Quando constatò lo stato pietoso in cui versava ogni cosa, e tutto quello di cui le sarebbe toccato occuparsi, un pensiero le attraversò la mente, folgorante e brutale: se aveva commesso un peccato venendo in quella casa, amen... Ma anche sprecare in quel modo i doni di Dio era un peccato. (p. 17)
La vita dopo il matrimonio non è proprio come Kristin Lavransdatter se l'era aspettata. L'onta del disonore non l'ha del tutto abbandonata, nonostante lei e Erlend sia ormai una coppia sposata. Husaby, il feudo di Erlend di cui ora lei è la padrona, non versa in ottime condizioni, ma Kristin ha dalla sua intelligenza e i buoni insegnamenti tramessi dal padre, Lavrans. In breve tempo riesce a ottenere il rispetto della servitù, rimettere in sesto i possedimenti del marito e ad assolvere al suo dovere di sposa cristiana: mettere al mondo una numerosa prole (maschile). Ma la maturità porta con sé meno folgorante eccitazione e più responsabilità di quanto Kristin non pensava quando lei ed Erlend giacevano insieme. La maturità comporta assistere all'invecchiamento e alla morte delle persone amate, ad assumere un ruolo nel mondo e il carico delle relative conseguenze: se ne accorge ben presto Erlend, che gioca a pericolosi intrighi politici; lo scoprirà Kristin, che dovrà fare i conti con la sua giovinezza considerata peccaminosa; lo scoprirà anche Simon, un tempo promesso sposo di Kristin e che, forse, non è mai riuscito del tutto a spegnere i sentimenti che prova per lei.
Il primo volume della saga di Kristin Lavransdatter si era fermato all'indomani del matrimonio tra Kristin ed Erlend, dopo la loro clandestina e adultera relazione di gioventù. La passionalità di Kristin, divisa tra ciò che una buona figlia e devota cristiana dovrebbe fare e il perseguimento dei propri desideri, sembrava averla condotta al punto d'arrivo tanto invocato. Sigrid Undset, scrittrice premio Nobel del 1928, nel secondo volume La signora di Husaby, allarga il campo d'azione. Se nel primo capitolo il livello di conflitto era quello tra dovere e desiderio, qui ci troviamo di fronte a un percorso dominato da un contrappasso tutto medievale e il conflitto narrativo si espande per includere anche le vicende storiche tra i regni di Norvegia e Svezia.
«Oh, non lo so», singhiozzò lei, nascondendo il viso contro il suo braccio. «Non lo so... E non sono pentita, Gunnulv. Spaventata sì, eppure...Ero spaventata quando mi fermai con Erlend sulla soglia della chiesa, e il prete ci benedisse... Ero spaventata quando entrai al suo fianco, per celebrare la nostra unione... Con la corona d'oro sui capelli sciolti, perché non osavo confidare a mio padre la vergogna...» (p. 86)
Kristin, che in tutta la relazione di gioventù aveva sepolto dentro di sé la consapevolezza dei suoi errori, ora deve fronteggiare le conseguenze delle sue azioni. La famiglia lo sa, tra la gente si mormora – e anche qualcosa di più – e lei è costretta al pentimento. Un pentimento che la colpisce a fasi alterne, che la porta a un pellegrinaggio dopo la nascita del primo figlio, a cercare di salvaguardare Margret, figlia illegittima di Erlend, che sembra destinata a ripetere i suoi stessi comportamenti. Ma più afflitta da profonda contrizione, Kristin è, di nuovo, preoccupata che l'ardore del suo rapporto con Erlend vada a spegnersi. Alla fine, il loro agire non era altro che «una trasgressione contro la legge degli uomini» (p. 172). Dopo l'irruenza della gioventù che non aveva avuto ripercussioni, ora, nel sacro vincolo del matrimonio, concepisce e genera sei figli senza soluzione di continuità, quasi che ora non le possa più essere concesso il piacere libero dai rischi e i dolori del parto.
«Non capisco perché nostro Signore abbia deciso che ci serva un figlio nuovo all'anno». (p. 200)
Questo, infatti, il pensiero di Erlend che teme che tutta la giovinezza e beltà di Kristin venga risucchiata e che sperava tanto in un periodo di "luna di miele" appena dopo sposati. Pur nella sua parziale insensibilità, Erlend mostra comunque un atteggiamento diverso rispetto a quello che ci si aspetterebbe da un uomo del suo tempo, quando tanti figli maschi erano considerati una benedizione. Erlend, nel suo punto di vista più infantile che altro, desidera solo potersi godere la vita con Kristin, senza fardelli, come quando si trovavano nei solai dei postriboli per poter stare insieme. La paternità e le responsabilità adulte non sono proprio per lui e la caduta data delle tentazioni sarà una trappola dalla quale si libererà a fatica e solo grazie all'amore incrollabile di Kristin e all'aiuto dell'ultima persona che si sarebbe immaginato: Simon, precedente promesso sposo di Kristin e ora sposato con di lei sorella minore, Ramborg.
Simon raccoglie i frutti del suo onore. L'uomo, che si è sempre comportato correttamente, senza mai biasimare Kristin, ora deve assistere alla lotta che la donna porta avanti per salvare il marito e può solo rendersi conto che i sentimenti per lei non sono del tutto scemati e che la sofferenza data dall'agire in modo retto non è sempre temperata dalla promessa della ricompensa nel Regno dei Cieli.
I personali percorsi di crescita si intrecciano con le vicende storiche tra le corone di Svezia e Norvegia. Gli intrighi politici, che qui assumono spessore e coinvolgono i personaggi, riguardano la figura di Ingebjørg Håkonsdatter, figlia di re Håkon di Norvegia, e madre del futuro Magnus IV Eriksson, re di Svezia e Norvegia. I precisi rivolgimenti della storia medievale scandinava sono ormai un ricordo scolastico lontano – per chi riesce a ricordarli, e ammetto di aver dovuto fare qualche ricerca di ripasso – e ampliano lo sguardo di chi legge portando la saga a un livello più alto rispetto alla semplice, per quanto appassionante, storia d'amore ampiamente indagata.
È convinzione comune che i secondi capitoli di una trilogia siano quelli di raccordo, ma Kristin Lavransdatter – La signora di Husaby mantiene un ritmo in cui l'indagine psicologica dei personaggi e le avventure si alternano alla perfezione. L'irruenza della giovinezza viene mediata da una maggiore ponderatezza che creando un'ulteriore sfaccettatura alla personalità di Kristin: quella della Madre. Come nella tripartizione della divinità femminile di ispirazione pagana, questi volumi accompagnano Kristin dal ruolo di Vergine a quello di Madre. Resta l'ultimo capitolo per vedere come questa figura si evolverà nei suoi successivi anni di vita.
Social Network