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Contessa Agusta, un giallo senza fine. Lo racconta Valerio Aiolli in "Portofino blues"

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Aiolli-Portofino-blues


Portofino blues
di Valerio Aiolli
Voland, febbraio 2025

pp. 358
€ 20,00 (cartaceo)
€ 8,99 (e-book)


Francesca Vacca poi Graffagni poi Agusta poi contessa... che la vita della contessa Francesca Vacca Graffagni Agusta sia stata paragonabile a un film o a un romanzo è molto più che un modo di dire. Sulla sua vita e sulla sua morte sono stati versati fiumi di inchiostro, tra giornali scandalistici e instant book, ore e ore di dirette televisive da Portofino, interviste, servizi tg, speciali. Quello che Valerio Aiolli ha fatto con Portofino blues, da poco uscito per Voland, e tra i libri proposti al Premio Strega 2025, è un'altra cosa, è la trasformazione in romanzo, su diversi piani narrativi, di una vicenda biografica già di per sé fuori dal comune.

Il materiale da cui trarre un romanzo è già sul tavolo, tutto a disposizione: Francesca Vacca, una nascita di origini modeste, una bellezza fuori dall'ordinario, rafforzata dalla ferrea volontà di diventare qualcuno, dalla sicurezza di sé e delle proprie armi, da una sfrontata determinazione che rasenta l'arroganza, dal fascino magnetico e unico in grado di far cadere tutti gli uomini che la incontrano. Francesca Vacca Graffagni Agusta era dotata di un karma speciale, di donne belle ce ne sono sempre state, ce ne sono e ce ne saranno tante. Come lei, poche. E gli elementi romanzeschi della sua vita non finiscono certo qui. Dalla parte della contessa Vacca Agusta c'è la fortuna che arride agli audaci e che, per lunghi anni, le si è accompagnata facendole incontrare gli uomini giusti, come il conte Corradino Agusta, erede di una delle famiglie più ricche nell'Italia degli anni 50 e 60, quella degli elicotteri e del marchio di motociclette MV Agusta, per intenderci. L'ascesa a vette altissime in società, forse nemmeno sperate. L'ingresso nel jet set mondiale, le conoscenze via via sempre più importanti, il fascino che con gli anni matura ma non sfiorisce. L'amore con un ragazzo molto più giovane, Maurizio Raggio, che dà nuova linfa alla contessa, in un rapporto da cui entrambi avevano da guadagnare. I guai finanziari (Raggio era legato a Bettino Craxi e alla vicenda del presunto tesoro sparito), la fuga in Messico, inseguiti dalla polizia finanziaria di mezzo mondo. Poi il ritorno, in solitaria, mai doma, mai sconfitta. Un nuovo amore esotico, quel Tirso Chazaro che fu con lei fino al giorno della morte e che avrebbe dovuto sposare di lì a qualche giorno. E ancora, la lotta, vinta, per l'eredità del conte Agusta, i miliardi a palate. Le serate, i viaggi, la cocaina, lo champagne a fiumi (ma mai così parvenu da usarlo per pulire le gomme delle auto), gli elicotteri, gli aerei, le spese pazze, le vacanze nei luoghi top del mondo, le feste, gli yacht lussuosissimi, le pastiglie di tranquillanti, i giornali che impazziscono per avere una sua foto, i soldi, i soldi, i soldi. Tanti, tantissimi soldi. Una vita costantemente sopra le righe.

E infine, la tragedia. Ingiusta, terribile, ma probabilmente ineluttabile, scritta nel destino. Ma chi l'avrebbe mai immaginata la contessa Francesca Vacca Graffagni Agusta invecchiare, con il seno cadente, le braccia flaccide, i leggendari capelli rossi spenti e sottili, magari seduta in qualche residenza di lusso per anziani soli...?! No, non era nemmeno pensabile. E infatti, quella sera tempestosa dell'8 gennaio del 2001, come in ogni tragedia teatrale che si rispetti, la contessa scompare. Esce sbattendo la portafinestra di Villa Altachiara (la residenza che aveva già fatto parlare di sé per via di qualche morte sospetta), poco lucida, urlando, pare, "Vado a farmi un bagno!". In fondo al giardino, un muretto a picco sulla scogliera e in fondo il mare nero che ruggisce e sbatte con ritmica sonorità sui sassi. Un rumore insistente, martellante che da giorni picchia nella testa della contessa. La Portofino che Aiolli dipinge è fredda, tempestosa, grigia, con un mare sempre irritato, cattivo.

Il corpo di Francesca verrà restituito dalle onde soltanto il 22 gennaio a Cap Benat, in Costa Azzurra, in condizioni raccapriccianti (e il libro di Aiolli non ce le risparmia). Un viaggio di oltre 370 chilometri percorso in quattordici giorni, sospinto dalle correnti e, incredibilmente, mai avvistato da nessuno, lungo tutta la Liguria.

