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Il dirigibile dell'odio: un giallo che ci parla di ieri e di oggi: "Il crimine del buon nazista" di Samir Machado de Machado

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il crimine del buon nazista



Il crimine del buon nazista
di Samir Machado de Machado
Sellerio, 2024

pp. 196
€ 14 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Samir Machado de Machado, con Il crimine del buon nazista, ci trasporta sull’Atlantico a bordo dell'LZ 127 Graf Zeppelin, un colosso volante che diventa un microcosmo dove l'ideologia nazista trova terreno fertile. Siamo nel 1933, e l'ascesa del nazismo getta un'ombra sinistra sui lussuosi saloni del dirigibile. Qui, un gruppo di personaggi, ciascuno con le proprie ossessioni e pregiudizi, si ritrova alle prese con un delitto.

Machado de Machado, con la maestria di un orologiaio che smonta un meccanismo complesso, ci presenta un gruppo di caratteri che si intrecciano come gli ingranaggi di un macchinario infernale. C'è il dottor Vöegler, l'eugenetista convinto, che incarna la fredda razionalità del male. Le sue teorie, apparentemente scientifiche, celano un abisso di odio e di disprezzo per l'umanità: «Bloccando l'accesso all'immigrazione asiatica e africana e incrementando quella di italiani e tedeschi, la superiorità del sangue bianco su quello negroide basterà a sbiancare la razza». Al suo fianco, troviamo Bruno Brückner, il braccio armato del regime, la cui uniforme e lo sguardo penetrante incarnano la forza bruta e la violenza. Ma il quadro non si limita ai fanatici e ai violenti. C'è anche Otto Klein, il piccolo borghese, che si aggrappa al nazismo come a un'ancora di salvezza, mosso da opportunismo o paura. La sua presenza sottolinea come il nazismo abbia attirato a sé persone di ogni ceto sociale. E poi William Hay, l'inglese scettico, che osserva con distacco l'orrore che lo circonda, quasi a voler sottolineare l'assurdità di una situazione che, pur essendo estrema, non è così lontana dalla nostra realtà. E infine la baronessa Van Hattem, con la sua intolleranza viscerale. La sua adesione incondizionata all'ideologia nazista, espressa con una freddezza quasi aristocratica, ci ricorda come il fascino del totalitarismo possa sedurre anche le menti più raffinate: «Andando alle urne, abbiamo scelto la nostra parte, quella che difende valori, principi, ideali. Gli ideali del nazismo». Ognuno di questi personaggi, con le sue sfumature e le sue contraddizioni, contribuisce a creare un'atmosfera soffocante, dove l'odio e la discriminazione sono all'ordine del giorno. Il dirigibile, con la sua eleganza e il suo lusso, diventa la metafora perfetta di una società malata, dove l'apparenza nasconde un abisso di violenza e di disumanità.

Machado de Machado, con Il crimine del buon nazista, non si limita a scrivere un giallo avvincente. Il suo obiettivo è ben più ambizioso: egli vuole mostrarci come i germi del totalitarismo e dell'intolleranza possano attecchire anche nelle società più civili. L'autore brasiliano, scrivendo durante la pandemia e vivendo in prima persona l'oppressione del regime di Bolsonaro, ha sentito l'urgenza di denunciare l'eco del passato nel presente. Le parole dell’ex Presidente del Brasile e quelle dei personaggi del romanzo presentano inquietanti parallelismi: l'ossessione per la purezza razziale, la xenofobia e la paura dello straniero, visto come una minaccia per l'identità nazionale. La negazione della scienza e l’adesione a teorie complottiste e fake news. L’esaltazione della forza, della violenza e della sottomissione, presentando un modello di società basato sulla gerarchia e sulla competizione. La manipolazione dei media per diffondere propaganda e disinformazione, manipolando l'opinione pubblica a proprio vantaggio (a tal proposito, si consiglia la visione e l’ascolto dell’intervista su RaiCultura a Samir Machado de Machado). 

Le influenze del giallo classico, con i suoi enigmi intricati e i suoi personaggi eccentrici, sono evidenti. Agatha Christie e Arthur Conan Doyle sono sicuramente le massime fonti di ispirazione dello scrittore brasiliano, che non si limita però a omaggiare i grandi maestri del genere. Per comprendere appieno le radici di questo romanzo, è necessario considerare un mosaico di influenze, che vanno dalla letteratura gialla classica alla riflessione sulla storia e sulla società. L’autore, con la sua erudizione e la sua passione per la letteratura, intreccia abilmente questi fili narrativi, creando un'opera ricca di sfumature. Machado de Machado va oltre il puro intrattenimento, utilizzando la struttura del giallo per indagare le profondità dell'animo umano e le dinamiche del potere.

Nel corso della cena, i personaggi accennano con disprezzo a pubblicazioni di nicchia e a tendenze artistiche d'avanguardia (si fa soprattutto riferimento a Der Eigene, fondata nel 1896, prima rivista gay al mondo, che pubblicava poesie, racconti, saggi e fotografie, offrendo un punto di riferimento per intellettuali e artisti omosessuali), rivelando un'intolleranza verso tutto ciò che esula dai rigidi canoni estetici e morali imposti dal regime nazista. Queste allusioni, apparentemente fugaci, rivestono un'importanza cruciale nell'economia narrativa, poiché sottolineano la repressione continua della diversità e della libertà di espressione attuata dal Terzo Reich. Machado de Machado, inserendo questi riferimenti, intende non solo rendere omaggio a una cultura underground che ha resistito alla barbarie nazista, ma anche denunciare la violenza ideologica che mira a omologare i gusti, i pensieri e le identità individuali. L'inclusione della tematica queer nel romanzo non è un espediente narrativo, ma una scelta coraggiosa e profondamente politica. L'autore, con la sua prosa lucida e tagliente, intende sottolineare l'universalità del pregiudizio e della discriminazione, dimostrando come le dinamiche di potere e di esclusione si ripetano ciclicamente in contesti storici e culturali apparentemente distanti. La persecuzione sistematica nei confronti delle persone LGBTQIA+, sia nell'abominio nazista che nell'ombra del bolsonarismo, rappresenta una ferita lacerante nella storia dei diritti umani. L'emarginazione e la discriminazione nei confronti di questa minoranza sessuale e di genere testimoniano l'intima capacità dell'odio di infiltrarsi nelle strutture più profonde delle società, manifestandosi in forme mutevoli ma sempre devastanti. Machado de Machado, con la sua acuta sensibilità, ci ricorda che la conquista dei diritti civili è un percorso tortuoso e dialettico, segnato da vittorie effimere. Le libertà individuali, una volta conquistate, sono sempre esposte al rischio di essere reintrodotte nel vaso di Pandora.

Ma la vera chicca è il finale, che consacra questo romanzo come un’opera inattesa. Un colpo di scena magistrale, un espediente narrativo tanto audace quanto inaspettato, ribalta completamente le prospettive del lettore, costringendolo a rileggere l'intera trama sotto una nuova luce. Questo plot twist non solo sorprende, ma arricchisce di significati impensabili l'intero romanzo, elevandolo a un livello di profondità e complessità inusuale nel genere.

Machado de Machado ci invita a non accontentarci delle apparenze, ma a scavare al di sotto della superficie per scoprire le verità nascoste. Il crimine del buon nazista è un'opera che ci ricorda che la letteratura, al di là del suo valore intrinseco, può essere uno strumento potente per stimolare il pensiero critico e promuovere il cambiamento sociale.

Olga Brandonisio