.png)
Individuo e destino
di Stefano Poggi
Il Mulino, gennaio 2025
€ 17,00 (cartaceo)
L'idea di destino è originaria e costitutiva del sentire e dell'agire degli uomini. Ispira il modo in cui gli uomini si pongono dinanzi al mondo. Non può non presentarsi con tratti specifici in ogni specifico contesto culturale. (p. 36)
Il saggio di Stefano Poggi, Individuo e destino, si interroga sul trentennio che va dal 1910 al 1940, nel quale nella riflessione tedesca si intensificò l'attenzione filosofica per il tema del destino. Un trentennio di certo fatale per la storia tedesca ed europea, che ha spinto i più importanti filosofi, letterati, teologi tedeschi a interrogarsi non solo sul destino individuale ma anche collettivo dell'Occidente. Perché, come annota l'autore nell'introduzione, «è una domanda che, nel momento in cui investe l'individuo, lo investe sia come singolo sia come partecipe della vita di una comunità» (p. 12). Se è vero, come scrive Oswald Spengler ne Il tramonto dell'Occidente, che ogni civiltà possiede l'idea di destino che le è propria, Poggi ci conduce a ripercorrere le più importanti tappe dell'idea di destino, nella convinzione che
il simbolo dell'intera epoca di una civiltà può essere cercato nel modo in cui la sua arte drammatica raffigura il compiersi di un destino. (p. 36)
Del resto, la risposta che ogni epoca ha dato a questa domanda non ha solo dato forma all'arte, ma anche al senso della storia. È una tematica estremamente ampia, su cui l'autore mostra una dettagliata conoscenza, che viene presentata in sei filoni tematici (uno per capitolo) che includono: la colpa, la tragedia la storia (I cap.), il tempo, il fato, l'Occidente (II cap.), l'angoscia e la vertigine della libertà (III cap.), rivelazione e redenzione (IV cap.), le cose ultime, l'esserci e l'eterno ritorno dell'eguale (V cap.) e il tragico fascino del necessario (VI cap.).
L'ampiezza della trattazione e il numero ridotto di pagine fanno spesso in modo che i capitoli siano una carrellata di nomi eccellenti, ai quali non sempre viene dato lo spazio necessario per un approfondimento. Il lettore attraversa il pensiero di Simmel, Lukàcs, Bloch, Heidegger, Tillich, Jaspers, Rosenzweig, Löwith, Benjamin e tanti altri, e in alcuni momenti avrebbe bisogno di prendere respiro e di attardarsi in riflessioni che meritano lentezza. Tuttavia, il testo offre spunti e note a piè di pagina che consentono ai lettori più curiosi e ai ricercatori di proseguire nei percorsi che intende approfondire. Sono molto le suggestioni e i punti nevralgici della tematica illustrata da Poggi. Intanto la differenza fra l'idea di destino e quella di causalità. Si parla di "idea" - nel senso kantiano, quindi regolativo - e non di concetto. Proprio la differenza tra la legge di causalità e la riflessione destinale della storia è ciò che consente a Stefano Poggi, di dialogare con un eccellente convitato di pietra di quella Germania dei primi del Novecento: Goethe. La figura di Goethe, insieme a quella di Nietzsche, è stata imprescindibile nella riflessione della maggior parte dei filosofi che si trovano in questo saggio, ma anche in letterati quali Thomas Mann, che contro il fatalismo presente nella riflessione di Spengler, oppone una presa di posizione degli intellettuali tedeschi, basata sull'amor fati nietzscheano. La domanda sul destino della Germania e sulla sorte del popolo tedesco è una domanda che Mann condivide con gli intellettuali a lui contemporanei e che spinge molti di essi a rivendicare un ruolo attivo in una civiltà in decadenza.
La riflessione e anche lo scontro ermeneutico sulla filosofia di Nietzsche anima la seconda parte del testo di Poggi, in cui con interesse leggiamo le differenti posizioni prese da Karl Löwith, Martin Heidegger, Ernst Jünger e Karl Jaspers in merito ai temi dell'eterno ritorno, della volontà di potenza e dell'amor fati. L'insegnamento di Zarathustra, ricorda Löwith, è trasformare tramite il volere il destino temporale in destino eterno, a tal punto che la volontà di potenza può essere anche chiamata - in questa interpretazione löwithiana - «volontà di destino».
Lo stesso tema nietzschiano viene ripreso da Karl Jaspers nel 1936 nella monografia dedicata al filosofo e la tematica del destino ritorna nell'opera di Jaspers, Psicologia delle visioni del mondo. Ripensare il destino individuale significa naturalmente confrontarsi con il problema della libertà e non è casuale che questa tematica affiori in un paese luterano. Libertà, attimo, senso del tempo e della storia: sono queste le coordinate all'interno delle quali la riflessione sul destino acquista rilevanza per il pensiero occidentale.
Deborah Donato
Social Network