Funghi fatali e profezie apocalittiche: "Il vasto territorio" di Simón López Trujillo


Il vasto territorio
di Simón López Trujillo
Mercurio Books, 31 gennaio 2025

Traduzione di Nunzia De Palma

pp. 136
€ 15,00 (cartaceo)
€ 9,99 (e-book)

D’un tratto la voce di Pedro risuonò come la frattura di un ghiacciaio. Tutti si dovettero portare le mani alle orecchie e videro, in una scena orribile, un filamento bianco, simile a fili sottili di una matassa di muschio, attraversargli la pelle verso l’esterno, solcando le ferite che liberavano delle specie di peduncoli dagli occhi, dalle braccia, dalle guance, e un largo e scuro carpoforo uscirgli da dietro la testa, sollevandosi e spargendo un odore di detrito dei boschi, mentre la gola di Pedro si gonfiava fino a scoppiare in una nube di spore che coprì la sala sotto un manto bianco.

Negli ultimi anni, un videogioco della Naughty Dog diventato instant cult come The Last of Us, a cui ha fatto seguito una serie HBO di successo dallo stesso titolo, contemplava uno scenario plausibile in cui un fungo realmente esistente, il Cordyceps, prende il controllo di cadaveri umani trasformandoli in marionette zombie con l'unico scopo di mordere altre creature viventi ed estendere la diffusione del fungo all'intera popolazione mondiale. Una delle peculiarità del Weird come genere letterario è la sua capacità di essere anch'esso un organismo mutante, non trattandosi di un movimento programmatico bensì di un termine ombrello sotto il quale si fanno convenzionalmente rientrare opere che attingono dall'immaginario del fantastico, della speculative fiction e dell'orrore. L’horror, poi, può a sua volta facilmente fondersi con il trattato filosofico, come avviene nei migliori racconti di Lovecraft; la commedia distopica viceversa può mescolarsi alla satira sociale come in Brazil di Terry Gilliam. Ed esistono poi prodotti letterari che sono come organismi vivi, che trasudano muschi, licheni, che sono disamine lucide come dei reportage, puntuali come un articolo scientifico, e inquietanti come un presagio. Il vasto territorio di Simón López Trujillo rientra in quest’ultima definizione. Tra le pagine di questo romanzo breve, sono stato guidato verso il finale dalla costante sensazione perturbante che un evento inesorabile e subdolo stesse per manifestarsi dietro l'angolo, un sentiero profetico e ineluttabile.


La narrazione del Vasto territorio si muove su due piani alternati, paralleli e simultanei. Nella prima linea narrativa ci troviamo nella cittadina cilena di Curanilahue, dove l'industria forestale domina il paesaggio, e dove la principale fonte di reddito per la classe operaia è la monocoltura delle piantagioni di eucalipto. Pedro Marambio, taglialegna che lavora per una di queste aziende, vive con i suoi due figli, Patricio, un ragazzo introverso che ha convinto suo padre a diventare appassionato di sudoku, e la piccola Catalina, che si prende cura dei gatti randagi. Tutti e tre si trovano a dover convivere con il lutto improvviso di Maria, moglie di Pedro e madre di Patricio e Cata, divorata da un male incurabile. La loro vita quotidiana è scandita dalla routine lavorativa e dalle sfide della sopravvivenza in un ambiente sempre più compromesso dall'attività umana, in uno spazio abitato prevalentemente da operai impiegati nelle piantagioni. Poi, un giorno qualunque, Pedro si sente improvvisamente male, la vista gli si appanna, crolla al suolo e finisce intubato in terapia intensiva, e suo figlio Patricio si trova a dover vegliare il padre in condizioni critiche. Al suo risveglio, Pedro si riscopre investito da deliri di onnipotenza che fa di lui un santone, assecondato dalla figura di Sebastian, scriba delle sue profezie e principale sacerdote del culto di cui Pedro viene proclamato messia, si circonda di proseliti che pendono dalle sue labbra anche grazie all'opera di convincimento di Sebastian che ne fonda il culto, appellandosi a lui come Pedro il Vasto. Le parole di Pedro vengono raccolte in un testo sacro dallo stesso Sebastian, sotto il titolo di Compendio di Pedro il Vasto.


Parallelamente, a Manchester, la ricercatrice universitaria e micologa Giovanna Oddò, originaria di Concepción, sta conducendo ricerche sui funghi e le loro interferenze con ecosistemi e organismi. Si è infatti specializzata con una tesi sulla criptococcosi, che l’ha portata a confutare relazioni simbiotiche tra i funghi che provocano patologie all’interno dei pazienti ospiti e la capacità di tali funghi di generare un processo di codipendenza tra il fungo e l’organismo ospite. È per questo che viene richiamata in Cile, per studiare un fungo dal comportamento anomalo che sembra essere all’origine del malessere che ha colpito anche Pedro, e che infatti sta proliferando nel sottosuolo delle piantagioni di eucalipto dove Pedro lavora abitualmente. Questo fungo emette filamenti bianchi che emergono dal sottosuolo, avvolgendo alberi, animali e persino esseri umani, trasformando tutto ciò che tocca. 

Scopriremo, avanzando verso l’inesorabile finale del Vasto territorio, di quanto i destini paralleli di questi personaggi che non si incontrano mai siano tra loro profondamente interconnessi, proprio come gli organismi fungini e gli ecosistemi in superficie, e su come la rapida parabola di Pedro il Vasto riecheggi oggi con la stessa efferatezza clinica di un fatto di cronaca che ci mette di fronte alle nostre responsabilità, al dialogo tra specie e tra natura e cultura, esponendo l’umanità all’orlo del precipizio, mettendo a nudo i fragili meccanismi dell’impalcatura su cui si erge l’ordine costituito, che si piega di fronte all’inesorabilità degli organismi viventi che non rispondo alle leggi degli uomini.

Con Il vasto territorio, libercolo rapido che riecheggia come un monito, Trujillo strizza l’occhio a Jeff Vandermeer e alla sua Trilogia dell’Area X, e agli scenari alienanti e infestati di Annientamento, tanto quanto al McCarthy de La strada, e lo fa non senza rendere omaggio ai maestri dell’assurdo sudamericano, come il Juan Rulfo dei racconti della Piana in fiamme, descrivendo nuove e imprevedibili forme di convivenza interspecie che vanno al di là del bene e del male, frutto delle profonde interferenze della mano umana sugli ecosistemi, che si ritorcono contro la pretesa di possesso della natura incontrollabile e in continua metamorfosi.

Matteo Cardillo