a cura di Antonio Castronuovo
La nave di Teseo, novembre 2024
pp. 192
€ 22,00 (cartaceo)
Proust fa dire al Narratore, nel Temps retrouvé (e mentre scrivo queste righe lo vedo, nella sua vetrinetta, nell'edizione La gerbe, il cui valore venale in trent'anni è diminuito), quando nella biblioteca dei Guermantes nota un'esemplare di François le Champi in prima edizione originale, che le vere, autentiche prime edizioni sono quelle nelle quali abbiamo letto la prima volta un libro amato: in esse vi è concentrato tutto il piacere provato, ed esso richiama quel tempo lontano, con tutto ciò che concorse a renderlo unico. (p. 29)
Questo approccio 'sentimentale' al mondo dei libri è, insieme a un taglio più accademico, la forza di questo libro che riesce ad entusiasmare e a divertire. Ci strappa più di un sorriso, in effetti, l'articolo di Aristide Saggino: Siamo noi bibliofili affetti da disturbo da accumulo? Domanda, ahimè, retorica. Sagino narra che, durante un convegno di una società scientifica di psicoterapia, assistette con crescente turbamento a una relazione sulla diagnosi del disturbo da accumulo, rendendosi conto di rientrare perfettamente nella casistica della patologia. Di questa patologia di cui gli affetti rifuggono qualsiasi cura ci viene fornita anche la versione dell'editore, nella figura di Matteo Luteriani.
Cosa unisce un autore e un editore? La ricerca del bello, o meglio, del sublime. Un autore scrive sempre con un sogno: essere per sempre ricordato per il lavoro intellettuale che ha prodotto ricordato dai contemporanei, riposto nelle biblioteche a memoria e funzione dei posteri, citato quando famoso, cantato quando famosissimo. Ma non potrebbe esistere senza un editore che prima di tutto ha creduto in lui e nel suo scritto. Perché un editore è un sognatore al pari dell'autore e forse ancora di più, perché mentre un autore è l'artefice personale del suo scritto, un editore è un artefice per interposta persona, un costruttore di sogni altrui nei quali con modestia e in silenzio, pone anche la sua creatività. (pp. 42-43)
Il collezionista partecipa alla medesima ricerca del bello, che crea la memoria dell'uomo. Nella prima parte del volume trovano anche spazio riflessioni sull'amore del libro nell'era digitale (Maurizio Nocera), che sembra essere rivolto solo al contenuto, incurante al supporto in cui esso è trasmesso. Nel saggio di Nocera trovano spazio preziose e, come sempre, brillanti citazioni di un articolo di Umberto Eco, che attestava che il bibliofilo non è spaventato né da Internet, né dagli e-book (e in effetti non possiamo a posteriori che dargli ragione).
La seconda parte del volume, Collezionisti e collezioni, ci offre una carrellata di alcuni importanti collezionisti. Segnalo con particolare interesse Ugo Mursia editore e collezionista di Conrad di Roberta Cesana, e L'archiviomane Carlo Emilio Gadda di Paola Italia. Una collezione, quella di Gadda, definita da Claudio Vela che per prima ne ha dato una ricognizione generale, una "biblioteca biografica".
Nella biblioteca di Gadda i libri erano contigui secondo "accoppiamenti giudiziosi" alfabetici, ma anche tematici, con frequenti incursioni di libri estranei alla storia interna della biblioteca stessa. Una biblioteca forse maggiore, ma non troppo, di quanto conservato fisicamente, e che non rappresenta un oggetto di culto, ma uno strumento di lavoro: classici latini e greci, classici italiani, letteratura straniera, soprattutto francese, filosofia [...] psicoanalisi. (p. 99)
Scopriamo che Gadda non era un "postillatore", ma alcune chiose a margine di Leopardi e Kant sono assolutamente primizie per gli affezionati dello scrittore milanese.
L'ultima parte, Confessioni di oggi, raccoglie gli interventi di alcuni bibliomani "rei confessi"; c'è pure chi si dichiara un «perverso completista» (Pablo Echaurrenn), che si occupa di opere futuriste.
Ho conosciuto gli spacciatori di "introvabili", una contraddizione in termini. Altri che in definitiva mi consideravano e mi considerano un intruso, estraneo al mondo della bibliofilia inteso come un club ristretto di iniziati agli effluvi della carta stampata. (p. 168)
La perversione completista, quella di Echaurrenn è legata al futurismo, ma ognuno può avere la propria, è una delle tante manie che attanagliano gli adoratori dei libri, che in questa pubblicazione si mostrano tutti consapevoli di apparire anacronistici e anche oggetto di ironia, se non proprio di sarcasmo. Tuttavia, in questo feticismo che accomuna anche noi comuni recensori, si celano voli e fantasia e la custodia attenta dei segni dell'uomo nella storia.
Deborah Donato