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Il desiderio di un futuro migliore: “La grande sete” di Erica Cassano

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La grande sete 
di Erica Cassano 
Garzanti, marzo 2025

pp. 382
€ 18 (cartaceo) 
€9,99 (ebook)

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È il 1943 quando a Napoli, così come in tutta Italia, la popolazione sta subendo le conseguenze (ad oggi non ancora del tutto concluse) della Seconda Guerra Mondiale; oltre che ai drammi bellici, si aggiungono anche quelli umani: vite spezzate, i bombardamenti e la malnutrizione mettono a dura prova un popolazione già sofferente. Oltre a questo, a Napoli c’è la sete: una bomba ha fatto saltare l’acquedotto e le tubature, lasciando così gran parte dei napoletani senza acqua corrente. Sembra che nessuno l’abbia a disposizione, tranne quella che tutti chiamano «la casa dell’acqua» (p. 12), l’unica dove continua a scorrere. 

Qui abita Anna con la sua famiglia, che agli occhi del rione sembra miracolata, ma che, nella realtà, è a Napoli per un motivo ben preciso: il padre ha subìto il confino da parte del regime, essendo stato accusato di stampare volantini contro i fascisti  («[...] che uomo è quello che non può nemmeno scrivere quello che pensa? Che uomo ero diventato, prima della stamperia?»p. 67). Se in un primo momento la famiglia (soprattutto per il volere del padre) decide di non condividere la sua fortuna, l’improvvisa scomparsa di questo farà cambiare idea alla madre. La donna, infatti, crede che il marito non abbia più fatto ritorno perché non ha voluto dividere un bene così prezioso e allora, come in una sorta di redenzione divina, decide di donare secchi di acqua potabile, sperando nel ritorno miracoloso del marito. 

Era convinta che, distribuendo l’acqua, tutte le colpe sarebbero state cancellate: quelle vecchie di mio padre, che ci avevano portato a Napoli, e insieme quelle nuove, di cui si era macchiata cacciandolo via e che ora lo stavano tenendo lontano da noi. (p. 30)

Anna non si tira indietro, insieme alla madre distribuisce l’acqua a tutti quelli che la chiedono, ma la sete di Anna è ben diversa: alla giovane donna, infatti, non basta fare la “sua parte”, pretende di più, nonostante sembri che la Guerra le abbia tolto tutte possibilità. Prima dell’esilio del padre, infatti, la ragazza insieme a sua sorella Felicita aveva intenzione di frequentare la Facoltà di Lettere, grazie anche all’aiuto del genitore che, fin da bambine, le ha abituate a leggere e a pensare con la propria testa. La figura paterna è fondamentale per le sorelle, soprattutto per Anna, la quale, anche dopo la sua scomparsa, continua a seguire gli insegnamenti paterni, come quando inizia a studiare l’inglese perché il genitore credeva che si sarebbe rivelato utilissimo e, in effetti, sarà proprio così. 

Con l’arrivo degli Alleati, Anna è l’unica del rione a riuscire a comunicare con loro, ottenendo un lavoro presso la base americana di Bagnoli, una vera fortuna per la famiglia di Anna che è rimasta schiacciata dalla scomparsa del padre economicamente ed emotivamente. È  proprio quel lavoro che le cambierà la vita per sempre: da una parte, è la soddisfazione di un riscatto sempre ricercato da Anna, anche durante la Guerra; dall’altra, è proprio lì che troverà il primo amore per un soldato americano, Kenneth. E allora cosa fare: lasciarsi tutto alle spalle o rimanere? Quello che è certo che niente sarà più come prima: Anna è una giovane donna che non ha smesso di credere in un futuro migliore non per forza lontano da Napoli, dal momento che è lì che il destino e la Storia l’hanno condotta. 

La grande sete è un romanzo che smuove i fili della Storia (anche quella personale, visto che è ispirato alla vita della nonna dell’autrice) e intreccia vari significati allegorici: da «la Grande Sete» agli «Assetati» (p. 35) esiste tra loro un significato simbolico che si avvicina a quello biblico. D’altronde la sete di Anna non è di acqua, ma le «mancava quello che» le «dissetava la testa» (p. 35), e forse quella non è chiamata la «casa del miracolo» perché vi arriva l’acqua, bensì per quella ragazza, che ha il coraggio di non rinunciare alla speranza, in un momento in cui era invece più facile lasciarsi andare alla disperazione. 

Mi sentivo prosciugata, temevo di perdere la capacità che avevo sempre avuto di mandare a memoria concetti e quindi mettevo a punto i miei marchingegni per cercare di non rinsecchire la mente. Ripetevo ad alta voce i canti di Dante che ci avevano fatto imparare a scuola [...]. (p. 35)

Erica Cassano non si limita però alla famiglia di Anna, ma descrive con una prosa trascinante un’Italia distrutta, da ricostruire materialmente ed emotivamente. Intorno ad Anna si muove un microcosmo umano che mostra tutte le sfumature dell’epoca, dando anche l’opportunità di immergersi in quel periodo storico così complesso e del quale paghiamo ancora il conto. La grande sete è un romanzo storico nel quale l’umanità diventa un cardine; racconta quanto possa essere stato complesso vivere e soprattutto immaginare un futuro diverso in quel momento dove intorno c’erano solo macerie.

Non possiamo non pensare, allora, alle nostre nonne che hanno vissuto quel periodo, dispiacendosi, forse in qualche caso, per non aver chiesto abbastanza su quei tempi che oggi sentiamo troppo lontani da noi ma che  hanno da insegnarci ancora qualcosa.   

Giada Marzocchi