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Fra prosa e poesia: «Dissolvenza» di Giorgia Tribuiani

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Dissolvenza
di Giorgia Tribuiani
Oligo, aprile 2025 

pp. 56 con illustrazioni dell’autrice
€ 13 (cartaceo) 

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E non sarà, il paese, che un set abbandonato. (p. 50)

Giorgia Tribuiani è un personaggio ormai noto nell’ambiente editoriale. Dopo il suo esordio con Guasti (Voland) nell’ormai lontano 2018, si è affermata con i suoi romanzi pubblicati con Fazi, Blu (2021) e Padri (2022). Sembra essere un’autrice di romanzi, eppure le sue ultime tre pubblicazioni di narrativa (è bene evidenziare “di narrativa”, perché nel 2023 ha anche pubblicato il saggio, per Dino Audino, Scrivere il perturbante. Modelli, tecniche, strategie) sono racconti lunghi: Binari (Hopefulmonster) e Superstar (all’interno della terza quartina del bellissimo progetto Tetra-) e infine il recentissimo Dissolvenza.

Tralasciando i romanzi e la saggistica, che hanno strutture e finalità diverse, e concentrandoci soltanto sui racconti, possiamo osservare un modo diverso di applicare la stessa riconoscibilissima voce. Binari e Superstar sono infatti caratterizzati rispettivamente dalle ricorrenze ossessive e dal bisogno di teatralità tipico dell’ambiente del wrestling. In questi due racconti la penna di Tribuiani – che sfrutta sempre la commistione di narrazione, dialogo e monologo interiore – si declina verso un linguaggio che rasenta il violento, e questo perché le situazioni lo richiedono. 

In Dissolvenza, invece, la lingua si fa sobria, elegante, a tratti si rarefà – si dissolve, potremmo dire –, perché il tema che sta affrontando è quello di un distacco doloroso da una realtà conosciuta, ma è anche il tema della nostalgia che determinati luoghi sanno ispirare. Unita all’impaginazione molto generosa, ai disegni dell’autrice altamente evocativi e ad alcuni passaggi più strettamente legati al luogo (il luogo è di fatto protagonista comprimario insieme alla piccola Gaia), ecco che ci troviamo davanti a un testo a metà fra la prosa e la poesia. Il ritmo, scandito dall’uso perfetto della punteggiatura, è sempre misurato e accorto e sembra quasi battere un tempo interiore fatto di memorie di momenti vissuti.

Dissolvenza non è un racconto di trama, quanto piuttosto un racconto di stile: non accade quasi nulla nella cinquantina di pagine che compongono il volumetto pubblicato da Oligo, tuttavia il lettore che sa leggere fra le righe riesce a far accadere qualcosa dentro di sé. Tutti, in fondo, abbiamo vissuto il distacco e abbiamo provato la nostalgia legata ai ricordi dei luoghi d’infanzia. Ciò che non accade fra le pagine può avvenire dunque nella mente del lettore, in una sorta di epifania (e di catarsi) doppia: della giovanissima protagonista del libro, e nostra.

Una cosa è certa: Giorgia Tribuiani ha la capacità di riuscire a esprimere una voce ormai propria e riconoscibile pur adeguandola alle necessità del caso, e questa è una cosa veramente rara.

David Valentini