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Il destino di una famiglia in un secolo: "Baracca e burattini", il nuovo romanzo di Dario Buzzolan

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Baracca e burattini
di Dario Buzzolan
Mondadori, 4 febbraio 2025

pp. 391
€ 21 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)

«Lasciar che tutto vada in malora, abbandonare all'incuria o per malanimo o per dispetto». Alfredo Panzini

È così che il lessicografo e critico letterario Panzini, circa un secolo fa, estendeva e arricchiva l'espressione abbandonare improvvisamentepiantar baracca e burattini, potente ed evocativa locuzione scelta da Dario Buzzolan per titolare il suo ultimo romanzo presentato al Premio Strega 2025; titolo che, nella sua poetica metafora, raccoglie l'essenza e la maledizione di una famiglia che, di generazione in generazione, adotta questo modus operandi per attraversare le sofferenze e le avversità della vita.

In un incipit intenso dalla prosa torrenziale conosciamo Elle, una delle protagoniste di questo romanzo, una delle sei voci narranti che trasportano il lettore nella storia della famiglia Bo. Elle è un'attrice di teatro e fa uso di sostanze psicotrope, è una donna determinata ma impaurita dalla vita, cedevole nello sfidare il dolore, confusa dai misteri che da circa cent'anni avvolgono la sua famiglia.

Che poi è il destino della mia famiglia, fuggire, presto o tardi da noi si fugge e si scompare ci si dissolve, e io so anche da che cosa si fugge... (p. 11)

Il romanzo è suddiviso in tre parti e ogni capitolo è raccontato da un diverso io narrante; una sfaccettata struttura, intrecciata dai differenti punti di vista, che arricchisce la trama legando il lettore in maniera irreversibile alle emozioni dei protagonisti. Conosciamo il capostipite Ermes, la moglie Emma, il figlio Ranieri, le nipoti Ada ed Elle, e Tonino, tutti fanno parte della famiglia Bo, tranne quest'ultimo e tutti sono uniti da diversi connettori: enigmi, cicatrici, errori fatti nel passato che tornano,  incomprensioni; tutti, a loro modo, abbandonano, fuggono, scappano e questa condanna autoinflitta crea nel tempo uno spiralling che porterà a una inevitabile e salvifica resa dei conti.

Negli anni Trenta il piccolo Ermes cade in un pozzo e da quel momento la sua vita subisce un cambiamento che determinerà tutta la sua intera esistenza; il rapporto con il padre è tumultuoso e rabbioso, la madre non riesce ad affrontare il marito e il bisogno di cure del bambino, ma la piccola ed energica Emma trasformerà ogni cosa

Ermes stava proprio meglio, perché aveva la certezza che lei lo rendesse migliore, concretamente migliore. (p. 37)

Ermes ed Emma crescono insieme nella tenerezza reciproca di combattere l'asprezza delle loro famiglie, sono scudo e protezione; la solarità di lei è antidoto all'inquietudine di lui. La prima parte, dedicata a loro, attraversa la seconda guerra mondiale e la ricostruzione del Paese e tutte le tribolazioni di questi due personaggi che sono l'anima carismatica e intensa, insieme a Elle, di tutta la narrazione.

Io mi limito ad amarli illimitatamente; senza potere né volere in alcun modo modificare le loro vite. Il che, credo, è l'amore più puro che si possa immaginare. (p. 326) 

La seconda parte è destinata al figlio Ranieri, al suo rapporto con Elle e gli altri figli, con il padre Ermes, alla sua vita professionale e alle sue scelte. Vi è poi un grande altro protagonista non ancora citato: la Casa Blu.

E tuttavia, mentre la capanna cresceva, sempre più bella e accogliente - il vento mi aveva portato anche un magnifico telone cerato blu scuro, da cui, dopo averne riparato i buchi e gli strappi con il Tenaccio, ricavai una splendida verandina e il nome della capanna stessa, che battezzai Casa Blu... (p. 54) 

È Ermes che costruisce in un punto isolato della spiaggia questa "casa", la sua prima e vera fuga, un rifugio segreto in cui abbandonarsi e ritrovarsi reagendo alle storture inflitte dal rapporto complesso e snaturato con il padre. La Casa Blu cresce nel tempo, si adatta insieme ai caratteri dei componenti della famiglia Bo; è la ferma e puntuale costante di questa storia, un luogo di catarsi, di redenzione, il garante dei segreti, custode di ricordi.

Un'altra costante si manifesta nella trama di Baracca e burattinil'uso di sostanze psicotrope e stupefacenti da parte di alcuni protagonisti che le utilizzano come ombrello scudo per superare il dolore. Con sensibile rispetto per questa tematica, Buzzolan richiama l'attenzione su queste sostanze che per i protagonisti sono mezzo per "anestetizzarsi" dall'evidente e non sanata incapacità di abbracciare la verità. L'autore crea una mappatura del dolore fisico e mentale e, su questa, sviluppa un'indagine psicosociologica intrecciandola alla intelaiatura narrativa.

Il liquido spinto dello stantuffo, le volte che avrei voluto fermarlo - Non sono dio, non sono mai stato - Forse questo il momento, forse ora capisco che cosa o chi - Magari fossi stato lui, ora poterei fermare tutto, baracca e burattini e - Non perdere concentrazione non perdere attenzione(p. 222)

In cent'anni di storia del Paese, utilizzando diversi tipi di ambientazione, alcune particolarmente suggestive, l'autore costruisce un romanzo dalla trama densa, dai temi variegati in cui i legami famigliari sono testamento emotivo, una struttura articolata, architrave di una tensione narrativa che stimola e accompagna il lettore nello scoprire la natura, i caratteri, le profonde sensibilità e i segreti di questa famiglia che combatte a suo modo le complessità della vita.

Caterina Incerti