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L'inquietudine della verità a portata di clic: "La mezz'ora della verità", il nuovo romanzo di Yari Selvetella

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La mezz'ora della verità
di Yari Selvetella
Mondadori, 28 gennaio 2025

pp. 348
€ 20 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)


[...] mi pare che il mondo rassomigli di più a sé stesso, in questo coming out della sua incontinenza assertiva. Tutti vogliono sapere, tutti vogliono dire. E finalmente accade, è lì, a portata di mano, nel male e nel bene. (pp. 255-256)

Come trasporre lo strapotere del Grande Fratello orwelliano, onnipresente sugli schermi di tutte le case, nella nostra epoca? In fondo, non abbiamo con noi uno schermo, anzi un device, ovunque andiamo? E non ne siamo - chi più, chi meno - quasi tutti dipendenti? 

Nel suo nuovo romanzo, La mezz'ora della verità, Yari Selvetella immagina che una app, Varami, apparentemente innocua, si diffonda sempre di più: dapprima sono gli adolescenti a mettere alla prova la capacità del software di individuare se un'affermazione pronunciata da qualcuno sia vera o falsa. I risultati sorprendentemente corretti spingono sempre più utenti di qualsiasi età a sperimentare se chi hanno intorno dica la verità. Sul lavoro, a casa propria, per strada, sui mezzi pubblici,... E i risultati, come possiamo immaginare, sono solo raramente rincuoranti, perché in generale le persone desiderano dissipare i propri dubbi, le cattive sensazioni, ma Varami non fa che confermare le paure di ognuno:

[...] giovani che scherzano o s'infervorano, intellettuali che borbottano, istituzioni disorientate, coniugi cornuti e figli di padre ignoto, tutto un gioco, all'inizio è proprio così. E nessuno che sappia ragionare, se non per profezie e suggestioni, su quel che potrebbe accadere oltre il palmo del proprio naso. (p. 83)

Varami entra in tutte le case, sconvolge equilibri e certezze: Yari Selvetella mostra l'impatto del suo utilizzo sulle vite degli abitanti di un palazzo in una grande città. Conosciamo così i Rulli, Ernesto e Lorenzo e i loro genitori Lella e Marco: una famiglia come tante altre, in apparenza; marito e moglie di mezza età con problemi quotidiani, due figli adolescenti a carico, una zia anziana al piano di sopra che un giorno o l'altro potrebbe lasciare loro l'appartamento in eredità. 

Poi ci sono le inquiline del Cecilia, Luci e Giustina, che condividono un appartamento in affitto in quanto studentesse fuori sede, e tanto sono precarie nelle finanze quanto in cerca di chiarezza identitaria: chi vogliono essere? Chi amano davvero? 

A loro si aggiunge la dottoressa Maria Laura Proietti, con le sue frustrazioni sentimentali per una relazione che sembra naufragare, ambito sessuale compreso, e lei non fa che riflettere sulla possibilità o meno di darsi un'ultima chance di diventare madre. Insieme alla dottoressa si incontra spesso Silvana, la sua segretaria, meno caratterizzata degli altri personaggi, forse per via della sua quieta mediocrità. 

Degli sposi originari del Bangladesh Giacinto e Sadia si trattano invece soprattutto le decisioni di coppia che riguardano le disuguaglianze di genere e il rapporto non pacifico tra la cultura d'origine e le usanze italiane. 

Fondamentale è poi la presentazione dell'io narrante della vicenda, Valentino Ricci: dobbiamo aspettare pagina 88 per capire chi sia quello schivo inquilino che vive solo con il suo cane Gringo e che lavora in un ufficio non meglio precisato, svolgendo «significative e delicate mansioni burocratiche» (p. 89). Valentino è il classico uomo medio, che probabilmente passerebbe inosservato anche a noi lettori, se solo non provocasse un cortocircuito narrativo: perché è lui a raccontare cosa avviene ovunque, anche nelle case altrui? Si tratta forse di una focalizzazione variabile, per cui alterniamo a pagine di focalizzazione esterna e di narratore eterodiegetico capitoli in cui è Valentino stesso a filtrare la realtà e a raccontarla in prima persona? O si tratta di un io narrante molto invadente, capace di carpire informazioni da chiunque? 

Il lettore un po' accorto di certo se lo chiederà di tanto in tanto, perché il dubbio resta, e Selvetella lo alimenta in più occasioni. Intanto però lo stesso lettore sarà sconvolto dalla brutale escalation di violazione della privacy e di diffusione di informazioni privatissime provocata dall'uso sempre più massiccio di Varami, che «serpeggia nelle connessioni che ha stabilito con milioni di utenti e impone le sue nuove funzioni» (p. 106). Se Asimov raccontava di robot che prendono il potere e si alleano contro gli umani, Selvetella guarda alla tecnologia: in quattro settimane, assisteremo a un angosciante imporsi di Varami in tutti i device: ogni giorno alle 18, parte un bollettino lungo mezz'ora, in cui si sciorinano verità scomode e personalizzate. Questi messaggi vengono sputati fuori da qualsiasi altoparlante, che ci si trovi in casa o in mezzo alla strada. È facile immaginare le conseguenze di una simile invasione della privacy, che espone il singolo con i suoi pensieri più scomodi e i suoi segreti al pubblico giudizio e a pesanti conseguenze. 

Il romanzo fa suoi grandi temi del genere distopico: tutto rischia di esplodere in nome di un potere arbitrario e sottovalutato. Si ignora chi sia il creatore di tale app e scoprirlo diventa un obiettivo da parte dei più giovani abitanti del palazzo. Il tutto appare come una corsa contro il tempo, perché, come riassume bene un poliziotto a un certo punto del romanzo, «è un casino [...]. Con questa app stanno diventando tutti matti» (p. 170). E sono proprio le parti corali in cui si intravvede una fotografia del nostro presente a risultare le più interessanti. 

Appare infine chiaro, anzi lampante il messaggio di Selvetella, che attraverso il romanzo denuncia la fragilità dell'uomo contemporaneo, schiavo e ingenuo davanti alle potenzialità anche nefaste della tecnologia. E in sottofondo il romanzo è disseminato di interrogativi filosofici più profondi, come: è bene conoscere tutta la verità, anche i dettagli che gli altri vogliono tenerci nascosti? 

Più inattesa, ma non si può spiegare perché, è la svolta che prende il romanzo nella sua ultima parte e che offre ai lettori una rilettura di tutta l'opera in una chiave diversa, ma altrettanto inquietante. 

GMGhioni