in

Dalla Romania all'Italia, adattandosi a una nuova vita: "Manca il sole ma si sta bene lo stesso", il romanzo d'esordio di Irina Turcanu

- -


Manca il sole ma si sta bene lo stesso
di Irina Turcanu
Marsilio, 25 ottobre 2024

pp. 240
€ 17,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Se abbiamo avuto un'infanzia felice, siamo portati ad associare all'idea di casa un'immagine rassicurante, un senso di protezione, un microcosmo sereno dove rifugiarsi dal mondo esterno. Ma cosa succede se, invece, la famiglia è un luogo dove si assiste alla frustrazione costante degli adulti, alla miseria, alla dipendenza dall'alcol o dal fumo e a continui sbalzi d'umore? Finiamo sbalzati in una casa così nei primi capitoli di Manca il sole ma si sta bene lo stesso, romanzo d'esordio di Irina Turcanu. 

Impossibile edulcorare nel raccontare la vita di Aurel Rubanencu o della moglie Cristina: i due vivono con la figlioletta Ina in un palazzo povero, in una Romania che deve ancora capire che direzione prendere dopo la caduta di Ceaușescu. Aurel è un matematico e insegna all'università di Suceava, ma non ha soldi a sufficienza nemmeno per una macchina di sua proprietà e, come tanti altri lavoratori, a fine giornata fa l'autostop per tornare a Gura Humorului, dove è in affitto con la moglie e la figlia. Una decina di anni di differenza lo separano dalla moglie, una donna giovane e bellissima, che ha preferito lavorare presto, interrompendo gli studi dopo tre anni di istituto tecnico. Non molto tempo dopo Cristina ha incontrato Aurel e dalla loro relazione è nata poco dopo Ina. 

Non c'è tempo né spazio per l'idillio nella loro relazione, costantemente ossessionata dall'esigenza di risparmiare denaro in vista di un futuro migliore altrove, forse in Italia. Intanto però si spende per bottiglie di alcolici scadenti e sigarette che strappano sia Aurel sia Cristina dal grigiore della loro quotidianità - ma non insieme, sia chiaro: ognuno beve da solo, portando con sé un'amarezza individuale impossibile da condividere davvero. 

Se nei primi capitoli abbiamo l'impressione che questa realtà sia tutta colta dallo sguardo dei due genitori, e che Aurel sia ancora illuso di poter trovare uno scampolo di felicità nella realtà domestica, poi la focalizzazione si sposta su Ina. Lei ha «l'onore del primo banco» (p. 29) a scuola ed è molto talentosa nella scrittura; ottiene ottimi voti, benché i suoi insegnanti siano spesso imprevedibili quanto sua madre e le suscitino terrore. Fortunatamente, però, sa che fuori da scuola può cercare rifugio da nonna Geta, nel suo palazzo freddo senza acqua calda, ma dove c'è pur sempre un piatto fumante ad aspettarla, insieme a una serie di cure e di attenzioni che nessun altro le riserva. 

Ci vuole un centinaio di pagine perché nella vita di questa famiglia prenda corpo l'idea di poter lasciare davvero il proprio paese e tentare la ventura a Milano. Ina, ormai pre-adolescente, deve invece aspettare a seguire i genitori e fermarsi con nonna Geta. Alla ragazzina, sia chiaro, non viene mai chiesto niente, e in più di un'occasione lei deve sottostare alle decisioni degli adulti di casa («Non vi preoccupate per me, tanto non l'avete mai fatto», p. 71); ribellarsi o anche solo mostrare un'espressione poco convinta può costarle schiaffi e maleparole da parte della madre. 

E a quel punto le strade - anche quelle narrative - si separano: in alcuni capitoli seguiamo le vicende di Aurel e di Cristina; in altre ci concentriamo su quanto sia difficile l'adolescenza di Ina in Romania e aspettiamo di capire quando la ragazzina seguirà i suoi genitori e cosa rappresenterà per lei lasciare tutto il mondo che conosce, la lingua con cui è nata, e ricominciare daccapo altrove. La solitudine di Ina è immensa, ma non di rado vedremo che i libri rappresenteranno per lei una straordinaria compagnia, in grado di addolcire quella sensazione di sentirsi costantemente «freddi e soli. Un corpo nero che assorbe tutte le radiazioni» (p. 194). 

Manca il sole ma si sta bene lo stesso è al tempo stesso un romanzo familiare e di formazione, caratterizzato da un realismo efficacissimo nel trasformare la crudezza dei rapporti in normalità e nel metterci a parte di una miseria quotidiana. La lotta dei protagonisti si fa personale prima ancora che familiare: Cristina vuole cambiare anzitutto per sé stessa, non esclude niente, né di allontanarsi dalla figlia né di ricominciare daccapo una vita diversa. Aurel, semmai, è la figura più debole, meno portata ad ambientarsi in una nuova realtà, con la sua intelligenza speculativa e poco pratica. Ina, invece, ha la straordinaria capacità di adattarsi a ciò che la vita le riserva, con tristezza, certo, ma senza restare bloccata nella disperazione, faticando con una pazienza carica di abnegazione, ben sapendo che dovrà guadagnarsi persino il diritto di studiare e lavorare. Sa che la sua vita non potrà cambiare dall'oggi al domani, ma i piccoli passi che compirà saranno tutti lungo la strada verso un'esistenza pienamente sua. 

La trama fortissima di Manca il sole ma si sta bene lo stesso viene resa con ancor più forza da uno stile paratattico che non risparmia nulla, ma punta all'immediatezza. Colpiscono così i dialoghi crudi, i gesti isolati da frasi talvolta brevissime, più concentrata sul verbo che sulle altre parti del discorso. Ciò non toglie che altrove si dia spazio ai pensieri dei personaggi - specialmente a quelli di Ina -, protagonista senza ogni dubbio di uno spirito riflessivo, non impulsivo: crescere per lei significa trovare il proprio spazio nel mondo e non ci vuole tanto perché comprenda di non doversi appoggiare a un uomo per farlo, ma solo alla propria passione per la lettura e la scrittura («Il mondo ha contorni più tenui se lo guardi dall'angolo acuto di un libro», p. 197). Con ciò, la solitudine diventa una cifra ben chiara di questo esordio carico di significato, con una storia trascinante che non necessita di alcun artificio. 

GMGhioni