L’erede
di Camilla Sten
Fazi, febbraio 2025
pp. 360
€ 19,50 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)
Camilla Sten, figlia della rinomata scrittrice di gialli Viveca Sten, ha rapidamente guadagnato attenzione nel panorama del thriller svedese contemporaneo. I suoi romanzi, pubblicati in Italia da Fazi, sono Il villaggio perduto (2024) e L’erede (2025) ed evidenziano una padronanza nel creare atmosfere cariche di tensione e mistero.
In questo nuovo attesissimo romanzo, l’ambientazione si sposta in una tenuta isolata tra i boschi svedesi, a Solhöga, ereditata dalla protagonista Eleanor, dopo la misteriosa morte della nonna Vivianne. La casa di famiglia, di cui Eleanor ignorava l’esistenza, nasconde segreti sepolti e verità inconfessabili e diventa il fulcro della narrazione.
L’atmosfera è intrisa di suspense, con la dimora che sembra custodire e alimentare i misteri familiari. A complicare la vicenda c’è anche il problema di Eleanor legato alla sua prosopagnosia, ovvero l’incapacità di riconoscere i volti, che la rende inoffensiva per l’assassino della nonna, che è scappato al suo arrivo e che la ragazza non può identificare.
Mi piacerebbe da morire poter riconoscere qualcosa di mia madre nella bambina del quadro, nelle trecce perfette o nelle sopracciglia dritte, nelle manine o nelle gambe diligentemente raccolte, ma i miei ricordi di lei sono vaghi. (p. 33)
Se nell’opera precedente, di cui Netflix ha acquisito i diritti per trasformarla in una serie tv, i temi predominanti erano l’ossessione, la memoria collettiva e l’impatto del passato sul presente, in questo romanzo l’attenzione si concentra sui segreti familiari, l’eredità e l’identità personale. La condizione di Eleanor serve da metafora per le difficoltà nel riconoscere le verità nascoste nelle proprie radici e nelle persone care.
Il romanzo affronta anche il tema della fiducia e di come le apparenze possano ingannare. Inoltre anche in questo romanzo si alternano due punti di vista, sempre in prima persona, quello della protagonista e quello di una misteriosa voce del passato, che tiene un diario sugli eventi avvenuti, a cavallo tra il 1965 e il 1966, a Solhöga.
In entrambi i romanzi, Camilla Sten dimostra una padronanza nel costruire tensione e nel creare ambientazioni che diventano parte integrante della storia. Tuttavia, mentre ne Il villaggio perduto adotta una struttura narrativa che alterna passato e presente per svelare gradualmente i misteri, L’erede segue una linea temporale più lineare, focalizzandosi sull’indagine di Eleanor e sulle rivelazioni che emergono man mano.
Il successo di Camilla Sten si inserisce nel contesto del crescente interesse internazionale per il “giallo svedese”, un genere che combina elementi di thriller, mistero e approfondimento sociale. Autori come Stieg Larsson e la stessa Viveca Sten hanno contribuito a definire questo filone, caratterizzato da ambientazioni spesso fredde e isolate, trame intricate e una forte attenzione alle dinamiche sociali e psicologiche.
Camilla Sten apporta a questo panorama una voce fresca, capace di mescolare tradizione e innovazione, mantenendo gli elementi chiave del genere ma introducendovi personaggi complessi. La sua abilità nel creare atmosfere dense e nel trattare temi come la salute mentale e i segreti familiari arricchisce ulteriormente il panorama del thriller svedese contemporaneo.
Samantha Viva
Social Network