Ero consapevole di apparire strana agli occhi dei miei coetanei, diversa e separata dagli altri. L'estraneità mi era sorella, e autoescludermi prima che lo facessero gli altri diventò una competenza sempre più affinata, così come i tentativi di mediazione tra i due mondi: ero convinta che un giorno sarei riuscita a unirli e a farli diventare una sola grande, pacifica realtà, senza dover essere costretta a sceglierne uno e rinunciare all'altro. (p. 104)
Quanto è difficile autodeterminarsi, quando si è cresciuti e si è stati educati all'obbedienza? Alessandra è nata quando i suoi genitori avevano già scelto di mettere davanti a tutto la fede in Geova e avevano cambiato totalmente stile di vita. Persino la famiglia e i figli venivano dopo, così come il loro amore: la missione di farsi Testimoni e portare nuovi fedeli nella Congregazione ha sempre avuto la priorità. E le domande, i dubbi sono mal visti; lo sa bene Alessandra, che ha trascorso un'infanzia e un'adolescenza diverse da quelle dei suoi compagni, in un'età in cui sentirsi parte del gruppo è fondamentale. Certo, lei aveva la comunità degli altri testimoni di Geova, e più volte è stata strappata dalla sua quotidianità, perché il padre, un Anziano molto rispettato, è stato spostato per aiutare delle altre piccole comunità a radicarsi e a espandersi. Così Alessandra si è trovata in una nuova città, in un'altra scuola, lontana dai nonni, sola con la propria solitudine, perché attorniata da una famiglia fatta anzitutto di doveri e prescrizioni.
Lei e i suoi tanti fratelli e sorelle vengono cresciuti così, lasciando ben poco spazio alle proprie velleità o alle inclinazioni personali; le festività cattoliche o i compleanni non vengono festeggiati, perché ritenuti pagani; l'amicizia e l'amore sono possibili solo tra Testimoni di Geova, mentre il mondo esterno è sentito come impuro, un ostacolo per il proprio cammino di fede. Il tutto, in attesa dell'Armaghedon. Può parere oppressivo un mondo tanto chiuso e pervaso dall'idea della morte imminente, ma far parte della Congregazione offre anche conferme rassicuranti, se ci si attiene a quanto voluto dalla comunità:
Geova mi offriva risposte pronte, certezze facili, nessun conflitto interiore e l'assoluta garanzia che, se fossi rimasta, l'amore non mi sarebbe mai mancato: della mia famiglia e sicuramente, a breve, anche di un marito. (pp. 123-124)
Alessandra non è però una protagonista che si piega passivamente ai dettami altrui, anche se è stata abituata a obbedire, mettendo davanti i bisogni degli altri ai propri desideri:
Sono nata e cresciuta in un gruppo chiuso ma ho sempre avuto curiosità per il mondo esterno, quel tanto che mi è bastato per capire che la diversità è un valore, ma quando la si comprende e la si accetta e, se possibile, quando la si sceglie. (p. 166)
Come fare i conti con quei compromessi sempre più onerosi, con quelle rinunce sempre più spersonalizzanti, che tolgono aria, o con il pensiero imperante della morte? Andarsene, d'altra parte, richiede un enorme sacrificio: bisogna dire addio alla Congregazione, persino alla propria famiglia. E ricominciare con un enorme fardello sulle spalle, che non sempre chi si incontrerà in futuro sarà disposto a condividere.
Nel suo romanzo d'esordio, Il Dio che hai scelto per me, Martina Pucciarelli si è liberamente ispirata a vicende reali, come precisa nella nota finale, e come ha rivelato in una toccante puntata del podcast Voce ai libri di Silvia Nucini, che vi consiglio di recuperare. Confesso che è stata proprio la sincerità con cui l'autrice si è confrontata sulla matrice autobiografica del romanzo a convincermi, dato che di primo acchito non mi sarei avvicinata al romanzo. E ho trovato così una storia altrettanto trasparente, scritta puntando all'immediatezza comunicativa (è un romanzo di trama, questo, con notevoli spunti di riflessione). La storia di Alessandra colpisce e spinge anche a chiedersi, a libro concluso, cosa significhi davvero crescere un figlio secondo le proprie convinzioni, perché talvolta l'educazione va oltre, diventa coercizione. E il disagio dell'altro diventa secondario in modo a dir poco inquietante.
GMGhioni
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