Ce n'è abbastanza per pensare a un romanzo? Sì. E Valerio Aiolli, scrittore fiorentino, ci ha restituito, con verve e sapiente maestria, la vita della contessa Francesca Vacca Graffagni Agusta in un libro che è tante cose: un giallo, una biografia, un racconto, la fotografia dell'Italia degli anni '60-'80, nelle vicende delle famiglie più in vista del tempo, i potenti industriali che fecero la storia. E ancora, un resoconto di cronaca, una storia politica, un racconto di costume, un intrigo finanziario, un'inchiesta, un thriller psicologico. La morte tragica della contessa fu uno dei primi gialli seguiti dalle tv h24, con speciali, collegamenti, ipotesi, interviste. Per giorni e giorni a Portofino fu allestito un set del dolore in diretta, nel quale chiunque aveva diritto a due minuti di celebrità. 

Portofino blues si legge con avidità, è difficile da mollare, sia per chi conosce le vicende biografiche della contessa, sia per chi, per età, non l'ha mai sentita nominare. Il romanzo è costruito su due piani concentrici: si alternano capitoli che raccontano l'ultimo giorno della contessa, a partire dalle 7 del mattino, a capitoli che invece tornano indietro nel tempo e ci parlano della vita di Francesca e di tutte le persone che ruotavano intorno a lei. In questo modo l'ultimo giorno di vita della contessa, disperata, in preda all'agitazione, confusa, si dilata nel tempo e nello spazio rispecchiandosi, per contraccolpo, quasi un contrappasso dantesco, nei giorni della giovinezza, della bellezza, dell'estasi, della festa infinita. 

Nel periodo d'oro le feste a Villa Altachiara duravano anche fino al mattino. Gli abitanti del borgo andavano a dormire con le luci accese lassù, e il sottofondo dei bassi pulsanti a cullarne le teste sui cuscini. Chi era il Grande Gatsby, Corradino che si sforzava di far colpo ogni giorno di più su quel suo amore così giovane e incontenibile? O Francesca, che nascondeva in sé il destino tragico di una diversità irredimibile? A volte arrivava con un elicottero militare anche Bettino. Si sedeva su uno dei divani, incrociava le gambe e e sprigionava il suo famoso magnetismo (p. 255)

Aiolli, grazie a un lavoro di preparazione che, si deduce, imponente e a una scrittura avvincente, ritmata, che sa calcolare perfettamente pause e accelerazioni, come nel più perfetto dei romanzi noir, ha vinto la scommessa, trasformare una vicenda di cronaca in romanzo. La scrittura stessa rispecchia questa doppia funzione, passando dal rigore del documentato all'ampiezza del racconto, dalla profondità dell'analisi psicologica alla leggerezza della cronaca. In un confronto dialogico tra realtà e finzione che non porta via nulla alla tensione narrativa. Nonostante il finale sia ampiamente conosciuto. Non è la prima volta che lo scrittore fiorentino si avventura con successo in un'opera che sta a metà tra romanzo e realtà: nel 2019, Nero ananas, sempre per Voland, raccontava le vicende dell'Italia alle prese con la strage di piazza Fontana, la genesi degli anni di piombo e della strategia della tensione.

Nella narrazione di Portofino blues, che vola da un decennio all'altro, gli attori entrano ed escono con tempismo studiato. La suddivisione tra interno ed esterno e i salti temporali danno alla scrittura una forte connotazione cinematografica (e non è difficile immaginare che, prima o poi, qualcuno penserà a una serie tv).

Da tutto questo esce un ritratto potente di Francesca Vacca Graffagni Agusta, un personaggio ingombrante, prevalente, assoluto nella sua esuberanza e nella sua fragilità, nel suo essere spregiudicata e disperata, in un'alternanza tra su e giù che porta il lettore, insieme alle persone che le ruotano attorno, sulle montagne russe. Personaggi manipolatori o succubi, o entrambe le cose, spinti all'azione, ognuno, da un interesse, economico o affettivo. Lo scavo psicologico che ci restituisce ogni singolo personaggio di questa saga è uno dei punti di forza del libro. Ne esce il ritratto di un'umanità stravagante, complessa, quasi incredibile nelle sue manifestazioni. Le risposte delle persone di fronte alle possibilità di vita offerte da una ricchezza così smisurata sono le più disparate e Aiolli ce le dispiega davanti come in un teatro di marionette dove c'è chi sul palco si muove e c'è chi, sotto, aziona. Così come la differenza abissale posta tra i vari livelli della vita, lei e i suoi pari su in alto, anche fisicamente lassù nella villa, sotto in basso, i poveracci, coloro che quel mondo possono soltanto adocchiare.

E alla fine, il dubbio. Ma la contessa davvero si gettò nella notte buia sugli scogli? O forse qualcuno le diede una mano? 

Alla fine, esco dalla lettura con una convinzione... ho letto cose che noi umani ...

Sabrina Miglio