Le governanti
di Anne Serre
La Nave di Teseo, gennaio 2025
Traduzione di Cettina Caliò
€ 16 (cartaceo)
Da dove venivano? Difficile a dirsi. Si può tuttavia ipotizzare che malgrado la loro giovane età, avessero conosciuto un certo numero di drammi, o almeno uno. Quello che conduce a una tale supposizione è la loro eccentricità. Troppa gioia, troppa amarezza, una strana frenesia, troppo appetito, troppo silenzio. C'è chiaramente un segreto nel passato delle governanti. Forse niente di straordinario ma qualcosa intorno a cui si sono strutturate. (pp. 40-41)
Probabilmente, se la regista Sofia Coppola avesse scritto una novella invece di girare Il giardino delle vergini suicide, sarebbe stata questa. Anne Serre, autrice francese di più di quindici romanzi e raccolte di racconti, esordisce in questa traduzione italiana di Les gouvernantes (prima edizione del 1992) proponendo una favola. Una favola erotica, però, ed estremamente perturbante, due connotazioni che amo sempre molto incontrare nei libri.
Le governanti, oltre che da Il giardino delle vergini suicide di Coppola, prende anche da La finestra sul cortile e dallo stile esplicito e seducente di autrici notoriamente erotiche come Emmanuelle Arsan e Anaïs Nin; in più, però, avvolge la tensione sessuale delle tre protagoniste - le governanti, appunto - intorno a un'ambientazione fiabesca e un po' inquietante (che prende a piene mani dalle favole Disney e dai suoi boschi e parchi incantanti) e al legame quasi animalesco che hanno con la sessualità.
Éléonore, Laura e Inès sono giovani, bellissime, sono ninfe, «farfalle morte» (p. 14) o divinità crudeli un po' alla Jodorowski in Albina: sono libere, affamate, sono pronte a divorare (termine usato molto spesso nel testo) tutti gli uomini che, per caso, attraversano il parco della tenuta in cui lavorano. Vanno a caccia, nel vero senso della parola, a discapito di chi ha la sfortuna (o la fortuna, dipende dai punti di vista) di venire catturato. In questa veste di ospiti malefiche mi hanno anche ricordato le protagoniste del film L'inganno.
Le gonne s'impigliano fra i rovi e si strappano qua e là. Le alte felci cariche d'acqua si svuotano sui loro eleganti stivaletti. Le braccia nude sono piene di graffi, le gambe bagnate di pioggia, le gonne intrise di odori. Non capita tutti i giorni di andare a caccia in quella casa. Troppo spesso c'è ben poco da catturare. Questo qui sarà preso, leccato, morso e divorato come si deve. E quando avrà dato tutto e sarà stremato, allora lo lasceranno andare. Sarà come un neonato, nudo sul verde salvia del prato, e loro avranno ricordi per le sere d'inverno così lunghe, così esasperanti nell'attesa, dietro le finestre, di qualcuno che arrivi. (p. 26)
Quando tutte e tre indossano il giallo, ci si può aspettare di tutto. È il colore della follia. Il colore che le libera da se stesse, quello in cui si sentono nude, esposte, fascinose. Le si vede in giallo solo davanti al cancello, nottetempo, o nei giorni di eccesso di furia. Il giallo le rende venefiche e crudeli. In quei giorni lì si armano di pugna-li, nutrono un aspide in seno, falciano l'erba alta del giardino come la Regina di Cuori la testa dei suoi giardinieri. Più di uno si è pentito amaramente di averle incontrante in quei giorni. Gli sono passate addosso esili, taglienti e a morsi gli hanno strappato ogni desiderio. Lui è rimasto sul prato, senza fiato. (p. 61)
Il modo in cui l'autrice descrive le tre ragazze sottolinea il loro divino femminile: gioca a restare in equilibro tra la loro connotazione fatata e quella bestiale. Chi sono? Da dove vengono? Perché ora sembrano Le tre Grazie e un attimo dopo delle arpie o delle sirene della mitologia greca? Il desiderio di cui è intriso il libro, che più che romanzo definirei novella, è perturbante, drammatico, estremamente ammaliante. Le immagini che crea Serre sembrano dei quadretti o delle fotografie pensate e studiate a lungo: in questo particolare, posso dire che lo stile dell'autrice è molto cinematografico.
Tutti i personaggi hanno in comune qualcosa: il non vivere. Restano sospesi, come in una vera fotografia, aspettando che qualcuno li svegli dal torpore. Questa atmosfera vaga e quasi fumosa, come se ci si trovasse in una nebbia sovrannaturale, connota tutto il romanzo, che però non disdegna sprazzi e lampi sorprendenti, come quando si concentra sugli abiti delle donne, sulla descrizione minuziosa della loro bellezza fisica e caratteriale.
Mi sento di consigliarlo a chi ama l'estetica dei film di Sofia Coppola (il già menzionato Il giardino delle vergini suicide, ma anche Marie Antoinette), a chi legge autori come Apollinaire, Emmanuelle Arsan, Angela Carter e a chi vuole leggere una favola nella forma che sia erotica ed esplicita nei temi e nello stile di scrittura.
Io dico solo che mi è piaciuto talmente tanto che l'ho letto due volte di fila.
Deborah D'Addetta
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