Correzione
di Thomas Bernhard
Adelphi, gennaio 2025
Traduzione di Giovanna Agabio
pp. 291
€ 20 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)
Una persona ha un'idea, e un giorno nella sua vita, nel momento decisivo, incontra un'altra persona che per la sua natura e contemporaneamente per il suo stato mentale in rapporto al momento decisivo di colui che l'ha incontrata, porta quest'ultimo ad attuare la sua idea, fa sì che la sua idea diventi realizzazione e infine compimento della realizzazione. (p. 101)
Nella nuova veste Adelphi, Correzione di Thomas Bernhard (pubblicato nel 1975 e tradotto in Italia nelle due edizioni Einaudi del 1995 del 2013) inizia con la notizia della morte di Roithamer, accostabile a Ludwig Wittgenstein (ne condivide il soggiorno a Cambridge, dove insegnava, e un ambizioso progetto architettonico) e che, nell'abitazione di un vecchio conoscente, Höller, avvolta dalla foresta del Kobernausserwald, ha concepito una temeraria costruzione a forma di cono.
Realizziamo l'idea allo scopo di realizzare noi stessi per una persona amata. (p. 181)
Roithamer, insegnante di scienze naturali odiato dalla famiglia a causa degli atteggiamenti autodistruttivi, ha costruito il cono per l'amore della sorella; la prematura morte della donna ne ha segnato la perdita della ragione, fino al suicidio.
Un narratore sopravvissuto a una polmonite acuta e di cui non conosciamo il nome, accolto nella stessa stanza che aveva ospitato Roithamer, accetta di classificare gli scritti abbandonati dall'uomo, e si concentra su un testo ostico ed esteso, A proposito di Altensam e di tutto ciò che è connesso ad Altensam, con particolare riferimento al cono.
L'azione di riordino gli mostra la genesi e il compimento dell'idea di Roithamer, missione e mezzo di consacrazione estrema, generatrice e contenitore del significato più alto dell'esistenza. Roithamer ha portato all'estremo il suo sforzo intellettuale, rinunciando a qualsiasi forma di socialità e lavorando, senza sosta, fino alla disgregazione. La permanenza nella stanza di Höller ha solo sancito la sua solitudine e compiuto la sua disperazione. Il lavoro ha prodotto un risultato beffardo, consustanziato nella morte della sorella e, di lì a poco, della sua.
Quando abbiamo realizzato e portato a termine qualcosa di eccezionale non abbiamo ottenuto nient'altro che quello che hanno ottenuto anche tutti gli altri, nient'altro che solitudine. (p. 291)
Soprattutto nella seconda parte di Correzione s'impone la pessimistica constatazione dell'assenza totale di significato dell'esistenza; l'individuo tenta di correggere il mondo circostante, stratificato in infinite forme, correggendo se stesso, la sua natura, annientandosi e fallendo; la vita non si può governare né ammansire o comprendere e, prendendone atto, all'individuo resta a disposizione la correzione ultima: il suicidio. Le ultime pagine del manoscritto di Roithamer sono inequivocabili.
Il fatto che tutti pensino sempre di uccidersi ma non si uccidano, dissi, determina l'equilibrio del nostro popolo. (p. 122)
Immerso negli scuri silenzi dell'abitazione, il narratore scivola nell'abisso di un ambizione folle e attrattiva, ipnotica. A tenerlo a galla è il rapporto col padrone di casa, un imbalsamatore di poche parole e figlio di una società chiusa e rigidissima di cui Bernhard, con sapienza, ne delinea le caratteristiche più subdole.
Adesso, pensavo, ho il dovere di dirgli almeno qualcosa, di avviare una conversazione, quale che sia, ma tale da distrarlo dal suicidio di Roithamer e da tutto ciò che è connesso al suicidio di Roithamer. (p. 109)
Alcune cene riescono a stemperare la tensione rimasta addosso dalla lettura del manoscritto di Roithamer, persino a rievocare alcuni momenti più leggeri, legati all'infanzia. Un sentiero, impervio e avventuroso, sembra simboleggiare la loro vita: i due garantiscono l'un l'altro che lo affronteranno sempre, al contrario di Roithamer, che l'ha abbandonato.
Höller fa da contrappeso a Roithamer così come, se non di più, del narratore. A fronte di un genio folle che si è fatto da parte, sopravvivono due individui più pragmatici. Come l'amico defunto, anche Höller ha costruito un'abitazione per i suoi ma, al suo contrario, egli è rimasto in vita, incarnando un atto di speranza e continuità che contrasta i toni cupissimi di un testo che, a distanza di cinquant'anni dall'uscita, nutre l'angoscia di chi lo legge, un romanzo estenuante, ingabbiante, fatto di muri di testo, pochi punti, niente respiro, che lascia malconci e senza energia, alla percezione mastodontico e ben superiore alle 291 pagine che lo compongono, dovuta alla mole e carica di riflessioni e sentenze che si incuneano nella nostra testa con forza implacabile e che, va scritto, restano attuali.
L'uno aveva costruito una casa ideale per i suoi scopi, l'altro, così credeva, aveva costruito il cono ideale per sua sorella. (p. 82)
Ma mentre Roithamer è morto per il suo cono e per giunta ha ucciso anche la sorella con la sua idea e con la realizzazione della sua idea, Holler è ancora in vita. (p. 101)
Daniele Scalese