Ribellati! Il potere del NO in un mondo che pretende solo dei SÌ
di Sunita Sah
di Sunita Sah
Corbaccio, febbraio 2025
Traduzione di Lucia Corradini Caspani
pp. 304
€ 22,00 (cartaceo)
€ 12,99 (ebook)
Quando eravate bambini, che cosa vi hanno insegnato riguardo all’adeguarsi e al ribellarsi?
Vi considerate una persona che si ribella?
Come riuscite ad «alzare il volume» di qualcosa che è contrario ai vostri valori?
Per chi o per cosa vi sentite più responsabili?
Quand’è stata l’ultima volta in cui avete detto un Sì Autentico? Come vi siete sentiti, e quali sono state le conseguenze?
Queste sopraelencate sono soltanto alcune delle domande che l’autrice Sunita Sah, medico e psicologa inglese di origine indiana, pone al lettore alla fine del suo libro, Ribellati! Il potere del NO in un mondo che pretende solo dei SÌ. Domande a cui risponde in questo lungo saggio frutto dei suoi studi di specializzazione in conflitti di interesse, economia comportamentale e processi di decision making. Ma, nonostante i suoi approfondimenti, l’autrice decide di riservare le ultime pagine del libro per porre quelle stesse domande al lettore, per fornirgli una guida che lo spinga, dopo aver letto il testo, a riflettere su se stesso, a ripensare il proprio modo di ribellarsi o di adeguarsi, e a darsi delle risposte in merito. Una pronta guida di introspezione sulla nostra capacità di agire contrariamente alle norme.
Ribellati! è infatti un saggio che a ben vedere può essere usato nella pratica di tutti i giorni, e non perché dia chissà quali preziosi consigli per aiutarci a prendere una decisione o a dire ad alta voce ciò che pensiamo. È utile in quanto pone molti interrogativi. È utile proprio perché mette in luce alcune fatidiche domande che tutti gli individui dovrebbero porre più spesso a sé stessi.
Attraverso un percorso di quattordici capitoli, l’acclamata psicologa spiega cos’è che spinge l’individuo a conformarsi all’ordine, al comando, all’autorità, anche quando l’azione va contro i suoi stessi valori di fondo. Spiega innanzitutto che ribellarsi non è necessariamente da pensare come un’azione violenta che mette a ferro e fuoco l’ordine sociale in favore di un’anarchia, né deve essere un’espressione urlata o sottolineata. Ribellarsi è soprattutto non tradire sé stessi, prendendo le decisioni rispetto a ciò che la giustizia ci suggerisce e rispetto a ciò che i nostri valori ci dettano.
Nelle sue pagine, dense di esempi pratici che vanno dal purtroppo celebre caso di George Floyd a più anonimi episodi di violenza sessuale, fino a piccoli avvenimenti di natura non violenta, l’autrice racconta anche la sua esperienza personale nei confronti dell’atto ribelle: da quando non si è opposta a una TC medica che sapeva essere superflua, adeguandosi per paura di mettere in discussione la competenza medica, pur essendo lei stessa medico, al giorno in cui per un altrettanto non necessario esame medico, un anno dopo, è riuscita a manifestare il suo No Autentico, entrando in sintonia con i propri valori.
La ribellione, ci fa intendere l’autrice, passa anche attraverso eventi della vita quotidiana che possono apparire minuscoli e inconcludenti, ma che in verità dicono molto di noi stessi agli altri e al nostro stesso inconscio, non solo facendoci scoprire chi siamo, ma anche manifestando una forza e una capacità di agire che forse non credevamo di avere e arrivando a fare la differenza a un livello sociale più ampio. Così è stato per la giovanissima Greta Thunberg, quando ha deciso di iniziare il suo sciopero scolastico per il clima, non credendo che il suo atto personale di ribellione avrebbe raggiunto i giovani di tutto il mondo.
[…] la ribellione non è riducibile alla forza o alla debolezza, al coraggio o alla vigliaccheria. […] Tutti abbiamo la capacità di opporci. […] Quando tentiamo di diventare anticonformisti morali, cessiamo di essere spettatori nelle nostre vite per diventare sovvertitori dello status quo. Rivendichiamo la nostra capacità di agire: invece di concentrarci su ciò che viene fatto a noi, ci concentriamo su ciò che noi possiamo fare. Il processo per diventare un anticonformista morale implica la disamina delle volte in cui abbiamo provato tensione e l’abbiamo lasciata cadere […] Ci esorta a guardare con occhi nuovi le norme sociali e le costrizioni psicologiche che ci riducono al silenzio e all’acquiescenza, e a fare sforzi per capire come potremmo opporci in futuro senza rischi per la nostra sicurezza. […] Diventando anticonformisti morali, cambierete voi stessi, il vostro ambiente e magari anche il mondo. (pp. 227-229)Non si tratta di aderire a una reazione violenta contro le norme precostituite, bensì di scegliere secondo i propri valori, passando attraverso le cinque fasi che Sah espone per giungere a un atto di ribellione consapevole e autentico: la tensione, ovvero lo stato di agitazione quando si vive una contraddizione interna tra ciò che si pensa sia giusto fare e ciò che ci si aspetta che venga fatto; il riconoscimento con noi stessi, che si sviluppa riconoscendo tale stato di tensione e contraddizione; l’escalation, esprimere agli altri il nostro dissenso; la minaccia di non adesione, quando si continua a esporre il proprio dissenso anche se ignorato da altri; infine l’atto vero e proprio di ribellione, ossia esprimere il No Autentico. È fondamentale l’aggettivo autentico, che la psicologa Sah utilizza per identificare il vero consenso (Sì Autentico) e il vero dissenso (No Autentico), ovvero quelle decisioni finali che sono in sintonia con i nostri valori e che non dipendono da influenze esterne, da un’accondiscendenza data dall’autorità o da altri stimoli e ansie inconsce che non ci permettono di esprimere il vero sé.
La falsa ribellione, come il falso consenso, accade attorno a noi ogni giorno, in una società dove con sempre maggiore facilità riscontriamo episodi di acquiescenza e conformazione gravi, che sfociano in violenze di ogni tipo. Imparare a ribellarsi nel piccolo costituisce un allenamento per acquisire la capacità di agire nel grande, per essere pronti a farlo quando il momento lo imporrebbe per giustizia.
Sunita Sah spiega che la ribellione non è un atto impulsivo, né reazionario, ma intraprendente e frutto di un processo interiore che prevede, tra le altre, di rispondere anche alle domande “Chi sono io?”, “Quali sono i miei valori?”. In questo senso ribellarsi aiuta a conoscersi meglio e a stimolare una lucida riflessione prima dell’azione, evitando così di operare secondo un falso potere decisionale, che in realtà viene delegato di continuo ad altri, ed evitando così di dare man forte alla pratica di allinearsi senza porsi alcuna domanda.
Ribellati! è una lettura di importanza sociale e per la consapevolezza individuale, che spinge a mettersi di fronte a un immaginario specchio interiore e a guardarsi dentro, ad andare indietro con la memoria per riflettere su quando, dove e come avremmo potuto in effetti agire diversamente e non l’abbiamo fatto. Una lettura di importanza soprattutto in tempi in cui il potere decisionale del singolo ha perso forza, fomentato da uno spirito di rassegnazione misto ad ansia. Scuotersi anche nel proprio piccolo può fare la differenza, e letture come questa ci aiutano, innanzitutto, a porci le domande giuste, poi a riflettere autenticamente su come rispondervi.
Federica Cracchiolo
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