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Quando la morte è solo l'inizio per un patologo forense: "La parola ai morti", il bestseller di Philippe Boxho arriva in Italia

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La parola ai morti. Indagini di un medico legale
di Philippe Boxho
Ponte alle grazie, marzo 2025

Traduzione di Rossella Monaco 

pp. 240
€ 18 (cartaceo) 
€ 10,99 (ebook)


Scopro per caso Philippe Boxho e La parola ai morti grazie alla puntata di Fahrenheit del 17 marzo: tanto per cominciare, resto immediatamente catturata dalla modestia con cui il professor Boxho, medico legale e criminologo, nonché direttore dell'istituto di medicina legale dell'Università di Liegi, racconta come è arrivato a scrivere e come non si consideri uno scrittore. Difficile mantenersi con i piedi per terra, quando il tuo primo libro, La parola ai morti, ha già raggiunto un milione di copie vendute! Eppure accade, ed è con ironia e competenza che Boxho parla invece di alcuni dei casi che rappresentano veri e propri enigmi da risolvere per un medico legale. 

Queste componenti - ironia, competenza e umiltà - tornano costantemente in La parola ai morti. Indagini di un medico legale, appena arrivato in Italia per Ponte alle grazie, con la traduzione di Rossella Monaco. Altra caratteristica che, a mio parere, si coglie immediatamente nel testo è che Philippe Boxho è abituato a raccontare del suo lavoro a chi non è (ancora) un professionista: per anni ha usato alcuni di questi casi durante le sue lezioni universitarie e ha saputo conquistare l'attenzione di migliaia di studenti. 

E ora tocca a noi lettori lasciarci trasportare nella medicina legale, prendendo un po' le distanze dalla sua rappresentazione edulcorata o mitizzata in tante serie tv americane. Philippe Boxho, in ogni caso, non ci presenta casi comuni, ma episodi particolari che gli sono rimasti impressi o per la loro stranezza o perché la scena del crimine celava misteri. Come ricorda a p. 156, «in qualità di patologo forense, il mio compito è cercare di risolvere l'enigma e comprendere cosa sia realmente accaduto». 

Ci sono omicidi mascherati (non troppo abilmente) da suicidi: più di una volta è solo l'autopsia a rivelare la realtà, mentre un esame del corpo in apparenza darebbe ragione all'ipotesi del suicidio. Ci sono cadaveri riesumati perché, a distanza di tempo, si fa spazio un dubbio. Ci sono anche suicidi che hanno ordito piani ingegnosissimi per portare a termine il proprio obiettivo, come l'uomo che si è sparato ben quattordici colpi di fucile prima di riuscire a uccidersi. 

Colpisce, ad esempio, il caso di un anziano trovato ucciso da numerosi colpi d'arma da fuoco nel suo letto. L'ora del decesso, però, non corrisponde con quella degli spari. E solo da un'analisi attenta emerge come la figlia della vittima si fosse introdotta in casa disattivando l'antifurto alle due di notte e avesse sparato al padre, immaginando che lui stesse dormendo. Non sapeva, invece, che l'uomo era già morto per un'emorragia cerebrale! 

Philippe Boxho stempera di tanto in tanto il racconto con dettagli della sua vita lavorativa e anche con un po' di ironia, pur restando sempre rispettoso delle vittime: è un modo per alleggerire pagine che altrimenti sarebbero state poco "digeribili" per un pubblico di non addetti ai lavori! Certo, chi ha lo stomaco debole troverà ugualmente passaggi urticanti, ma non c'è alcuna morbosità nei racconti di Boxho, che adotta sempre un approccio professionale e al tempo stesso amichevole. 

Emerge così una professione che richiede un'attenzione accurata per i dettagli, un puntiglio che va oltre il semplice attenersi al protocollo: occorre conoscere a fondo i vizi e le menzogne, le fragilità e i tipici comportamenti dell'umanità per riuscire a intravedere la soluzione di morti che altrimenti non troverebbero giustizia. 

GMGhioni