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Un testo lunatico, conturbante, eccessivo: Burroughs non si smentisce in questa edizione de "I ragazzi selvaggi"

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I ragazzi selvaggi
di William S. Burroughs
Adelphi, novembre 2024

pp. 195
€ 12 (cartaceo)
€ 8,99 (e-book)


Eccomi che attraverso il mercato a mezzogiorno casco antisole Colt cartucciera tutto e accanto i miei magnifici nubiani quando c' imbattiamo in un branco di venti ragazzi selvaggi. Appena ci vedono gli s'illuminano gli occhi come ai gatti e gli si drizzano i capelli sputano ringhiano ci circondano e cercano di colpire 1 miei nubiani. Il capobranco ha una toppa sull'occhio e un castrasuini avvitato in un moncone di legno e cuoio che si ritrova al posto della mano destra. (p. 64)

Quando si affronta la lettura di Burroughs si deve essere pronti all'eccesso, alla violenza, al sesso, a quello che - per fare un raffronto cinematografico - hanno rappresentato per il cinema e la cultura pop Alex e i suoi Drughi in Arancia Meccanica di Kubrick.
Ultraviolenza, per fare il verso anche a Lana Del Rey.
I ragazzi selvaggi dello scrittore statunitense, punto di riferimento della controcultura e della narrativa sperimentale del Paese (insieme a Ginsberg e Kerouac, si distinse nella scena della Beat Generation) sono quello che promettono: selvaggi, nel senso ancestrale della parola, ovvero brutali, animaleschi, fuori dalle regole del buoncostume e della società. 

Intanto, questo testo non si può definire un vero e proprio romanzo: sembra più una raccolta di racconti collegati tra loro che invece del punto e a capo decide di voltare pagine e iniziare un nuovo capitolo, diciotto in tutto, brevi e rapidi, concitati come la scrittura dell'autore.

3. Tre decorazioni in arrivo rossa, azzurra, verde... odore di rose, sapone al fenolo... non avevo niente da fare. Sputo sangue all'alba. Che supplizio ricordare le parole... «Troppo tardi»... Soggiorno tedesco fuori il cielo boreale azzurro porcellana e nuvole alla deriva... brutti paesaggi marini dello studente di medicina agonizzante.

«Uno schnapps credo Frau Underschnitt».

Stanza sopra il negozio di fiori odore di fiori tende verdi... era un caddy a quanto pare. Il suo sorriso dall'altra parte del campo da golf. (p. 79)

Nei racconti troviamo elenchi puntati, liste, periodi lunghissimi senza virgole, una montagna di puntini di sospensione, parole in maiuscolo, righe, strutture da sceneggiatura teatrale, proprio a sottolineare la natura sperimentale del testo stesso (d'altra parte, fu l'inventore della tecnica del cut-up): è frastornante, sembra tutto scollegato, come scritto sotto effetto di una qualche sostanza psicotropa (cosa oltretutto molto probabile, vista la vita al limite vissuta dall'autore), ma in realtà ciò che emerge chiaro e forte è il fortissimo l'interesse dello scrittore per la natura esplosiva di questi famosi ragazzi selvaggi
Chi sono? Da dove vengono? Ma soprattutto cosa vogliono?

Non esiste una trama nel senso classico del termine. Anche la narrazione, come i comportamenti dei protagonisti, è frammentata, disomogenea. Tuttavia, come sempre in Burroughs, sono presenti i suoi temi forti: l'omosessualità bestiale - a questo proposito preparatevi a un eccesso di scene di sesso piuttosto crude e descritte in ogni particolare, l'autore doveva aere un feticcio per le natiche e il sesso anale - l'intossicazione, l'esilio, la criminalità, la violenza, la malinconia, l'arrendevolezza, il marciume della società.

3 aprile 1989, Marrakesh... Strade senza luce carrozze con lampade ad acetilene. Sembra una stampa del 1890 dal diario di viaggio di qualche esploratore.

Ragazzi selvaggi per le strade a branchi feroci come lupi famelici. Le forze dell'ordine sono scarsissime e chi se lo può permettere assolda guardie private. Il mio aggancio a Marrakesh mi ha prestato gentilmente due nubiani di fiducia e mi ha trovato un alloggio adeguato. Ondate di elementi decorativi e stili architettonici hanno lasciato una serie di strati simili a formazioni geologiche. Non c'è un solo posto al mondo di cui non si trovi traccia a Marrakesh, una strada di St. Louis, una cantina messicana, quella casa arrivata dritta dall'Inghilterra, le baite alpine, l'ampio set di un film con gli attrezzi di scena in continuo movi-mento. La città si è espansa in tutte le direzioni: a est fino alla catena montuosa dell'Atlante, a sud verso il Sahara, a ovest verso le città costiere, a nord fino alle zone industriali. (p. 59)

Un'energia lunatica quella di Burroughs, che - a mio avviso - richiede una consapevolezza matura nell'approccio, come anche nella lettura dell'erotizzazione della morte e della crudeltà. Le immagini che propone il testo sono cinematografiche, sdoppiate, ripetute, restano negli occhi anche quando li chiudiamo. Nessuna cosa è tabù. Per questo, probabilmente, molti considereranno la sua opera pura pornografia, ma per capire l'autore bisogna indagare anche quello che lui e gli altri autori della Beat Generation stavano cercando di fare: l'anarchia.

Resta il fatto che Burroughs non è un autore per tutti. Bisogna approcciarvisi con una mente aperta, libera da pregiudizi perché oltre all'eccesso già citato, ci sono pagine di estrema bellezza. Ne consiglio la lettura a chi non ha paura di misurarsi con testi difficili, anche ostici se vogliamo. 

«Hanno una resistenza incredibile. Un branco di ragazzi selvaggi è capace di percorrere ottanta chilometri in un solo giorno. Una manciata di datteri e un cubetto di zucchero di canna annaffiato con un bicchiere d'acqua e vanno. Il rumore che fanno prima di caricare... be' l'ho visto mandare in frantumi una serra a cinquanta metri di distanza. Ora vi mostro com'è una carica dei ragazzi selvaggi». Ci ha condotto nella sala proiezioni. «Si tratta ovviamente di filmati autentici tuttavia li ho disposti in modo da creare una trama. Come già sapete facevo parte di una delle prime spedizioni contro i ragazzi selvaggi. Poi mi sono unito a loro. Ho visto le cariche da ambo le parti. Be' ecco uno dei miei primi filmati».

Il Colonnello frena il cavallo. È un punto sfavorevole. Colline ripide scendono fino al letto di un fiume in secca. Col binocolo scruta i pendii circostanti.

Le colline risalgono verso mesas nere striate di minerali di ferro. (p. 154)

Inoltre, a breve nelle sale cinema, arriverà la trasposizione cinematografica di un altro suo testo, Queer.

Deborah D'Addetta