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Il primo Stormo ha preso il volo: «Bellissima» di Yasmin Incretolli

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Bellissima
di Yasmin Incretolli
Pidgin edizioni, marzo 2025

pp. 100
€ 11,40 (cartaceo)
€ 5,99 (ebook) 

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Crediamo a qualsiasi cosa quando siamo disperati. (p. 19)

Stormo è la collana di Pidgin Edizioni dedicata alla letteratura breve underground, curata da Mattia Grigolo: storie dal carattere punk, borderline ed eccentrico. Novelle caratterizzate da una scrittura acida e tagliente e da ambientazioni urbane e suburbane.

Questa è la breve descrizione che si trova sul sito dell’editore nella pagina dedicata alla nuova collana curata da Mattia Grigolo, il cui lancio per la ricerca di nuove voci risale a poco più di un anno fa. Pidgin ci ha abituati a una scrittura feroce e viscerale, non esente da un carattere altamente sperimentale. Solo per restare fra gli italiani pubblicati da loro, basti pensare a La fuga dei corpi di Andrea Gatti¸ Anna sta coi morti del nostro Daniele Scalese o alla Raggia di Mattia Grigolo stesso, pubblicato prima che l’autore padano mettesse piede in casa editrice. Tutti testi per stomaci forti.

Non meno ci si aspetta dunque dalla nuova collana Stormo, dedicata ai racconti brevi e inaugurata da un nome non sconosciuto nel mondo editoriale: Yasmin Incretolli infatti è stata menzionata nella XXVIII del Premio Calvino per il romanzo Ultrantropo(rno)morfismo, pubblicato poi nel 2016 con il titolo Mescolo tutto nella compianta collana di narrativa di Tunué diretta a suo tempo da Vanni Santoni. Dopo nove anni da quell’esordio – e con alcune apparizioni su diverse riviste e testi, fra cui ricordiamo un racconto nel volume Gli stonati, pubblicato da Neo edizioni e curato da Alessio Romano – Incretolli torna alle stampe con Bellissima, una novella estremamente cupa che si concentra sulla vita della giovanissima Irina, da tutti conosciuta come Neve, una ragazza con problemi familiari irrisolti che trascorre i propri giorni fra il night club dove lavora e i luoghi frequentati da Loris, che di professione fa ufficialmente l’idraulico ma nella realtà è invischiato nello spaccio.

La narrazione ruota intorno a questa relazione tossica fra i due giovani e al confronto con la relazione, altrettanto tossica ma in modo diverso, fra i genitori di Neve. Uno dei temi è infatti l’accettazione, la comprensione e infine l’introiezione della violenza nell’amore vista come un segnale di affetto: «Non sono come te e papà non è come Loris. Loris maltratta quelli che ama di più. Con il male fa il bene. posso lavorarci sopra» (p. 48). Questo leggiamo fra le righe di Bellissima, insieme a un crescendo di atti di violenza che vanno dall’abuso verbale a un vero e proprio stupro compiuto sotto effetto di droghe. Si è detto che il testo non è per persone sensibili, e Incretolli non fa nulla – e giustamente – per alleggerire la situazione. Empatizzare con Neve è difficile ma non impossibile, perché se andiamo a togliere gli strati di orgoglio e vanagloria, se andiamo a depurarla dall’abuso di droghe e dal tentativo di apparire bellissima – appunto – scopriamo in lei una ragazza che ha un unico, forte desiderio: essere accettata e amata, sebbene in un modo deviato e contorto.

Incretolli ci porta nella Roma più dissoluta, fra quartieri dello spaccio di periferia, appartamenti sgangherati in cui si svolgono festini e locali notturni nei quali uomini benestanti comprano il tempo e i corpi di giovani ragazze. Il rischio macchiettistico è molto alto e a volte si sfocia nel cliché: il richiamo a situazioni viste in testi e serie tv come Romanzo criminale o Suburra non è immediato, eppure in alcuni frangenti si percepisce un vago senso di déjà-vu, vuoi per i personaggi, vuoi per l’ambientazione o per i temi trattati. C’è da domandarsi se in effetti determinate situazioni possano essere affrontate in altro modo se non ricorrendo alla violenza, alla periferia, alle situazioni in bilico fra legale e illegale. La risposta a questa domanda può aprire uno spazio di dialogo che esula da questo articolo ma che sarebbe comunque interessante affrontare.

Nota di merito va al linguaggio. Se da un lato abbiamo una novella che non spicca per originalità (dei temi trattati, dei personaggi, delle situazioni), dall’altro non si resta indifferenti alla voce di Neve e degli altri comprimari. Appartenenti tutti alla Gen Z (ricordiamo che Incretolli è classe 1994, quindi borderline fra questa generazione e quella dei Millennial), hanno un modo di parlare che è riconoscibilissimo soprattutto nell’uso (e abuso) dello slang. Leggendo le pagine di Bellissima possiamo ritrovare conversazioni origliabili sulla metro B di Roma (quella che da Rebibbia va verso Tiburtina, e Termini, e poi Colosseo). A tratti sembra quasi un’altra lingua rispetto all’italiano, infarcita di termini a metà fra l’inglese e il dialetto. Può non piacere, può risultare chiassosa e a tratti illeggibile, ma è un dato di fatto che la lingua usata in questo racconto breve è unica e altamente fedele alla realtà. 

Il primo Stormo è dunque fuori, una novella cupa e contemporanea che convince più per il linguaggio che per la narrazione. Attendiamo con curiosità il prossimo libro.

David Valentini