Nel 2018 la casa editrice Iperborea lanciava l’interessante progetto di The Passenger: un libro-magazine dedicato a un luogo di volta in volta diverso contenente inchieste, reportage e saggi narrativi affidati ad autori vari per raccontarne la realtà, i mutamenti, le urgenze. Un progetto molto curato, per contenuti, apparato fotografico, possibilità di approfondimento. In questi anni il lettore di The Passenger ha esplorato luoghi molto diversi tra loro, dall’Islanda – cui fu dedicata la prima uscita – alla California, il Giappone, la Grecia, l'Irlanda, la Turchia, la Corea del Sud, Berlino, Parigi e molte altre realtà. Nei mesi scorsi si è aggiunto un altro luogo ad arricchire questa collana e il volume uscito a novembre è dedicato a Londra. Con tutte le peculiarità del luogo specifico scelto per ogni volume, il progetto generale di The Passenger viene mantenuto: raccontare i luoghi e le persone che li abitano, liberandosi di stereotipi e sovrastrutture e indagarne soprattutto gli aspetti più complessi, problematici e contraddittori; uno sguardo al passato ma è più di ogni cosa la contemporaneità il punto di osservazione principale di questo progetto. Il volume su Londra non è da meno e il ritratto che ne emerge è senza dubbio molto diverso dalla città turistica e stereotipata cui molto spesso ci si imbatte in altre narrazioni della capitale inglese.
È uno spaccato della città, delle sue stratificazioni, delle complessità e urgenze a partire dal nodo centrale della narrazione, ossia la crisi abitativa, in un discorso che si intreccia a una serie di riflessioni attualissime e problematiche che non si possono circoscrivere al solo caso di Londra ma riguardano seppur in forme diverse anche molte delle realtà in cui viviamo. Nel lungo saggio di apertura, per esempio, lo storico e urbanista Leo Hollis pone una domanda fondamentale: di chi è Londra? La città è in mano ai superricchi, ai privati, alla finanza. «Il suolo è potere» e la questione abitativa posta da Hollis apre a diverse riflessioni che si snodano lungo il corso del suo intervento e si intrecciano alle considerazioni delle altre voci qui radunate a formare il ritratto caleidoscopico della città. I prezzi delle case sono quasi ai massimi storici mentre gli affitti, tolto il quasi, sono arrivati a costi mai raggiunti prima: la maggior parte degli stipendi serve a coprirne la spesa, resta poco o nulla da spendere in altro, generando così una crisi a catena.
Non è un caso, poi, che il termine gentrificazione sia nato proprio qui, nel 1964: termine infatti che va a indicare «iniquità innescata dal rinnovamento immobiliare o dalla generazione urbana», un fenomeno sempre più urgente e con il quale purtroppo stiamo prendendo familiarità anche in molte aree urbane d’Italia. Il ritratto di Londra che emerge da questi saggi, come evidente, tratta questioni che non riguardano soltanto chi vive la città in modo continuativo ma anche il turista che voglia farsi consapevole, fino ai cittadini di altri luoghi che stanno vivendo esperienze simili o che le vivranno da qui a poco.
Se dalla lettura di questo volume ci aspettiamo un viaggio affascinante nei luoghi più iconici della città, nella sua storia gloriosa, tra narrazioni edulcorate e vicende che ne celebrano gli aspetti più positivi non finiremo che restarne delusi, perché non è questo l’obiettivo: i saggi qui riuniti compongono il mosaico di una città meravigliosa ma scegliendo di raccontare anche le sue problematiche più urgenti, un’attualità segnata dalle conseguenze della crisi economica, della pandemia, della Brexit, e un luogo la cui portata valica i confini stabiliti per avere un impatto – non sempre positivo – su quello che gli sta intorno. Londra è una e mille città, cambia a una velocità straordinaria, il vecchio si mescola al nuovo, e se è vero che la spinta innovatrice si è fatta meno potente resta comunque un luogo carico di fermento e ciò che fotografiamo oggi è già a un passo dal cambiamento.
