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Uscire dall'anonimato e sperimentare tutte le fortune possibili: "Greco cerca greca", un Friedrich Dürrenmatt decisamente insolito

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Greco cerca greca. Una commedia in prosa
di Friedrich Dürrenmatt
Adelphi, 2024

Traduzione di Margherita Belardetti 

pp. 141
€ 16 (cartaceo)
€ 11,49 (ebook)

Immaginiamo un «uomo insignificante (palliduccio, occhialuto, un po' adiposo)» (p. 32), sottocontabile in una ditta enorme in cui è solo un numero, modesto nelle abitudini di vita, morigerato al punto da non aver mai avuto una donna, generoso nel concedere gran parte del suo guadagno al fratello dilapidatore e alla sua famiglia altrettanto spendacciona. Questo è Arnolph Archilochos, un quarantenne greco d'origine, che vive a pensione e mangia nell'osteria modesta di Auguste e Georgette Bieler. Quest'ultima prova pena per l'uomo, sempre solo, e lo convince a scrivere un annuncio sul giornale, perché una donna d'origine greca diventi sua moglie. A rispondere, però, non è chi ci sarebbe aspettati: si presenta al locale Chloé, una bellissima ragazza, vestita con grande eleganza, sorprendentemente ben disposta nei confronti del goffo e ingenuo Archilochos. E «a un tratto sembrava essere al centro dell'interesse della città, il fulcro del consesso sociale. La favola continuava» (p. 32).

Per quale motivo la fortuna sembra girare e schiacciare l'occhio ad Archilochos? Che l'incontro con Chloé sia davvero un evento in grado di rivoluzionare tutta la sua vita? Il protagonista non è certo uno stupido, benché inesperto della vita: in tantissime occasioni assiste ai doni che la sorte gli riserva con sguardo annichilito (un paio di esempi: è descritto come «confuso dalla sua fulminea ascesa», p. 60; o più in là confesserà: «tutto ciò è inspiegabile e mi inquieta profondamente», p. 72), eppure non sa e probabilmente non vuole sottrarsi alle fortune plurime letteralmente piovute dal cielo. Oltre all'amore, Archilochos beneficerà di sorprendenti promozioni sul lavoro, non tanto per i suoi meriti, ma per un presunto «socialismo creativo» (il suo discorso è tra i più godibili del libro) che porta il padrone dell'azienda a promuoverlo dirigente. Anche a livello sociale, tutti sembrano accorgersi di Archilochos all'improvviso e lui godrà di riconoscimenti e onorificenze decisamente elevate e immotivate. E non mancano nuovamente i dubbi del protagonista, che riassumono il fulcro tematico dell'opera:  

«È molto più difficile sopportare la fortuna che la sfortuna, ha detto oggi il vescovo Moser, e ora a volte penso che abbia ragione. La sfortuna non coglie di sorpresa, accade perché deve accadere, ma la fortuna capita per caso e per questo temo che la nostra, di fortuna, presto finisca così come è cominciata, e che tutto sia solo un gioco, di cui tu e io, una domestica e un sottocontabile, siamo le pedine». (p. 96) 

Se Archilochos teme la caduta delle illusioni, noi lettori seguiamo la prima parte decisamente favolistica di Greco cerca greca pregustandoci l'inversione di tendenza che Friedrich Dürrenmatt avrà sicuramente pensato per il suo protagonista, dal momento che l'utopia non è certo un tema frequentato dallo scrittore svizzero, più avvezzo al racconto dei meccanismi più crudi che regolano il reale che alla sua mistificazione. Dunque, attendiamo, consci che il colpo di scena arriverà, ma ignari di quanto Dürrenmatt abbia pensato proprio a tutto, persino ad alcuni esiti inimmaginabili per quell'Archilochos un po' inetto e calmo che abbiamo conosciuto nelle prime pagine. 

Si sorride, dunque, ma non manca amarezza nel constatare come la realtà si basi sull'interesse egoistico, mentre la società borghese viene colta nella sua spietata propensione al pregiudizio e alle valutazioni affrettate, in un'ottica sempre opportunistica. Così quella che Dürrenmatt definisce fin nel sottotitolo "una commedia in prosa" è una divertita favola satirica, impietosa e brutale nel farci sorridere attraverso l'equivoco, strumento teatrale di matrice già greca e latina. Un inetto che diventa improvvisamente un eroe non si è mai visto, eppure è interessante come Archilochos non sia un credulone vittima delle angherie altrui; intuisce la verità, ma non riesce a sottrarsi alla tentazione di godere dei benefici - transitori, s'intende - che gli sono letteralmente capitati, fino a una conclusione meno scontata del previsto, che fa di questa prova, uscita per la prima volta nel 1986, un'opera assolutamente arguta nella sua impostazione solo apparentemente vicina alla favola.

GMGhioni