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#RileggiamoConVoi – Personaggi in maschera – marzo 2025

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Buongiorno a chi ci legge,
le maschere che persone e personaggi possono indossare non sono solo fisiche e reali: possono essere modi di presentarsi, tentativi di depistare e di nascondere la vera identità. Nelle storie, personaggi così abbondano. Per i giorni centrali di carnevale, la Redazione si è sbizzarrita nel pensare a narratori e narratrici inaffidabili, personaggi dalle molte sfaccettature, rivelazioni inaspettate.
Buon inizio mese e buone letture,
la Redazione

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Claudia consiglia
I baffi di Emmanuel Carrère (Adelphi)
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Perché: è un libro cult di Carrère, un romanzo che si presta alla scomposizione dei piani, all'osservazione attenta della coscienza.
Nella vita quotidiana del protagonista un giorno qualunque si insinua un dubbio: la crepa nasce nel momento in cui decide di tagliarsi i baffi.
Per uno strano gioco con se stesso, più uno scherzo nei confronti della moglie, lui che i baffi li ha sempre portati vuole scoprire che effetto fa non averli. Dopo questo gesto apparentemente innocuo il personaggio di Emmanuel Carrère scivola in una vita che non sembra più la sua.
E da qui la grande domanda: è caduta la maschera o ne sta portando una nuova? 
A chi: a chi ama Pirandello e la musica classica. Perché la mente del nostro baffuto eroe è come un golfo mistico con un direttore d'orchestra impazzito.


Deborah Donato consiglia  
L'eleganza del riccio di Muriel Burbery (edizioni e/o)
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Perché: non sempre ci si maschera per sembrare migliori. A volte ci si maschera per non mostrare la bellezza, per custodirla gelosamente e perché l'unico modo per proteggere la poesia del proprio mondo interiore è fingersi banali e sciatti, stupidi e insignificanti. Essere come il riccio che dietro una corazza di spine nasconde la propria tenerezza. È la strategia di Reneé Michel, la portinaia di un ricco condominio parigino che protegge la bellezza del suo mondo interiore (fatto di musica mozartiana, letteratura russa e filosofia) agli occhi esterni, erigendo un muro di banalità. Ma riesce anche a trovare chi scopre i suoi tesori...
A chi: A chi ama le storie leggiadre e sognanti ambientate a Parigi e che non si lascia scoraggiare dalle citazioni di Husserl, Kant e Tolstoj. A chi ama la filosofia e crede che attraverso di essa la filosofia diventi più ricca, profonda, ma anche molto più ironica.


Debora Lambruschini consiglia 
James di Percival Everett (la nave di Teseo)
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Perché: in quello che è finora il più ambizioso romanzo di Everett, il tema dell'identità è il perno intorno a cui ruota ogni cosa. Jim, lo schiavo fuggiasco de Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain, indossa una maschera che gli permette di sopravvivere nel Sud segregazionista. Everett dà voce e corpo allo schiavo, svelandone l'identità via via che abbandona la maschera per rivendicare il proprio nome. 
A chi: a chi cerca una lettura che apre a molteplici spunti di riflessione, a chi crede nella trasfigurazione delle storie nelle mani di autori senza paura. A chi si interroga sulle storture del mondo, di ieri ma anche di oggi. A chi crede nelle parole. 


Giada consiglia 
Le trafficanti di anime di Carmella Lowkins (editrice Nord)
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Perché: perché questa storia si muove tra suggestioni, bugie e spiritismo, riuscendo a ingannare, non solo i personaggi, ma anche il lettore che non comprenderà fino alla fine quale sia il confine tra verità e menzogna. A Parigi lavorano le sorelle Mothe che truffano ingenue famiglie aristocratiche, facendo loro credere di poter contattare i morti. Il loro segreto? Quello di puntare sui segreti, soprusi e sensi di colpa che nessuno di loro ha mai ammesso pubblicamente. Sembrerebbe una "semplice" storia di raggiri, ma quello che racconta l'autrice è molto di più e coinvolge, in primis, le due sorelle spinte da un risentimento che ha logorato le loro vite.
A chi: a chi ama i romanzi dove "niente è come sembra", a chi vuole approfondire una pratica diffusa alla fine dell'Ottocento e a chi vuole indagare quanto sia manipolabile la mente umana.


