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Un racconto tra distopia ed eco-femminismo bugiardo: "Le portatrici" di Jessica Schiefauer

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Le Portatrici
di Jessica Schiefauer 
Fandango Libri, dicembre 2024

Traduzione di Samanta K. Milton Knowles

pp. 352
€ 20,90 (formato cartaceo)
€ 11,99 (eBook)

Coloro che falliscono reagiscono in modi diversi. Simone... be' la conosci, no? È molto testarda e molto orgogliosa, poco incline ad accettare i propri presupposti. Spero vivamente che riesca a superare la cosa, ma non ci sono garanzie. Il dolore e la delusione sono forze potenti. Nel peggiore dei casi possono attanagliare una persona per tutta la vita. (p. 81)

In un futuro distopico la società è governata dal genere femminile, mentre gli uomini, dopo un pericoloso morbo infettivo, sono rinchiusi in quarantene per sempre. Il romanzo di Jessica Schiefauer sembra scritto ai tempi del Covid, ma in realtà è un lavoro scritto nel decennio precedente al fine di indagare una società possibile. Le portatrici è il racconto di un mondo molto diverso, dove i sistemi politici ed economici di oggi appartengono al passato, sostituiti da una visione eco-femminista che all'inizio può sembrare più luminosa, più verde e più giusta. Le donne di questo mondo vivono in arbitrarchie (singoli stati) e possono stabilirsi dove vogliono, tutte sono dotate di uno schermolibro che le identifica e permette loro di prendere parte attivamente alle decisioni politiche tramite il voto. Mangiare carne e pesce è impensabile e i dibattiti politici ruotano attorno a come gestire al meglio le limitate risorse del pianeta. Ognuno contribuisce al rinnovo e alla cura del pianeta in cambio di una casa e un buon soggiorno. Tuttavia le cose non sono come sembrano. In questo mondo nuovo e coraggioso, "le portatrici" lottano ancora per concetti come amore, tolleranza, desiderio, paura, violenza e potere. La lingua è lo specchio della società, che cambia a seconda dell'uso che ne fa chi parla: in realtà, l'impegno verso il femminile e la mascolinità considerata tossica, oltre che patriarcale, non permettono l'utilizzo di termini come padre o bambino. Le donne sono definite portatrici perché dotate della capacità di portare la vita, ma attraverso l'inseminazione artificiale, per evitare qualsiasi contatto con il diffusore (il maschio), dando così alla luce solo femmine, che a loro volta continueranno a riprodursi.

La protagonista del romanzo, Nikki, vive a Irisburg, in Scandinavia. È calma e molto soddisfatta della sua vita. La sua compagna Simone, invece, comincia a diventare inquieta: avrebbe voluto "portare" una bambina, ma i suoi tentativi di fecondazione non hanno avuto il successo desiderato. Simone, a differenza di Nikki, non ha un utero e le probabilità che una gravidanza vada avanti sono molto basse. Il suo desiderio però diventa sempre più intenso, tanto che Nikki, per amore, ma forse anche per rabbia e paura che l'idillio sentimentale possa essere perduto per sempre, si offre come suo veicolo - tenere la bambina in grembo solo per quattro mesi per poi impiantarla in Simone - senza immaginare quanto questa esperienza si rivelerà dirompente e rivoluzionaria per la sua vita. La gravidanza porterà Nikki a riscoprire il suo corpo e a rilasciarlo letteralmente nel mondo; l'incontro con una figura misteriosa e sfuggente alla fine le costerà caro e lei arriverà a capire, poco a poco, come sia inevitabilmente collegata l'esistenza di ciascuna persona a tutte le altre. 

Come accennato in precedenza Le Portatrici non può certo essere definita un'utopia in senso stretto. Questa è chiaramente una società meravigliosa dove finalmente prende piede il monopolio delle donne e si predica il rispetto per ogni forma di vita. La natura viene posta al centro del dibattito, rendendola protagonista di una nuova società giusta e conforme. Tuttavia, mentre leggiamo, è impossibile non rendersi conto di quanto tutto ciò non funzioni proprio perfettamente. Ogni idea è certamente corretta e nobile, ma la loro cieca applicazione porta alla corruzione e distorce la loro essenza. Jessica Schiefauer mostra che in realtà la sete di potere può offuscare anche le menti di chi ha le migliori intenzioni e cerca, in questo caso, di tutelare il benessere del pianeta. Inizialmente ha tutta l'area di essere un racconto alla stregua del "Girl Power", ma i messaggi trasmessi sono ben diversi. La cattiva informazione, il terrorismo mediatico, la supremazia di un genere sull'altro non fanno sperare in un mondo giusto ed egualitario.

Diffusori e portatitici vivevano insieme come due varianti della stessa specie, e l'evoluzione ha visto che le portatrici avevano il migliore potenziale. Perché potessimo continuare a evolversi i diffusori dovevano sparire, e il morbo è stato il metodo dell'evoluzione per riuscirci. Non dobbiamo né guarirli né sterminarli, questo va contro la volontà dell'evoluzione. I diffusori non servono più, e sei calmiamo, presto non saranno nient'altro che un ricordo. (p. 154)

Una società organizzata come quella del romanzo equivale pur sempre alla costruzione di un regime totalitario in cui, a dispetto della propaganda, i cittadini non vivono pienamente liberi. La menzogna e la disinformazione sono alla base dell'ordine politico. "Rovesciare" il sistema significa cambiarlo radialmente, non sostituire un oppressore con un altro. Ne Le Portatrici la società delle donne è descritta quasi come un'utopia, quelli che non possono dire lo stesso sono i diffusori, perché reietti e allontanati dalla vita vera. Nei loro confronti viene costruita una vera e propria politica del terrore.

In molti romanzi distopici, il fulcro della narrazione coincide con la lotta del protagonista o della protagonista al sistema. Questo non accade a Nikki, che non è impegnata in alcun tipo di conflitto, l'autrice preferisce focalizzarsi sulle sue esperienze lasciando entrare il lettore nella realtà che la circonda solo in alcuni capitoli del libro. 

La lettura però scorre senza intoppi, nonostante il mondo immaginato dall'autrice sia molto diverso da quello reale. Non si fa alcuna fatica a visualizzare i kondo, in cui i personaggi vivono né a raffigurasi l'ibrido, che indica il mezzo di trasporto. Il gioco immaginifico della fantascienza letteraria è l'espediente che consente all'autrice di mettere in luce la verità riguardo al potere che è sempre, ontologicamente, asimmetrico. Un romanzo che piace a chiunque si interessi di meccaniche del potere e di tematiche sociali.

Serena Palmese