, «l'amore per i libri può declinarsi in innumerevoli modi, incarnandosi in una folta galleria di personaggi». Questo testo tiene conto, con pregevole ironia, di questi innumerevoli personaggi che incarnano l'ossessione bibliofila, che è una patologia per cui non si accetta la cura. 
È proprio il glossario introduttivo di Antonio Castronuovo, il curatore, che ci fornisce dettagliatamente il repertorio dei morbi librari. Dalla bancarellite alla sindrome da fascetta, passando per la cleptomania dell'imprestato (e chi non l'ha subita?), il divertissiment del glossario ci introduce con leggerezza al primo dei saggi, Ma esiste la bibliomania? di Hans Tuzzi.
Proust fa dire al Narratore, nel Temps retrouvé (e mentre scrivo queste righe lo vedo, nella sua vetrinetta, nell'edizione La gerbe, il cui valore venale in trent'anni è diminuito), quando nella biblioteca dei Guermantes nota un'esemplare di François le Champi in prima edizione originale, che le vere, autentiche prime edizioni sono quelle nelle quali abbiamo letto la prima volta un libro amato: in esse vi è concentrato tutto il piacere provato, ed esso richiama quel tempo lontano, con tutto ciò che concorse a renderlo unico. (p. 29)

Questo approccio 'sentimentale' al mondo dei libri è, insieme a un taglio più accademico, la forza di questo libro che riesce ad entusiasmare e a divertire. Ci strappa più di un sorriso, in effetti, l'articolo di Aristide Saggino: Siamo noi bibliofili affetti da disturbo da accumulo? Domanda, ahimè, retorica. Sagino narra che, durante un convegno di una società scientifica di psicoterapia, assistette con crescente turbamento a una relazione sulla diagnosi del disturbo da accumulo, rendendosi conto di rientrare perfettamente nella casistica della patologia. Di questa patologia di cui gli affetti rifuggono qualsiasi cura ci viene fornita anche la versione dell'editore, nella figura di Matteo Luteriani.

Cosa unisce un autore e un editore? La ricerca del bello, o meglio, del sublime. Un autore scrive sempre con un sogno: essere per sempre ricordato per il lavoro intellettuale che ha prodotto ricordato dai contemporanei, riposto nelle biblioteche a memoria e funzione dei posteri, citato quando famoso, cantato quando famosissimo. Ma non potrebbe esistere senza un editore che prima di tutto ha creduto in lui e nel suo scritto. Perché un editore è un sognatore al pari dell'autore e forse ancora di più, perché mentre un autore è l'artefice personale del suo scritto, un editore è un artefice per interposta persona, un costruttore di sogni altrui nei quali con modestia e in silenzio, pone anche la sua creatività. (pp. 42-43)

Il collezionista partecipa alla medesima ricerca del bello, che crea la memoria dell'uomo. Nella prima parte del volume trovano anche spazio riflessioni sull'amore del libro nell'era digitale (Maurizio Nocera), che sembra essere rivolto solo al contenuto, incurante al supporto in cui esso è trasmesso. Nel saggio di Nocera trovano spazio preziose e, come sempre, brillanti citazioni di un articolo di Umberto Eco, che attestava che il bibliofilo non è spaventato né da Internet, né dagli e-book (e in effetti non possiamo a posteriori che dargli ragione).

La seconda parte del volume, Collezionisti e collezioni, ci offre una carrellata di alcuni importanti collezionisti. Segnalo con particolare interesse Ugo Mursia editore e collezionista di Conrad di Roberta Cesana, e L'archiviomane Carlo Emilio Gadda di Paola Italia. Una collezione, quella di Gadda, definita da Claudio Vela che per prima ne ha dato una ricognizione generale, una "biblioteca biografica". 

Nella biblioteca di Gadda i libri erano contigui secondo "accoppiamenti giudiziosi" alfabetici, ma anche tematici, con frequenti incursioni di libri estranei alla storia interna della biblioteca stessa. Una biblioteca forse maggiore, ma non troppo, di quanto conservato fisicamente, e che non rappresenta un oggetto di culto, ma uno strumento di lavoro: classici latini e greci, classici italiani, letteratura straniera, soprattutto francese, filosofia [...] psicoanalisi. (p. 99)

Scopriamo che Gadda non era un "postillatore", ma alcune chiose a margine di Leopardi e Kant sono assolutamente primizie per gli affezionati dello scrittore milanese. 

L'ultima parte, Confessioni di oggi, raccoglie gli interventi di alcuni bibliomani "rei confessi"; c'è pure chi si dichiara un «perverso completista» (Pablo Echaurrenn), che si occupa di opere futuriste. 

Ho conosciuto gli spacciatori di "introvabili", una contraddizione in termini. Altri che in definitiva mi consideravano e mi considerano un intruso, estraneo al mondo della bibliofilia inteso come un club ristretto di iniziati agli effluvi della carta stampata. (p. 168)

La perversione completista, quella di Echaurrenn è legata al futurismo, ma ognuno può avere la propria, è una delle tante manie che attanagliano gli adoratori dei libri, che in questa pubblicazione si mostrano tutti consapevoli di apparire anacronistici e anche oggetto di ironia, se non proprio di sarcasmo. Tuttavia, in questo feticismo che accomuna anche noi comuni recensori, si celano voli e fantasia e la custodia attenta dei segni dell'uomo nella storia.

Deborah Donato