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Tra Ginevra e Morgana. La sensualità e la determinazione di Kristin Lavransdatter ne "La ghirlanda", il primo romanzo della trilogia del premio Nobel Sigrid Undset

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Kristin Lavransdatter Sigrid Undset

Kristin Lavrandatter – La ghirlanda
di Sigrid Undset
Utopia, aprile 2023
 
Traduzione di Andrea Berardini
 
pp. 344
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Kristin era ormai una donna adulta, ed era diventata molto bella. Somigliava soprattutto al padre, e si era fatta alta, con la vita stretta e le membra sottili ed eleganti, per quanto generosa di petto e formosa. Il suo volto era piuttosto corto e tondo; la fronte era bassa e ampia, e bianca come latte; e gli occhi grandi, grigi e dolci sotto le sopracciglia finemente disegnate. La bocca era un po' larga, ma carnosa e di un bel rosso sano, e il mento era tondo come una mela e molto grazioso. Aveva splendidi capelli lunghi e folti, che però si erano scuriti, ed erano ora più castani che biondi, e del tutto lisci. (pp. 74-75)

Figlia di Lavrans e Ragnfrid, Kristin è la prediletta del padre. Bella, piena di rettitudine morale e intelligenza, viene educata per contrarre un buon matrimonio ed essere felice al fianco del futuro sposo. Ma la permanenza in un convento per affinare la propria educazione la porterà a incontrare, come in ogni fiaba, il suo cavaliere che, anche se affascinante, porta su di sé lo stigma della vergogna, avendo sedotto e avuto figli da una donna sposata. Ma la passione che prende i due giovani porterà alla luce tutto ciò che in Kristin stava sotto la superficie: la sensualità, una predisposizione all'inganno e la consapevolezza che, per ottenere ciò che desidera, sarà disposta anche a fare del male alla sua famiglia. 

Nella mia ricerca di premi Nobel dimenticati, mi ero imbattuta in Sigrid Undset con La saga di Vigdis, edita da Utopia, e che era la perfetta esemplificazione delle motivazioni che avevano portato al premio per la scrittrice nel 1928. "La sua imponente descrizione della vita nordica durante il medioevo" così vivida nella vicenda di Vigdis, eroina intrisa del pessimismo che non permette di scampare a Ragnarök, si ritrova anche in Kristin Lavransdatter, trilogia che ha nella Ghirlanda il suo primo capitolo, pur se con qualche differenza. Se, stilisticamente, si ritrova l'incipit con le coordinate storico-familiari di Kristin, come nelle saghe medievali, sono assenti le formule ricorrenti che nella narrazione orale sottintendevano un preciso significato. Se in Vigdis il substrato pagano era molto forte nel guidare le azioni dei personaggi e la stessa protagonista era battezzata per mera convenzione, qui troviamo una componente cristiana molto radicata e gli accenni al mondo fantastico provano a farsi strada solo nella prima infanzia di Kristin per poi sfumare. In Kristin Lavransdatter, pubblicato nel 1920, ci si trova di fronte a personaggi molto più sfaccettati e complessi: ma anche loro, come nella saga di Vigdis, si muovono mossi dall'amore. 

Kristin è una creatura passionale. Nonostante l'epoca e l'educazione ricevuta, sa bene cosa desidera, in termini di soddisfazione sentimentale e sensuale. Forte della gentilezza del padre, Lavrans, che mai la costringerebbe a un matrimonio non gradito, è pronta a seguire il suo impulso e rivendicare per sé il diritto a scegliere l'uomo verso cui il suo corpo la spinge. Sebbene la morale cristiana sia forte in lei, non è tanto il timore di un giudizio divino a spaventarla – tanto che l'idea di prendere i voti per espiare i suoi peccati la rattrista e la disgusta–, ma il timore di fare del male alla famiglia che ama immensamente. Già dalla descrizione fisica di Kristin si nota un gioco di contrapposizioni, in cui le qualità fisiche suggeriscono che, oltre alle caratteristiche auspicabili in ogni futura moglie, c'è una componente di sensualità che non vede l'ora di esplodere. Ed è così che andrà, non solo in senso fisico, ma anche nel rivelare una doppiezza e sfaccettatura morale che non ci si aspetterebbe da un'eroina di una saga medievale. Lei ordisce i piani per potersi incontrare con Erlend, cavaliere disonorato, lei pianifica con freddezza la possibile fuga d'amore, sempre lei che non permette che un uomo le usi violenza. Questa sua natura nascosta in parte non piace, perché una donna di buona famiglia non dovrebbe avere pensieri di questo tipo, ma nella maggior parte dei casi è considerata impossibile.

E non credo che una fanciulla di buona famiglia, cresciuta in maniera cristiana e onorevole, sia disposta a rinunciare tanto facilmente all'onore o alla vita. Ah, sono cose che si sentono nelle ballate... Non credo che funzioni così: che quando un uomo e una donna sono tentati di commettere un gesto simile, allora compongono una ballata, e questo gli è d'aiuto, senza che cedano realmente alla tentazione... (p. 241)

Così ragiona il buono e pragmatico Lavrans, che non può concepire che la figlia voglia gettare via la possibilità di indossare la ghirlanda nuziale, destinata alle spose vergini, con l'uomo onorevole scelto per lei.
Se Kristin è l'amore che ancora lotta, Ragnfrid, la madre, ha vissuto nella sconfitta di non poter ottenere ciò che voleva. Sposata senza amore a un uomo, Lavrans, incapace di corrispondere la passione che lei richiedeva, sconta il peccato di sensualità con una vita modesta, funestata da una depressione perenne per la perdita dei figli e per il grave incidente che rende disabile Ulvhild, la figlia favorita. 

In questo romanzo, in cui le vicende amorose dallo struggente desiderio trobadorico rapiscono chi legge, la descrizione dell'ambiente e della natura norvegese permette di rallentare e regala alcune pagine di bellezza commovente.

Non se n'era accorta prima, ma gli alberi avevano perduto ogni foglia e i boschi completamente spogli avevano assunto una lucentezza argentea. Solo gli ontani lungo il fiume conservavano ancora, sulle cime, un po' di verde stinto, e qualche betulla tratteneva, in punta di rami, poche foglie di un giallo pallido. Ma gli alberi erano quasi spogli, tranne il sorbo, tra le cui fronde di un rosso brunastro scintillavano ancora le bacche color sangue. In quella giornata calda e immobile, l'odore acre dell'autunno saliva dal tappeto color cenere di foglie cadute, che si stendeva dappertutto. (p. 319)

Kristin Lavransdatter mescola epicità e avventura, turbamenti e profonde contraddizioni che rendono i personaggi vitali, molto più di quanto non avvenisse nella più classica saga di Vigdis. Kristin è una donna di carne, sangue e pulsioni e supera la dicotomia donna tentatrice e donna angelicata, per creare la reale e carnale unione tra Morgana e Ginevra delle avventure arturiane. 

Giulia Pretta