Giulia consiglia
Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson (Adelphi)
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Perché: la narrazione in prima persona di Merricat Blackwood ci porta in una storia familiare dal livello di tensione sempre alto. Nonostante la protagonista abbia diciotto anni, si esprime quasi come una bambina, e allude e gioca con chi legge nascondendo una macabra vicenda. L'ultimo romanzo, in ordine cronologico, di Shirley Jackson sprofonda nell'ordinarietà del male e rievoca atmosfere gotiche in cui non sempre è semplice capire come guardare la storia e giudicare dove sia il torto e la ragione.
A chi: a chi ama le favole nere e le storie inquietanti che non hanno bisogno di scomodare l'elemento sovrannaturale: gli essere umani possono essere sufficientemente crudeli senza bisogno di aiuti.


Gloria consiglia: 
Io? di Peter Flamm (Adelphi)
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Perché: in questo romanzo breve del 1926, non si sa chi sia davvero il protagonista: l'identità è continuamente messa in dubbio, in un cortocircuito logico-razionale che mette il lettore in difficoltà più di una volta. Chi abbiamo davanti è il famoso chirurgo Hans Stern, tornato dalla guerra, o, come afferma il soggetto, il panettiere Wilhelm Bettuch, che si è sostituito a lui, caduto in battaglia? Alcuni elementi ci portano a propendere per la prima ipotesi, altri per la seconda, e la verità non è detto che si riveli con certezza.
A chi: ideale per chi vuole scoprire un pezzo di storia della letteratura caduto nell'oblio troppo a lungo; la maschera indossata dal protagonista è conscia o inconscia? La crisi di identità è generata dallo stress post traumatico o da un abile gioco di manipolazione da parte del soggetto? 


Marianna consiglia 
La madre certa di Michela Capone (Castelvecchi)
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Perché: questa storia è davvero intensa e coinvolgente, con doppia voce narrante che terrà deste l'attenzione e la curiosità del lettore che vorrà conoscere la storia della protagonista, Eva Settembrini, la quale racconta la sua storia personale basata sul difficile rapporto con la madre, completamente succube del nuovo compagno, un uomo viscido. Eva nasconde un segreto terribile proveniente da un passato che vuole dimenticare e a un certo punto della storia si rivelerà lasciando il lettore con un palmo di naso!
A chi: a coloro a cui piacciono i libri che invitano a riflettere sulla maternità e sull’identità “donna non madre” e che amano figure femminili forti che custodiscono gelosamente un passato di cui si vergognano.


Sabrina consiglia
È notte sul confine di Pietro Spirito (Guanda)
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Perchè: una spy story è il genere privilegiato per creare personaggi ambigui che dell'inganno e del travestimento fanno la loro ragione di vita. Questo, infatti, è un romanzo in cui nessuno è chi dice di essere e niente è quello che sembra. Nella Trieste del 1970, vera e propria Berlino dell'Adriatico, sul confine tra due sfere, l'Ovest europeo e l'Est sovietico, il ritrovamento di un cadavere, quello di un soldato di leva, dà il via a un'indagine che svelerà trame nascoste. Sullo sfondo di una città nella quale si fronteggiano due visioni, due mondi contrapposti. Non stupitevi, quindi, se ogni personaggio che incontrerete presenterà, prima o poi, la sua seconda faccia.
A chi: un romanzo che piacerà a chi ama le storie di spionaggio, ça va sans dire, ma che siano scritte bene, e questa lo è. A chi vuole scoprire un pezzetto di Storia, quella che coinvolge la Trieste degli anni Settanta, poco noto: una città piena di contraddizioni, ancora segnata dalle ferite del passato, ancora a metà tra Oriente e Occidente. E a chi ama le storie di confine.


Samantha consiglia 
Viviane Élisabeth Fauville di Julia Deck (Adelphi)
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Perché: la donna che ci racconta la sua vicenda è un misto di personalità, indossa diverse maschere; Viviane Élisabeth  è una donna in carriera, madre di una bambina di pochi mesi e moglie; ma è anche  una donna sull’orlo di una forte depressione per la separazione traumatica dal marito e presumibilmente un'assassina. Non ricorda più a quale di queste vite appartiene e sta proprio nella scoperta di questo improvviso corto circuito che ci spinge l'autrice del romanzo.
A chi: è stanco di indossare le proprie maschere e fingere che ci sia un limite a tutto, anche nell'essere amabili, che la rispettabilità sia sempre contenersi, nascondersi dietro l'apparente normalità, senza crollare mai, senza spingersi oltre. La protagonista invade la vita di altre persone e perde di vista la propria, comincia a mescolare i piani della realtà e inizia un declino verso la follia. A chi si rende conto che in questa società tutto corre ad un ritmo vertiginoso. A chi ha capito che, per potersi ritrovare, bisogna perdersi del tutto.