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Un modo insolito «di farmi crescere e di farmi suo figlio»: "Sul Grappa dopo la vittoria" di Paolo Malaguti

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Sul Grappa dopo la vittoria
di Paolo Malaguti
Einaudi, 2024

pp. 168 
€ 12 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)


Si parla tanto, e giustamente, di quei morti che la guerra mandò nei cimiteri, ma ci si dimentica di coloro che sono tornati a casa e che hanno vissuto, ma vuoti come cadaveri e silenziosi come fantasmi. 
Fortunatamente mi dominava una curiosità del domani tale da non permettermi di sostare di fronte alla distruzione. La guerra mi offrì, con il dissesto che portò con sé, un'opportunità di libertà che difficilmente tocca a un bocia di undici anni. (pp. 56-57)

Si apre con la montagna, il Grappa, in una giornata del 1919 questo romanzo di Paolo Malaguti, edito per la prima volta nel 2009 e ora riproposto in una nuova veste per Einaudi. Il suo protagonista è un io-narrante, un ragazzino che alla fine della Prima guerra mondiale viene incaricato dal padre di salire sulla montagna per recuperare residuati bellici e altri oggetti, ad esempio di ferro, da rivendere. Il motivo più superficiale? La fame, che muoveva molti altri piccoli "ricuperanti" come lui nei paesi a ridosso del Grappa. Il motivo più profondo? Il padre, tornato sano ma svuotato dall'esperienza delle trincee, voleva che il ragazzino «capisse, sporcandosi le mani, cosa avesse voluto dire la sua guerra» (p. 75). 

Non è un'impresa semplice, quella richiesta al figlio: oltre al rischio di armi e di bombe inesplose presenti lungo il tragitto, c'è il pericolo di essere sorpresi dai soldati e di dover rendere conto del proprio sacco pieno di oggetti. Per non parlare delle immagini drammatiche che si fissano sulle retine, degli odori nauseabondi che fermano il passo, delle emozioni sconvolgenti che si provano. A un piccolo "ricuperante" si richiede di prendere decisioni da adulto, lì su due piedi, se necessario. E di avere a che fare quotidianamente con la morte prematura di tanti soldati, spesso giovanissime reclute del '99. Impossibile, dunque, accontentare le richieste paterne senza farsi intaccare dalle brutture della guerra:

La guerra aveva inciso anche su di me, anche su mio padre, sebbene fosse tornato vivo e incolume, i solchi profondi del sangue. (p. 65)

Attorno, poi, c'è la montagna: una realtà da conoscere bene, perché un piede in fallo può far cadere di sotto, ma anche uno spazio di libertà straordinaria, benché la natura sia stata contaminata dall'uomo. Il Grappa è stato scavato, martoriato, crivellato; è diventato tomba di molti uomini; ha visto sterminata la propria flora e la propria fauna, e i pochi sopravvissuti si sono rifugiati chissà dove. Ma è anche una montagna dove, a guerra finita, la vita torna a pulsare, dando al protagonista un piacere nuovo, offrendogli uno spazio di libertà dove non dover rendere conto a nessuno, se non a sé stesso, del proprio operato. 

Ben diverso dalla scuola, vista come un banco di prova e un'occasione di riscatto per la sua famiglia. Chilometri in bicicletta con qualsiasi tempo, rimbrotti da parte degli insegnanti e compagni che hanno una vita ben diversa dalla sua non sono però sufficienti a togliere un sottile entusiasmo che il protagonista coltiva per la lettura delle opere e per lo studio delle lingue classiche. E su questo Malaguti regala passaggi splendidi sull'entusiasmo che accompagna la scoperta delle risorse offerte dalla biblioteca locale o dalle ore sui paradigmi latini. Il tutto, lavorando. Sì, perché il protagonista non smette di salire sulla montagna e di accontentare le richieste paterne. 

Nonostante la stanchezza, il protagonista trova anche uno spazio per l'amore: la sua formazione passa attraverso un sentimento delicato, che occupa l'ultima parte del romanzo. Lui, che da ragazzino si era infatuato dell'immagine di Sant'Eulalia in un dipinto della chiesa, capisce finalmente alcuni anni dopo che può esserci ben altro sentimento per una creatura in carne e ossa. 

Intriso di saggezza popolare e dialoghi che offrono tessere del dialetto locale (il paese dove è ambientata gran parte della storia è Sant'Eulalia, una frazioncina in provincia di Treviso), Sul Grappa dopo la vittoria è un romanzo di formazione che non manca di appassionare, ma anche di far riflettere sulle conseguenze a lungo termine della guerra. E sulla loro portata dirompente, che sgomina qualsiasi equilibrio nella vita delle persone e della montagna. Il tutto, senza però rinunciare a un tocco di speranza, che domina la visione fresca di un io-narrante adolescente con ancora tanto da scoprire.

GMGhioni