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Le peripezie di una giovane nel labirintico mondo del lavoro, tra contratti co.co.pro, cooperative e libera professione: “La galleria degli uffici” di Giulia Pretta

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La galleria degli uffici
di Giulia Pretta
Le plurali, 26 marzo 2025

pp. 250
€ 16,00 (cartaceo)
€ 8,00 (eBook)

Era più semplice, una volta, quando i ruoli di lavoro erano più circoscritti e precisi: se volevi fare la segretaria dovevi saper scrivere a macchina, rispondere al telefono, avere una bella presenza. Se volevi lavorare in banca dovevi aver fatto studi di ragioneria o economia. Se volevi fare la geometra, c’era la scuola apposta. Invece adesso era tutto più fumoso: competenze trasversali, soft skills, micro management. Non importava a nessuno quello che avevi studiato o i voti presi agli esami. Di tutti gli anni di università, per il momento, Arianna non se n’era ancora fatta niente. (p. 88)

Trovare quel filo che unisce la valorizzazione professionale a una entrata finanziaria sufficiente a condurre una vita decente, autonoma dagli aiuti dei genitori, è stato sempre il sogno di ogni giovane laureato, ma oggi più che mai, è alquanto arduo inserirsi nel mondo del lavoro se si spera che le conoscenze/capacità maturate durante la carriera da studente possano bastare. Contro questa realtà si scontra anche Arianna Trimeo, protagonista del romanzo La galleria degli uffici, secondo lavoro con la casa editrice LePlurali, di Giulia Pretta dopo  La monogamia dei calzini. 

Con la sua capacità di tenere incollato il lettore alle pagine, senza mai farlo annoiare, la scrittrice ci mostra la realtà di un mondo, come il nostro, che sta cambiando a ritmi vertiginosi, che richiede ai lavoratori competenze direi “fluide”, flessibili all’ennesima potenza, trasversali, le cosiddette soft skills, qualità tra le più difficili da misurare, quelle che traducono le nostre capacità di adattamento a un mondo che cambia continuamente. Arianna è una giovane con studi umanistici alle spalle, piena di voglia di fare, di imparare nuove cose, di mettersi in gioco, capace anche di sacrificare qualche giorno festivo alla causa lavorativa…insomma la nostra eroina (mai tale epiteto fu tanto calzante!) ha tutte le carte per trovare quel famoso filo, cui si accennava all’inizio, che possa guidarla verso la felicità e la realizzazione personale una volta lasciati gli studi universitari. 

La galleria degli uffici è la storia di una ricerca, una storia di avventure professionali e di amicizie sincere che arricchiranno la vita di Arianna nel corso del romanzo. Troviamo nelle pagine di apertura la protagonista alle prese con il primo contratto co.co.pro presso una fondazione culturale che si occupa di organizzare eventi artistici e la direttrice le spiega in cosa consisterà il suo lavoro:

«Co.co.pro. è il tipo di contratto che si stabilisce tra la fondazione, da qui definita “committente”, e Arianna Trimeo, da qui definita “collaboratrice”, da completare con i tuoi dati», la direttrice iniziò a leggere spostando via via lo sguardo dai fogli alla faccia di Arianna, per controllare le sue reazioni. «Nella prima parte viene indicato che collaborerai ai progetti della fondazione e indica questo ufficio come sede principale […]». (pp. 13-14)

L’ingresso nella fondazione è caloroso, Arianna è piena di entusiasmo, pronta a imparare e a dare il meglio di sé, ma quando sarà il momento della remunerazione rimarrà con l’amaro il bocca… il corrispettivo economico del suo lavoro - che in parte è anche apprendistato - è decisamente risibile. Per il primo periodo, nonostante l’invito da parte di suo fratello Davide a tenere gli occhi aperti e non farsi sfruttare, Arianna stringe i denti e aspetta la regolarità dello stipendio e un incremento della cifra in busta paga, ma non sarà così. Dell’esperienza nella fondazione Arianna porta con sé sicuramente nuove conoscenze e nuove abilità, tra cui la proattività:

