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Dodici brevi saggi con scopo apparente di indurci a cercare noi stessi e che nascondono domande essenziali. "Il rovescio della testa" di René Daumal

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Il rovescio della testa
di René Doumal
Adelphi, gennaio 2025

Traduzione di Francesco Bergamasco, Bianca Candian, Claudio Rugafiori

a cura di Claudio Rugafiori

pp. 93
€ 12,00 (cartaceo)
€   6,99 (ebook)


Renè Daumal è morto a trentaquattro anni lasciando poche opere, tutte molto importanti per affrontare quel arduo cammino verso la conoscenza di sé e la libertà di pensiero. Monte analogo è forse il suo libro più importante, definito da Bobi Bazlen e Roberto Calasso un "libro unico", che ha consentito all'autore, benché non sia un libro finito, in quanto Daumal è morto prima di concluderlo, di farsi conoscere a un pubblico un po' più ampio. In Italia tutti i libri di Daumal sono pubblicati da Adelphi con una cura particolare alla traduzione e alla ricerca stilistica al fine di unire i fili di un lavoro complesso. 

Il rovescio della testa è un' opera formata da dodici scritti in cui Daumal cerca l'essenziale, come sempre ha fatto, evitando fronzoli, sbrodolamenti o inutili pensieri retorici. Studioso dell'induismo, traduttore di testi Zen, profondo conoscitore del sanscrito, Daumal è stato anche uno studioso di Gurdjeff, filosofo russo ammirato da Alexader de Salzmann e Katherine Mansfield. E proprio Salzmann fu un amico di Daumal, con il quale discutevano del lavoro di Gurdjieff. Questo desiderio di andare all'essenziale ha portato Daumal a raccogliere in questo libro dodici piccoli saggi o storie che sono allegorie del suo pensiero, labirinti stilistici in cui apparentemente ci perdiamo per poi uscirne con alcune importanti domande sullo studio e la ricerca dell'essere. 

Daumal forse si è divertito a scrivere queste storie, ma per un lettore che si confronta con lui questi scritti saranno un percorso difficile, in cui dovrà interpretare i significati che l'autore ha lasciato dietro ad ogni parola e paragrafo. Per me si è trattato di leggere un altro tassello del lavoro di questo interessante filosofo e studioso che si è spento troppo presto. 

Questi saggi sono, quindi, un ardito ma affascinante percorso allegorico. Si possono considerare delle lezioni zen, delle parabole, delle storie a doppio, triplo significato, dove il confine fra il sogno e la realtà è sempre labile.  Come, ad esempio, nel racconto del mago, il quale vive in una mansarda e lavora per una filiale del Credit Mystique ma che non mostra mai i suoi poteri, perché non vuole turbare coloro che vivono in una quotidianità tranquilla e semplice e che così vogliono continuare a vivere, mentre lui continua la sua opera di guida dell'umanità.

C'era un potente mago che abitava in rue Paupère in una mansarda. Viveva lì, sotto l'apparenza di un piccolo impiegato vecchiotto, pulitino e puntuale. Lavorava in una succursale del Crédit Mystique, in avenue des Humbles. Avrebbe potuto, con un colpo di stuzzicadenti magico, tramutare in lingotti d'oro tutte le tegole del tetto. Ma sarebbe stato immorale, perché egli pensava, il lavoro nobilita l'uomo. E anche la donna, aggiungeva, in una certa misura. [...] Doveva leggere il giornale per non perdere l'uso della lingua popolare, grazie alla quale poteva, all'ora dell'aperitivo, comunicare con i suoi simili in apparenza, e guidarli sulla via del bene. Alle otto cominciava a raspare carte e, se talvolta commetteva qualche negligenza, era perché la ramanzina del capo fosse giustificata; altrimenti, facendogli un rimprovero immeritato, il suo capo avrebbe commesso un peccato grave. (pp. 39-41)

Benché a una prima lettura i mini saggi sembrino banali o costruiti su un meccanismo di facile intendimento, in realtà, e questo è l'aspetto più affascinante, a una lettura successiva si comprendono significati sottostanti alla semplice storiella che ci costringono a prendere coscienza di quanto, invece, il nostro pensiero sia, a volte o spesso, retorico e automatico. Questo lo percepiamo in tutti i dodici scritti ma in alcuni di più, come ad esempio nella "Lettera a se stesso sotto forma di parabola":

L'Assetato, l'Innamorato e l'Occhio parlavano della Portatrice d'acqua:                                  - E' fresca e pura, dispensatrice di vita. Per lei darei tutte le ricchezze del mondo, disse il primo: parlava dell'Acqua. - E' la meraviglia che sola placherebbe la mia inestinguibile Sete. Per lei darei tutti i beni di questo mondo, disse il secondo: parlava della Donna. - In lei si riflettono tutte le cose del mondo, disse il terzo, la Montagna, l'Albero e il volo dell'uccello, e soprattutto il Cielo; per rivedere questo prodigio darei tesori: parlava della Brocca, poiché ignorava ancora le leggi della riflessione. E tutti e tre credevano di capirsi, e parlavano per ore della Meraviglia, triplice a loro insaputa. Venne l'uomo e disse: "È una donna che torna dalla fontana con una brocca d'acqua limpida". (p. 11)

Nel suo percorso Daumal ha scritto anche dei versi e ha formulato diverse teorie sulla poesia. Anche in questo libro ci sono diversi riferimenti alla poesia, dove però è vista come un percorso attraverso il quale raggiungere verità più nascoste e difficili. Non si può leggere questo libro prescindendo dagli altri di Daumal e non si può nemmeno, però, evitare di essere attratti, dopo aver letto questi dodici brevi scritti, dal lavoro di questo intellettuale dal profondo senso mistico.

Fulvio Caporale