Hélèna. Prima della rivoluzione
di Maria
Gabriella Giannice
Blu
Atlantide, gennaio 2025
pp. 192
€ 18,50 (cartaceo)
€ 9,99
(ebook)
«Attento Stepán, tu rischi la testa. Che t’importa dei pizzi e delle merlettaie?». E come potevo io dire loro che in un giorno della Russia imperiale, mentre ti guardavo, Hélèna Arkàdjevna, avrei rischiato la vita proprio per i tuoi pizzi candidi, e per questo ero disposto a rischiarla ancora? (pp. 94-95)
C’è un
prima e c’è un dopo. Il prima è prima della rivoluzione, come già si intuisce
anche nel titolo del primo romanzo di Maria Gabriella Giannice – primo romanzo
ma non primo libro, poiché Giannice è già autrice di due libri di saggistica
sul cinema. Il prima di cui si parla è un tempo breve, brevissimo se confrontato
con il dopo: è infatti, questo prima, l’epoca della Russia zarista del 1913 –
prima della Grande guerra, prima della rivoluzione bolscevica – ma è anche il
prima della giovinezza del protagonista Stepán Tverskòj, che nel dopo – dopo la
rivoluzione bolscevica e durante il lungo buio della Russia comunista – vivrà
una vita lunghissima, fatta di altri onori e di altri amori ma nella quale ricorderà
sempre con calore ed emozione quel prima nel quale ha brillato, come una stella
polare nella notte, la passione per Hélèna Arkàdjevna Karamzina, moglie del ricchissimo e potentissimo
Nikolaj Aleksàndrovic Karamzin.
Hélèna.
Prima della rivoluzione è infatti una storia d’amore, a voler essere estremamente riduttivi. È una
storia d’amore fra due ragazzi giovanissimi, complicata dal fatto che lei non
solo è sposata, bensì è sposata con un uomo crudele, cinico e arrivista, a
voler essere un po’ meno riduttivi. Se invece vogliamo scendere più nel
dettaglio, Hélèna. Prima della rivoluzione è la storia d’amore, tragica
e disperata, di due ragazzi nella Russia imperiale, ossia in un’epoca in cui l’apparenza
della vita pubblica ha un peso specifico enorme, infinito, che rende
impossibile – o quasi – il buon esito di un amore clandestino. C’è Stepán
Tverskòj, principe solo di nome, e c’è Nikolaj Aleksàndrovic Karamzin, non solo ricco e
potente ma avido di successo, avido di gloria e soprattutto desideroso di
raggiungere quella posizione che Tverskòj ha per diritto di nascita. Stepán
lavora per Nikolaj, gli è quasi amico, ma c’è quell’amore di mezzo che fa
nascere fra i due una guerra gelida, fatta di lento logorio, di frasi
sussurrate, di fughe notturne e di esplosioni finali. Nel mezzo, Hélèna, così
giovane da essere praticamente una bambina agli occhi di noi moderni.
Quel che
accade dopo – dopo il grande amore, dopo la rivoluzione, dopo ogni cosa che è
rilevante – è presto immaginabile e viene raccontato nelle pagine finali: l’età
adulta, Lenin e Stalin, la Guerra fredda, il regime. In tutto questo gelo, fra
tutte queste cose noiose da gerarchi comunisti, in Stepán brilla sempre quell’amore
mai sopito e quell’anno – il 1913 – che è stato prima di ogni cosa. La grande
passione che travolge, spazza via, distrugge ogni diga col flusso inarrestabile
della propria marea, quella passione sta lì, nascosta da qualche parte, pronta
a riscaldare nell’inverno della vita. Hélèna è lì, incorniciata come un quadro
dipinto in un’epoca nella quale si scattano già fotografie.
Giannice
è magistrale a dipingere scene di vita quotidiana nella Russia zarista. Siamo
dopo Dostoevskij e dopo Tolstoj, in quel Novecento che il primo non ha mai
visto e il secondo ha goduto per pochi anni. È una Russia che però somiglia
molto a quella dei due grandi autori russi, fatta di samovar e corti nobiliari,
di carrozze sgargianti e duelli alla luce del sole. E Giannice riesce a
mostrarci tutto questo, a trasportarci nei palazzi imperiali e nelle ville di
campagna di una Russia scomparsa, pur con uno sguardo contemporaneo, fresco e
moderno. È un connubio perfetto, il suo, fra il prima e il dopo, fra lo ieri e
l’oggi.
Hélèna. Prima della rivoluzione è un romanzo evocativo scritto da una penna capace e intelligente. Una penna da seguire con estrema attenzione.
David Valentini
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