Brava, Arianna! Questa è proattività. Hai visto un potenziale problema e hai trovato la soluzione prima che il problema di presentasse (p. 34),

ma anche una splendida amicizia con Daniela, che al lavoro morde pezzi di rotelle di liquirizia anziché divertirsi a srotolarle. Dal co.co.pro in fondazione, la giovane approda poi a una cooperativa che si occupa di un museo privato di strumenti musicali e stavolta il contratto, dopo un periodo di prova, sarà subito a tempo  indeterminato, purtroppo per la cooperativa, come spiegherà Marina: 

«Il fatto è che non hai idea delle tasse che il datore di lavoro deve pagare per ogni contratto a tempo indeterminato: quello che prendi tu pensalo sempre raddoppiato quanto di tratta di versare allo stato. È un salasso, ecco perché abbiamo pensato a tutte le opzioni possibili prima di proportelo. Però tra proroghe e rinnovi, le risorse umane mi hanno spiegato che avresti avuto un solo altro rinnovo e poi avremmo dovuto per forza farti l’indeterminato e visto che siamo lì per cinque anni, tanto valeva fartelo subito. Allora, sei contenta?». (p. 190)

Le pagine dedicate al lavoro al museo sono spesso esilaranti: clienti che sono casi umani, colleghi che  nel gruppo whatsapp si scambiano informazioni di lavoro, battute scherzose e riportano il punteggio delle gare dove vince chi riesce a vendere ai clienti più gadget e diversi oggetti bizzarri e improponibili del bookshop, come ad esempio la scatola portadenti da latte, o degli orribili calzini colorati con le decorazioni di strumenti musicali. 

Vi sono scene spassose e paradossali, piccoli drammi alleggeriti da una prosa frizzante, ricca di ironia, di citazioni e menzioni di personaggi tratti da famosi cartoni animati, o film (indizi che tradiscono una delle tante passioni dell’autrice). Il lavoro all’interno della cooperativa consente alla giovane protagonista di fare un salto di qualità: cambia casa, si iscrive ad alcuni corsi, gode finalmente di stabilità economica. Ma Arianna è davvero realizzata pienamente? La prospettiva di passare la vita lavorativa ridotta a stampare e staccare biglietti è grigia e per niente entusiasmante per una persona creativa e ricca di potenziale da sfruttare come lei. 

Un tempo indeterminato per stampare biglietti e staccare biglietti. Aveva ventinove anni. L’aspettavano ancora trentasei anni così, se non cambiavano i requisiti pensionistici o se, come le aveva detto Lorenzo l’anno prima, non aggrediva qualcuno o scappava con la cassa. (p. 233)

E allora? La svolta coraggiosissima non si farà aspettare a lungo.

La galleria degli uffici è un libro godibile che mette sotto ai riflettori i meccanismi fagocitanti del mercato del lavoro, un mondo a volte spietato, subdolo, complesso, soprattutto nei confronti di una donna, giovane e single come Arianna, che deve lottare più di tutti gli altri per autoaffermarsi. In questa corsa a perdifiato alla ricerca del più che mitico “posto fisso”, bisogna chiedersi come fa la nostra protagonista, se il gioco vale la candela, se davvero è possibile trovare quel giusto equilibrio tra lavoro, passioni e tempo per sé stessi, che ci consente di sentirci realizzati e felici. In questa avventura narrativa non ho trovato niente di scontato, dal personaggio principale alla storia, nessuna pagina superflua, ogni componente  trova il suo posto e il suo senso all’interno dell’economia del romanzo.  

Il libro è curato in ogni dettaglio, dalla carta al font inclusivo, la stessa cura è riservata anche alla scelta del titolo che rimanda al campo dell’arte, anello di congiunzione tra i lavori e le passioni di Arianna. Traggo da questa lettura una lezione fondamentale: l’unica via d’uscita da questo labirintico mondo fatto di iperproduttività, concorrenza spietata, alienazione è ricordarci di noi stessi, dei nostri sogni… e anche di fare un po’ di yoga!

Marianna Inserra