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E se la risposta al vivere fuori dagli schemi fosse l'amicizia? "3. Un’aspirazione al fuori", la testimonianza di Geoffrey de Lagasnerie

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3. Un’aspirazione al fuori. Elogio politico dell’amicizia
di Geoffroy de Lagasnerie
L'orma editore, novembre 2024

Traduzione di Annalisa Romani
 
pp. 168
€ 19 (cartaceo)

 
Un elogio politico dell’amicizia, così recita il sottotitolo al volume, definendo già molto bene gli intenti dello scritto di Geoffroy de Lagasnerie, sociologo e filosofo francese che in questo saggio-pamphlet politico-narrazione autobiografica si rende protagonista, o meglio, che rende protagonista la sua amicizia con altri due intellettuali francesi. Una sorta di trattato politico, ma anche sociologico, nonché la testimonianza personale di una “relazione amicale a tre”, che scavalca gli istituzionali rapporti interpersonali della nostra società e che, per tale ragione, è dall’autore rivendicata come qualcosa a cui aspirare.

3. Un’aspirazione al fuori raccoglie le considerazioni sociali di de Lagasnerie sull’amicizia che lo lega allo scrittore Édouard Louis e al sociologo Didier Eribon, facendone un po’ un esempio di virtù per spiegare come una relazione d’amicizia può a tutti gli effetti costituire un modello sociale utopico, un rapporto tra persone da portare fuori, all’esterno, al fine di farne un vero e proprio modello di vita.
I tre intellettuali, racconta de Lagasnerie aprendo il sipario privato di questa vita-a-tre, intrattengono ormai da più di dieci anni un rapporto che non rientra tra le solite relazioni amicali, ma costituisce nel senso più pratico un modo di vivere; non qualcosa che fa parte o è contenuto nella vita di ciascuno degli studiosi, ma che costituisce l’essenza stessa del percorso delle loro vite, il contesto stesso della loro vita:
La nostra amicizia potrebbe innanzitutto rappresentare un tentativo di creare una forma relazionale continua e senza tempi morti. Solitamente gli amici si fanno sentire di tanto in tanto, si vedono regolarmente, ma tra due incontri vivono in maniera separata […] noi ci scriviamo sempre […] viviamo insieme, pur continuando ad abitare in spazi separati […] Credo che da quando ci conosciamo non ci sia stato un giorno in cui non ci siamo dati la «buonanotte» andando a dormire e il «buongiorno» al risveglio. (p. 27)
Sicuramente un contesto di vita raro e, forse, agli occhi di un comune individuo anche a tratti eccessivo. Eppure, l’autore parte da questo presupposto, dalla sua stessa vita in effetti, per una riflessione sociologica e politica alquanto rivoluzionaria e stimolante.
Chiamando a raccolta studiosi e intellettuali del calibro di Bourdier, Barthes, Durkheim, Sartre e altri ancora, de Lagasnerie discute sul mondo degli affetti nella società contemporanea e sul modo in cui questi influiscono sulla vita dell’individuo, ribaltando l’importanza che generalmente è data al rapporto duale (ovvero, alla coppia amorosa) e mettendo pertanto in dubbio quelle che sono le relazioni istituzionali per eccellenza della società: la coniugalità e la famiglia.
Come soggetti viventi e amanti siamo prodotti all’interno di forme stabilite: la società sta lì, ci circonda e determina i nostri modi di essere, di pensare e di sentire; e la sensazione che le nostre vite vissute siano vite rubate, pre-delimitate, sottomesse al potere dell’altro […] tormenta la teoria politica, l’etica e nel profondo ciascuno di noi, intimamente. (p. 37)
Nulla di nuovo magari, ma de Lagasnerie va oltre la critica sociale (ed esistenziale), promuovendo un’alternativa più “sana”, si potrebbe dire. Il passaggio precedente appare quasi un manifesto rivoluzionario, un monito di riflessione sul valore pratico che l’amicizia può avere, ancora più della relazione romantica: l’amicizia come risposta concreta alla possibilità di sperimentare modi di vivere alternativi, con lo scopo di uscire dalla società, di non rimanervi assoggettati.

Secondo de Lagasnerie l’amicizia funge quindi da forza opposizionale agli schemi sociali convenzionali, alla chiusura entro i meccanismi rigidi di relazione, quelli famigliari e domestici, che modellano le nostre identità e in virtù della loro stessa chiusura le limitano. Non sono gli schemi a determinarci, spiega l’autore, ma è la caratteristica degli schemi di essere stereotipati e limitanti a renderci a nostra volta stereotipati e limitati, ingabbiati dentro le identità previste dalle norme sociali.

In questo senso l’autore propone l’amicizia, cioè un tessuto relazionale ampio e variegato, come possibile risposta all’uscita dalla società, all’uscita dagli schemi prestabiliti, sottolineando come non si tratti di un tagliarsi fuori, ma «al contrario produrre un’altra cultura più intensa e un’altra pratica più complessa di relazionalità, rispetto alle quali è la società ad apparire come un gigantesco convento» (p. 43).
D’altronde, sono le amicizie e in particolar modo la varietà di esse ad aprire i nostri orizzonti, non solo sociali e relazionali, ma anche conoscitivi e culturali. L’amicizia, in tal senso, ha una forza creatrice, produce cultura e conoscenza, moltiplica e amplia i contenuti di un individuo, arricchendolo e contribuendo a far emergere il proprio “sé”, diverso da quello che emergerebbe all’interno della socializzazione famigliare, che il sociologo vede come una sorta di trappola relazionale, in quanto chiusa, ristretta e monotona, poiché per sua natura tendente al nucleo, più che alla ramificazione.

La proposta sociologica di de Lagasnerie, pur forse nell’apparente difficoltà di pratica, apre un varco significativo nel modo alquanto ancorato che ha l’individuo umano di concepire le relazioni e nel timore di andare oltre la convenzione. La sua riflessione porta a galla interrogativi che spesso l’umano si pone nell’intimo, avendo paura di esplicitarlo. Eppure, in un mondo in cui l’amore è ovunque idolatrato, il concetto di amicizia appare un interessante “vivere altrimenti”. L’autore quindi si chiede se sia davvero giusto «ritenere che essa sia tanto più alta e pura quanto più assomigli all’amore. Non sarebbe più interessante cercare, al contrario, di rendere l’amore più simile all’amicizia, di vivere le relazioni d’amore sul modello dell’amicizia?» (p. 101).

Il saggio autobiografico di de Lagasnerie si è rivelata una lettura non soltanto estremamente godibile, poiché va oltre l’argomentazione saggistica e diventa narrazione della vita personale e amicale di chi scrive, come un’onesta autobiografia dell’amicizia; ma soprattutto si è rivelata una lettura intimamente stimolante, che incoraggia a riflettere sul valore che tutti i giorni diamo ai nostri affetti, alle amicizie che ci circondano, al modo e alla qualità con cui queste partecipano alla nostra vita, e sprona a pensare alla possibilità pratica di un modo di vivere alternativo, forse persino più affine alla natura sociale e multi relazionale che è poi intrinseca dell’individuo umano.
 
Federica Cracchiolo