Martire!
di Kaveh Akbar
La Nave di Teseo, 2024
Traduzione di Chiara Spaziani
€ 22 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Il romanzo d’esordio del poeta Kaveh Akbar è senza
dubbio un esperimento ambizioso: situare tanto la formazione poetica di Akbar, e il suo utilizzo della lingua come strumento caldo e vivo, quanto la sua esperienza personale di poeta queer
iraniano-americano all’interno di una narrazione magistralmente congegnata,
emozionante e avvincente, che incalza il lettore per oltre quattrocento pagine, facendosi a dir poco impossibile da metter giù. Ambizioso, dicevo; ma senza dubbio riuscito.
Il protagonista, Cyrus Shams, è un poeta nato in Iran
e trasferitosi negli Stati Uniti da neonato assieme al padre, a seguito della
morte della madre in un tragico incidente aereo. Quando il romanzo si apre, Cyrus ha da poco perso anche il
padre per un'ischemia, e sta cercando di venire a patti con una vita nuova, apparentemente priva
di radici nonché del conforto dell’alcol e delle droghe, della cui dipendenza
si è da poco liberato.
È proprio la necessità di senso che guida il
romanzo e la ricerca, tanto letteraria quanto esistenziale, di Cyrus. Se siamo
tutti destinati a morire, qual è il senso della nostra vita, e soprattutto,
qual è il senso della nostra morte? Hanno dunque fatto bene i numerosi martiri
della storia mondiale a sacrificare le loro vite per un bene superiore –
Giovanna d’Arco, Ipazia, Bobby Sands, i cui profili si stagliano sempre in controluce sopra le sagome della madre e del padre di Cyrus; persone comuni, la cui morte, apparentemente priva di conseguenze di ordine
sociale, Cyrus cerca disperatamente di comprendere e situare in un mondo che
sembra impossibile da navigare.
Chiunque si è, prima o poi, scontrato con una
morte improvvisa, e all’impossibilità di trovare un senso alla vita che
prosegue dopo quella morte. Cyrus, grazie al libro che lui stesso sta scrivendo, il "Libro dei Martiri", i cui estratti costellano il romanzo di Akbar in un gioco metaletterario,
dovrà non solo dare un senso alla morte dei propri genitori, ma anche alla
rinascita di se stesso dopo la morte – simbolica e letterale – del sé della
dipendenza, un Cyrus diverso che lui stesso ha ucciso, e di cui a volte sembra
portare il lutto.
Martire! di Akbar è una lettura commovente, avvincente, poetica, spesso divertente, con turni di frase e paragrafi in grado di mozzare il fiato e aprire squarci di vita al di là della parola. La trama è tutta da scoprire, ma quello che conta di più è la sensazione che il romanzo lascia dopo la sua conclusione: l’idea che, alla fine, la ricerca del senso non sia importante, e che conta molto di più la volontà di trovarlo in ciò che si ha - una persona amata, un ricordo, una poesia, un sogno. Una fragola, come dice Clarice Lispector nella citazione che chiude il romanzo:
Mio Dio, solo adesso ricordo che le persone muoiono. Ma... ma, anch'io?! Non dimentichiamo che questa è la stagione delle fragole. (p. 444)
Marta Olivi
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