Il coccodrillo di Palermo è il nuovo libro di Roberto Andò, regista di teatro di prosa, lirica e di cinema. L'autore ha all'attivo diverse pubblicazioni; da Il trono vuoto, vincitore del premio Campiello Opera Prima, è stato tratto il film Viva la libertà con Toni Servillo e Valerio Mastandrea.
In questo romanzo, ambientato nelle atmosfere suggestive di Palermo, l'autore ci accompagna nella decadenza urbana e sociale, ma allo stesso tempo magnetica e seduttiva, di una città dotata di infinite sfumature; un viaggio investigativo tinteggiato dalle attraenti tonalità noir, una ricerca introspettiva, un ritorno alle origini familiari, un'indagine sociologica di un luogo che non smette mai di affascinare.
«Ogni viaggio verso una meta pericolosa è anche indugio. Si parte per redimere il tempo, quasi sempre per riabilitarne il senso perduto: l'illusione o la speranza che ci sia ancora una posta in gioco.» (p. 93)
Ed è il viaggio che intraprende Rodolfo Anzo, noto documentarista di Roma, protagonista di questo romanzo, che, dopo più di dieci anni, è costretto a rientrare a Palermo. La vicina di casa dei suoi genitori, ormai defunti, lo avvisa che qualcuno si è introdotto nell'appartamento disabitato. Tornato nella casa di famiglia, viene investito e assalito dai ricordi del padre, noto poliziotto di Palermo, e dalla dolcezza della madre. Gli oggetti materiali dell'appartamento sono impregnati della sua infanzia e della sua giovinezza, e creano una mappatura sentimentale e nostalgica che si lega a doppio filo con la natura della città di Palermo.
Il padre, figura cardine del romanzo, gravita in una costante elissi di alone di mistero legato alla sua professione, al suo carattere singolare e alle sue passioni; nel suo studio Rodolfo trova sei bobine di registrazioni di telefonate intercettate e illegalmente conservate.
«Come se il tempo condensato in queste registrazioni, per mio padre, fosse destinato a divenire eterno e assoluto, un tempo in cui ogni voce avrebbe potuto rappresentare sino alla fine la propria storia singolare e privata, e questo al di fuori dell'evolvere consueto degli accadimenti umani, e dunque, della malattia e della morte.» (p. 122)
Insieme alle bobine il protagonista trova anche un messaggio del padre; la missione di Rodolfo è quella di individuare le persone coinvolte e restituire quel frammento di vita rubato in cui, nei brevi scambi, emergono tutti i più comuni e crudi sentimenti del genere umano: odio, cupidigia, amore, infedeltà, omertà. Impulsi istintivi che si riflettono e si propagano tra le vie, il lungo mare, gli alberghi, il teatro e gli altri luoghi di Palermo.
«C'è un'aria tersa e leggera intorno a me, e Palermo sembra in preda all'irresponsabile disinvoltura che appartiene alle città prossime al disastro. Chiassosa e insensata, corre verso il baratro senza chiedersi cosa le accadrà.» (p. 205)
Da quel messaggio del padre che non lascia spazio a nessun'altra interpretazione Rodolfo inizia la sua ricerca, apparentemente senza una logica, ma dettata solo dalla formazione che la sua professione gli ha offerto e dal suo innato istinto di uomo razionale e logico. Raccogliendo indizi sui destinatari, osservandoli e ascoltandoli, si avvicina così a misteriose e sfuggenti realtà, legate non solo alle persone coinvolte, ma anche al padre.
La caccia quindi non è solamente una missione, ma è oltremodo un'analisi a distanza di anni delle figure genitoriali, dell'imprinting emotivo e umano che la famiglia ha donato a Rodolfo, della formazione del proprio essere, lui che è cresciuto tra case fatiscenti che oscurano la vista del mare tra i movimenti vorticosi e complessi del barocco che contraddistinguono l'architettura palermitana.
Nell'illusoria immobilità paralizzante dello scirocco che ammanta a tratti la città, nella vischiosità dei rapporti umani descritti, apprezziamo la prosa sciolta ed elegante di Andò, ricca di lirismi e citazioni colte; a ogni capitolo è dedicata una frase di Thomas Bernhard; poi c'è la musica classica, grande amore e salvezza del padre, che accompagna come una fine colonna sonora l'intero romanzo.
Anche il titolo, Il coccodrillo di Palermo, sarà infine svelato; ultima metafora per descrivere tutti i dualismi che segretamente proviamo a comprendere di questa città, grande e indiscussa protagonista di questo romanzo.
Caterina Incerti
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