La storia inizia con un’ambientazione apparentemente perfetta: Sillingbo, Natale 2020. Nonostante le regole della pandemia, che impongono il distanziamento sociale e di festeggiare da soli, in casa, a Natale, Ludvig Rute, pittore di fama internazionale, invita i suoi fratelli e la sorella per trascorrere insieme le festività. Piccolo particolare: fa credere a ognuno dei congiunti di essere l'unico invitato. Si presenteranno il fratello Lars con la moglie Ellen, per primi; poi sarà la volta di Louise e la figlia Linn, infine Leif. Ad accoglierli, oltre Ludvig, c'è la compagna Catherine, molto più giovane di lui e proprietaria della casa svedese dove si svolgerà la reunion.
Ma ciò che dovrebbe essere un'apparentemente serena riunione di famiglia si rivela fin da subito un campo minato emotivo. Gli invitati, che non si vedono da anni, portano con sé risentimenti, vecchie ferite e una totale mancanza di voglia di stare insieme.
Inoltre la cena era stata anche rattristata da una leggenda che aleggiava sulla casa e dal fantasma di una bambina che ogni tanto si sentiva urlare per le mura della magione. Ludvig, il più famoso dei fratelli, il più ricco e anche il meno simpatico, è malato da tempo e, in preda a una rinnovata religiosità, sembra aver voluto riunire attorno a sé tutta la famiglia per un ultimo commiato; tuttavia, ha un motivo ben più urgente per questo incontro, qualcosa che deve essere detto e che cambierà per sempre la vita di tutti.
La tensione esplode nella notte di Natale. La mattina del 25 dicembre, sotto una fitta nevicata, i commissari Gunnar Barbarotti ed Eva Backman vengono chiamati sul luogo di un delitto: uno dei fratelli è morto. A complicare il mistero, la scomparsa di due quadri di grande valore. La scena si trasforma in un labirinto di ipotesi: è stato un furto sfociato in omicidio, oppure il male ha radici più profonde, sepolte nel passato della famiglia?
Nesser è magistrale nel dosare le informazioni, seminando sospetti che si accumulano senza mai appesantire la narrazione. Ogni membro della famiglia sembra avere qualcosa da nascondere, e le loro storie personali si intrecciano con il caso, rivelando un mosaico di rancori, gelosie e ambizioni soffocate.
Le indagini di Barbarotti e Backman sono lente e riflessive, specchio della complessità del caso, ma è proprio questa attenzione ai dettagli a rendere il romanzo così avvincente.
Gli era capitato molte volte di pensare che le persone potevano sembrare normali quando le si incrociava in un negozio, su un treno o a qualche conferenza, ma non appena si approfondiva la conoscenza, quando diventavano individui, l'impressione poteva cambiare radicalmente. (p. 231)
E poi c’è il passato: una presenza oscura che aleggia su tutti, pronta a reclamare il suo tributo. Lo scrittore non si limita a raccontare un delitto; scava nel cuore dei suoi personaggi, mostrando come i legami familiari possano essere sia un rifugio che una prigione. Ne analizza le vite, fa in modo che siano loro stessi a raccontare il punto di vista sugli eventi presenti e su quelli passati e infine ci fa capire la complessità dell'indagine investigativa, i dubbi, le false piste e l'unica verità, lasciata per la fine.
Il risultato è un thriller che non si dimentica, dove il gelo svedese si insinua nelle ossa e i segreti di famiglia esplodono in una scia di sangue che si allunga ben oltre il Natale. Un romanzo che è un viaggio nelle pieghe più oscure dell’animo umano, con un finale che lo scrittore fa rivelare al lettore prima ancora che ci arrivino gli investigatori.
Non ultimo è il periodo scelto per il romanzo: piena pandemia, dove tutto diventa più difficile, più distante e non si sa ancora se davvero si potrà tornare alla normalità, in un tempo che sembra sia stato sottratto al mondo e che ha tanto ha tolto a ognuno di noi.
Per parte sua, Barbarotti non aveva un'opinione; bastava e avanzava che tutti gli altri sembrassero averne. Non solo sul futuro, ma anche sul Covid-19 e su quanto fosse fallimentare la gestione della grave emergenza da parte delle autorità. Che il più delle volte avevano fornito risposte categoriche e molte semplificate a domande estremamente complicate, pensava Barbarotti. (p. 243)
Per chi ama i thriller psicologici e le atmosfere nordiche, questo libro è davvero indicato. Nesser si conferma una delle voci più potenti del noir svedese contemporaneo.
Samantha Viva
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