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Di Roma, amori e illusioni: «Casa che eri» di Giorgio Ghiotti

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Casa che eri
di Giorgio Ghiotti
Hacca edizioni, gennaio 2025 

pp. 160
€ 16 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook) 

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Non è facile amarsi tra eguali. A certe età si pensa di essere soli, irripetibili. Invece ti accorgi presto che c’è di tutto al mondo. (p. 118)

Presto ti accorgi che c’è di tutto al mondo, compresi diversi modi di amare. La narrativa offre molteplici punti di vista sull’amore ma quasi tutti hanno a che fare con l’amore romantico, quell’insieme di emozioni e sensazioni che si provano verso il proprio partner (o quello che si spera diventi il proprio partner). Uno degli elementi caratterizzanti questo tipo di sentimento è l’attrazione fisica, un torrente impetuoso che porta costantemente l’oggetto del desiderio al centro dei nostri pensieri.

Quello fra Aldo, il protagonista di Casa che eri, e Luisa è un tipo di amore peculiare, di certo non caratterizzato dall’attrazione fisica – non fosse altro perché Aldo è omosessuale – ma che presenta tutte le altre caratteristiche: l’attrazione mentale ed emotiva, un certo tipo di adorazione e soprattutto la gelosia dettata dal bisogno di esclusività. Aldo e Luisa sono amici ma fra i due nasce sin da subito un rapporto sinergico, a tratti simbiotico, che si intensifica quando i due prendono insieme un appartamento. Poi le cose cambiano quando Luisa si innamora – e questo sì è il sentimento più classico del mondo: l’amore romantico – di Alessio Patriarca, una figura grigia che possiamo conoscere solo attraverso lo sguardo obliquo e distorto di Aldo. L’arrivo di Alessio cambia tutto e sconvolge l’omeostasi di questa coppia che coppia non è. Aldo, nel vivo dei suoi quarant’anni – un’età che lui stesso percepisce come ambigua, a metà fra una lunghissima giovinezza e l’abbozzo di una età adulta –, è smarrito, confuso, perso come ci si può perdere fra i vicoli di Roma. Aldo vede Luisa cambiare nel tempo, quasi perdere la propria identità – o meglio: l’identità che Aldo ha costruito per lei, con lei, su di lei – per quello che crede essere una mera infatuazione e non l’amore di una vita. La domanda che solca la narrazione è: ha ragione? Quella fra Luisa e Alessio Patriarca è solo un'illusione? Quell’uomo è un essere manipolatore o semplicemente un essere umano?

Casa che eri – e la casa è Luisa, con tutto ciò che il concetto di casa può indicare – tratteggia con estrema eleganza e un certo disincanto anche un determinato tipo di persone. Gli abitanti di questa Roma moderna sono giovani – concetto lato, si è detto – di sinistra, intellettualmente e politicamente impegnati, dall’animo artistico, incapaci di fissarsi in posizioni lavorative classiche. Fra chi scrive romanzi e chi vive costruendo gabbie per uccelli destinate alla Roma bene, potremmo definirli come radical chic, o assegnargli un nome a volte fin troppo disprezzato: borghesi. Ma un tipo di borghesi nuovo, o meglio non proprio classico: Aldo e i suoi amici sono borghesi che rifiutano le regole della borghesia pur vivendoci dentro.

È un quadro preciso quello tratteggiato da Ghiotti, realistico nella sua etereità, e dipinto con il sottile velo della nostalgia. La scrittura dell’autore romano – che non a caso viene dalla poesia – è sottile, leggiadra, elevata per tutte le circa duecento pagine che compongono il romanzo. Nessuna sbavatura inquina le pagine di questo bel libro, che sembra sussurrare all’orecchio del lettore un certo tipo di verità, un certo tipo di mondo, un certo tipo di amore.

Casa che eri è un romanzo da leggere.

David Valentini