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Un romanzo di formazione che ha il fuoco del capolavoro. "I frutti del Congo" di Alexandre Vialatte

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I frutti del Congo
di Alexandre Vialatte
Prehistorica editore, 31 gennaio 2025

Traduzione di Gabriella Bosco

pp. 400
€ 20,00 (cartaceo)


Alexandre Vialatte è stato un autore molto importante per la letteratura francese della prima metà del '900. Un autore geniale, prolifico, coltissimo: traduttore di Friedrich Nietzsche, Goethe, Thomas Mann, Von Hofmannsthal. I frutti del Congo è il suo ultimo romanzo, pubblicato nel 1951, che ha ricevuto subito attenzione da parte della critica ma non del pubblico. Dopo la mancata vittoria del premio Goncourt, Vialatte decide di non scrivere più nulla e sparisce dalla scena letteraria. Il libro cade nell'oblio e non se ne parla più. In Italia l'autore è conosciuto grazie alla decisione della casa editrice Prehistorica di pubblicare i suoi libri. 

I frutti del Congo è dunque la firma conclusiva della carriera di un autore straordinario la cui prosa sbalordisce per intensità e complessità narrativa. La copertina del libro stupisce perché sembrerebbe il preludio di un racconto esotico e invece si tratta di un manifesto militare per il reclutamento di giovani da mandare in battaglia. Un gruppo di ragazzini lo guarda rapito ed è lo stesso gruppo che muove tutta la storia. Quella di Vialatte è una narrazione che sprofonda nei sogni, nelle illusioni, nel dolore e nell'amore adolescenziale.

Avevamo fatto di quell'uomo enigmatico il custode del Grande Segreto. E non capirete mai la nostra avventura se non sentite quest'uomo, se non lo amate, se non vi fa paura. Lo chiamavamo Monsieur Panado, come quel personaggio mitico che cominciava a prender corpo nel cortile del collegio nel momento in cui la luce del giorno e i lampioni si contrastano a vicenda. Monsieur Panado ebbe in seguito un'importanza notevole nelle nostre vite. (p. 20)

Il romanzo racconta, infatti, la vita di un gruppo di ragazzini che decide di fondare un club il cui nome è "I piaceri della Corea" e chi ha ispirato questa decisione è un personaggio enigmatico che li influenza Monsieur Panado.

Il vento soffiava aspramente, vaporizzando pioggia. Il lampione baluginava già contro il muro sporco. Faceva palpitare delle ombre sulla locandina che annunciava per l'appunto Theo Gardi con i "Papillons de la Cote", la famosa orchestra nizzarda. Sul bassorilievo, sopra la porta, il tremolio della luce strappava alle tenebre i due demoni della vecchia muraglia: da un lato Monsieur Parmentier, in uniforme da Pensatore, cioè nudo (perché il pensiero è greco, e i greci vivono nudi al bordo di piscine azzurre), dall'altra Monsieur Maussert, in abito da architetto: tre giri di cravatta, redingote e cilindro. (p.11)

In questo club che si allarga fra le strade, le piazze, gli anfratti e i vicoli di una cittadina che ne è il palcoscenico si muovono soprattutto due protagonisti, Fred, l'amico della voce narrante, e la sua fidanzata Dora. Fred sembra ammalato o quanto meno è trattato come tale da suo nonno e i suoi amici che ruotano intorno alla sua storia, verranno coinvolti in molte avventure, ognuna delle quali sembra un unico sogno che si moltiplica in diversi viaggi onirici, fino ad arrivare ad un omicidio e poi a ricadere nel dolore e nella tragedia dell'amore. 

L'abate Chaumy, con il pollice, nell'unguento non ancora asciutto, gli disegnò sul petto e sullo stomaco un serpente minaccioso, un serpente a sonagli che assomigliava a Monsieur Vantre, e che rimase del colore della pelle di Lamourette fino a quando un bambino, molto eccitato dall'incarico che aveva ricevuto di colorare, lo dipinse in verde e giallo, mentre un altro metteva in testa a Fred una corona di piume. (p. 241)

Vialatte ci trascina in un racconto fantasioso dalle molte sfumature, come in una giostra che quando raggiunge un apice, precipita subito dopo a tutta velocità verso il basso; così questo romanzo ha continue corse stilistiche verso un ignoto abisso. E questo ignoto luogo oscuro è proprio la sua forza espressiva, un'altra realtà che travalica i sogni, come ombre che vengono proiettate su un muro colorato, Vialatte descrive i gesti, le azioni, i turbamenti, le scelte di questi ragazzi. Il loro sembra un viaggio irreale ma è invece concreto quanto lo è il linguaggio che lui usa per raccontarli e accompagnare il lettore nelle loro avventure. Conoscere quest'autore significa affrontare un viaggio in un'infanzia smerigliata da immagini e ricordi ma soprattutto significa sperimentare il suo linguaggio, ironico, surreale, sfumato, metaforico che non può non ipnotizzare fino alla fine. Onore al merito della casa editrice Prehistorica, che ha riscoperto un autore la cui complessità narrativa e stilistica non è stata forse davvero mai compresa. 

Fulvio Caporale