Londra è il Regno Unito? No, non lo è davvero, ma ne porta alcuni degli aspetti primordiali. Tra cui il rapporto con il verde. Londra è una delle metropoli con la percentuale più alta di aree verdi, tra parchi, giardini privati e pubblici, orti botanici, gli stessi cimiteri che diventano parchi aperti a tutti. Nell’interessante saggio di Caterina Soffici, dunque, la passione degli inglesi per il verde si apre a considerazioni sulla qualità della vita negli spazi urbani e al ruolo che tale tratto peculiare della società anglosassone gioca nel dibattito sul cambiamento climatico e nelle proteste partite dalla città. Di quanto la possibilità di disporre di uno spazio verde incida sul vivere quotidiano è emerso con particolare urgenza durante la pandemia e la predominanza del cemento delle nostre città, l’urbanizzazione selvaggia delle nostre coste, si fanno sentire come una minaccia sempre più grave. Camminare in uno dei tanti parchi di Londra o avere accesso ai suoi giardini comuni dà l’immediata sensazione di essere trasportati in un luogo altro rispetto alla frenesia della città, una realtà più a misura d’uomo, e sono un patrimonio dal valore inestimabile.
Godere del benessere di quei luoghi e delle numerose opportunità positive della città non significa tuttavia ignorarne gli aspetti critici e le conflittualità, ma essere più consapevoli di quanto ci circonda, fosse anche solo per educarci al viaggio, in tempi in cui si parla con particolare urgenza di over tourism ma a cui finora non sembrano seguire azioni davvero concrete per risolvere la situazione. Ed è amando Londra, avendola visitata in occasioni e periodi diversi, vivendola tra le pagine e nella realtà, che penso un volume come questo di The Passenger compia un lavoro egregio tanto nel rappresentarla libera dagli stereotipi che spesso le sono appiccicati addosso quanto a farci un po’ più consapevoli e ci si augura responsabili del mondo in cui viviamo, pure se lontano da questa città.
Da un saggio all’altro riflettiamo dunque sulla questione complessa legate al problema abitativo, su come questa urgenza abbia impatto anche sulle cittadine limitrofe in cui vivono i pendolari, sui mutamenti e le incertezze della scena artistica e culturale, sull’immigrazione e l’identità multietnica della città, sul passato imperiale del Paese, sulle tensioni sociali, sulla distanza tra Londra e il resto del Paese. Un viaggio che si fa anche letterario, con una guida d’eccezione come Bernardine Evaristo – forse la voce più rappresentativa di questi ultimi anni – cui è affidato un percorso nel variegato panorama letterario della città e che apre dunque a suggestioni e spunti ulteriori. Londra è un intreccio di storia e contemporaneità, il vecchio coesiste col nuovo, è in costante mutamento ma ciò che era ieri continua a vivere tra le pagine e ogni volta mi sorprende l’approccio inglese alla fruizione della cultura in una città che si basa sul principio che la cultura non può essere elitaria ma aperta e partecipata. E dove, dunque, nascono anche progetti come il Ministry of story: una scuola di scrittura creativa per ragazzi dagli 8 ai 16 anni di East London, finanziata da un’organizzazione benefica che vede tra i suoi fondatori lo scrittore Nick Hornby e dove tra le fila dei volontari passano di frequente autori e autrici del calibro di Zadie Smith, David Nicholls, Sophie Kinsella. Ecco, se devo fare un appunto a questo volume dedicato a Londra riguarda proprio Zadie Smith, di cui ho avvertito la mancanza tra le pagine, lei che più di altri ha saputo osservare e interpretare la città, tra romanzi, saggi e articoli.
Non tutto poteva entrare in uno spazio per forza di cose circoscritto, ci mancherebbe. Resta un ritratto assai vivo di un luogo e delle persone che lo abitano, in un progetto che continua a mantenere la propria identità e raccontarci il mondo in cui abitiamo, scevro di stereotipi, senza nascondere gli aspetti scomodi della realtà e spingendoci a riflettere.
Debora Lambruschini
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